“È inaccettabile e antistorico che per ragioni strumentali e di propaganda si calpestino i diritti dei bambini, e proprio mentre si dice di volerli tutelare”. Lo dichiara Beatrice Brignone, segretaria di Possibile, in merito al caso, riportato da Il Corriere del Veneto, di una bambina di sei anni, figlia di una coppia di donne, a cui l’Anagrafe della municipalità di Favaro Veneto non ha rilasciato la carta di identità. Dallo scorso aprile, a causa di un decreto ministeriale, non è più possibile indicare “genitore o chi ne fa le veci”, ma solo padre e madre.
“Anche se il ministro Salvini — aggiunge Brignone — ritiene che vadano riconosciuti soli i figli delle famiglie eterosessuali, i figli delle famiglie arcobaleno, omoparentali e dei single continueranno a esistere, in posizione più vulnerabile, precaria ed esposta a ogni sorta di discriminazione. Questo limbo giuridico è gravissimo ed è l’esatto contrario del riconoscimento di cui i bambini, tutti i bambini, hanno bisogno per essere tutelati appieno. Qui si arriva addirittura a negare i documenti a una persona, per di più un minore, come se la sua esistenza fosse in discussione ”.
“Continueremo perciò — afferma Gianmarco Capogna, portavoce di Possibile LGBTI+ — a sostenere in ogni modo e a ogni livello, dentro e fuori le istituzioni, le famiglie arcobaleno e tutte le famiglie, anche quelle che non corrispondono al modello patriarcale e ‘tradizionale’ Un modello che lascia fuori tante e tanti, senza tenere conto dell’evoluzione della società e dei rapporti familiari, che meritano tutti uguale rispetto, dignità e riconoscimento”.
“Continueremo — conclude Capogna — a sostenere la battaglia delle Famiglie Arcobaleno per la riforma del diritto di famiglia, per una definizione della responsabilità genitoriale moderna ed europea e per una completa e generale riforma del sistema delle adozioni, nell’ottica di un vera tutela dei minori, del loro benessere e della loro felicità”.