Milovan Farronato è un esponente autorevole dell’arte contemporanea, a cui va la nostra stima. Il curriculum curatoriale di spessore internazionale (Fiorucci Trust, Biennale di Istanbul, Triennale a Milano, Fond. Pomodoro, Serpentine, docente allo IUAV, Fondazione Bevilacqua la Masa) ci rende ottimisti e speranzosi del fatto che saprà rappresentare al meglio l’Italia e il suo padiglione nazionale alla Biennale di Venezia 2019.
Attendiamo con curiosità di poter conoscere il progetto e gli artisti selezionati che rappresenteranno il nostro paese al Padiglione dell’Arsenale di Venezia, ricordando che l’operato di un professionista, in qualunque campo, e il giudizio sul medesimo si può e si deve maturare solo in base alla proposta scientifica, all’operato “sul campo”.
Troviamo irrispettose e foriere di imbarazzo internazionale le dichiarazioni dell’Assessora Donazzan, che ha messo in discussione il valore e il profilo del curatore facendo riferimento a elementi che nulla hanno a che vedere con il curriculum e l’esperienza maturata, e che sono inoltre espressione di un retaggio culturale discriminatorio che contrastiamo e denunciamo senza esitazione.
La Biennale di Venezia è la più antica e tutt’oggi tra le più autorevoli manifestazioni di ricerca nell’ambito dell’arte contemporanea mondiale. Scopo della manifestazione è quello di restituire, con cadenza biennale, un report scientifico di analisi del contemporaneo sociale, politico, artistico, tramite i medium dell’arte.
Le polemiche tristemente innescate e cavalcate tramite mezze frasi e allusioni che mortificano il quotidiano sono il più fulgido esempio di come in molte forze politiche e istituzioni manchi una seppur minima coscienza e consapevolezza di ciò che ispira e anima la Biennale di Venezia e del ruolo internazionale che la manifestazione ricopre.
Non possiamo accettare che chi siede in istituzioni pubbliche e repubblicane si permetta di ridicolizzare una persona attraverso formule come quelle usate da Donazzon, che mortificano e irridono la libertà di espressione e autodeterminazione di ogni cittadina e cittadino, che è alla base del principio democratico.
Ci battiamo da anni per le libertà e per l’uguaglianza, per permettere a tutte e tutti di vivere liberi di esprimere la propria persona, esattamente come è previsto dalla nostra Costituzione, poco conosciuta, forse, anche da chi siede nelle Istituzioni. Non sono tollerabili posizioni di omofobia istituzionalizzata.
L’Arte è un mezzo attraverso il quale essere liberi, liberi di conoscere la verità del nostro tempo, liberi di viverlo svincolati dalle catene degli stereotipi e dei pregiudizi.
Gianmarco Capogna
Pier Paolo Scelsi