Fase 2: Pari Opportunità e Uguaglianza, queste sconosciute

Il 4 Mag­gio sarà uffi­cial­men­te la data d’inizio del­la Fase 2 ma anco­ra tan­te, trop­pe, que­stio­ni resta­no appe­se in un lim­bo che lascia dub­bi e non poche ama­rez­ze. Nel­la con­fe­ren­za stam­pa del Pre­si­den­te del Con­si­glio si è dato spa­zio a par­chi, atti­vi­tà fisi­ca e sport di grup­po men­tre temi come quel­lo del­le fami­glie, del­la scuo­la e del­la ripre­sa socia­le, oltre che eco­no­mi­ca, sono pas­sa­ti in secon­do ordi­ne, trat­ta­ti, in alcu­ni momen­ti, solo attra­ver­so alcu­ne doman­de dei gior­na­li­sti inter­ve­nu­ti alla con­fe­ren­za stam­pa. Un pas­sag­gio alquan­to con­tro­ver­so è quel­lo secon­do cui si esten­do­no le usci­te auto­riz­za­te solo per visi­te con­giun­ti e paren­ti che por­ta avan­ti una visio­ne ance­stra­le dei nostri lega­mi socia­li come mero fat­to­re bio­lo­gi­ca di appar­te­nen­za ad un nucleo fami­lia­re che mol­to spes­so non esi­ste nel­la nostra real­tà quo­ti­dia­na. Lo spie­ga bene Samue­le Cafas­so in un arti­co­lo pub­bli­ca­to oggi su WiredUna Repub­bli­ca fon­da­ta sui “con­giun­ti”: la scioc­ca scel­ta fami­li­sta del gover­no per la fase due”. Ed è pro­prio così per­ché nei fat­ti la socie­tà ita­lia­na è cam­bia­ta pro­fon­da­men­te ed esi­sto­no nuo­vi rap­por­ti equi­va­len­ti a quel­li fami­lia­ri costrui­ti con per­so­ne che bio­lo­gi­ca­men­te non fan­no par­te del pro­prio nucleo ma che non sono “giu­ri­di­ca­men­te” con­si­de­ra­ti. È il caso del­le per­so­ne emi­gra­te in regio­ni diver­se in ricer­ca di lavo­ro, dei fuo­ri­se­de uni­ver­si­ta­ri, del­le per­so­ne LGBTQI+, o sem­pli­ce­men­te di chi con­si­de­ra un part­ner la pro­pria fami­glia di ele­zio­ne sen­za averlo/a neces­sa­ria­men­te sposato/a o scel­to di viver­ci assie­me (una fat­ti­spe­cie che può veri­fi­car­si anche all’interno del­la stes­sa Regio­ne). Per non par­la­re del­le Fami­glie Arco­ba­le­no, che con­ti­nua­no ad esi­ste­re e allo stes­so tem­po ad esse­re igno­ra­te dal­la poli­ti­ca: già negli scor­si gior­ni ave­va­no pub­bli­ca­to un video-denun­cia sul­la loro con­di­zio­ne che met­te­va in luce tut­ta la com­ples­si­tà del­la loro situa­zio­ne. Una galas­sia di rap­por­ti uma­ni che al momen­to sono mes­si in stand-by e che, da qui al 4 Mag­gio, con­fi­dia­mo pos­sa­no esse­re ogget­to di cor­re­zio­ne del­le dispo­si­zio­ni del DPCM dan­do una appli­ca­zio­ne esten­si­va di quel ter­mi­ne “con­giun­ti” pur man­te­nen­do tut­te le misu­re pre­cau­zio­na­li che la situa­zio­ne impo­ne. Eppu­re, se anche si vuo­le con­ce­de­re il bene­fi­cio del dub­bio sull’aspetto dei lega­mi inter­per­so­na­li com­pren­den­do che la situa­zio­ne da affron­ta­re è uni­ca e con­fu­sa, ciò che ha lascia­to deci­sa­men­te di basi­ti è il fat­to che nel Gover­no ci sia chi come prio­ri­tà abbia posto la pro­pria insod­di­sfa­zio­ne ver­so il divie­to di cele­bra­re le fun­zio­ni reli­gio­se al di fuo­ri dei fune­ra­li con mas­si­mo 15 par­te­ci­pan­ti. Ita­lia Viva ha fat­to cir­co­la­re duran­te tut­ta la gior­na­ta di ieri indi­scre­zio­ni sul fat­to che la pro­pria rap­pre­sen­tan­za gover­na­ti­va fos­se insod­di­sfat­ta del­le misu­re pre­se e ieri sera la Mini­stra Bonet­ti ha twit­ta­to in manie­ra ine­qui­vo­ca­bi­le:  “In sicu­rez­za si potrà visi­ta­re un museo ma non si può cele­bra­re una fun­zio­ne reli­gio­sa? Que­sta deci­sio­ne è incom­pren­si­bi­le. Va cam­bia­ta”. Ora, volen­do sopras­se­de­re sul para­go­ne tra musei e fun­zio­ni reli­gio­se, sui cui andreb­be aper­to un appro­fon­di­men­to sul­la con­si­de­ra­zio­ne che espo­nen­ti del Gover­no han­no in meri­to alla Cul­tu­ra, dav­ve­ro, la Mini­stra che ha tra le sue com­pe­ten­ze le Pari Oppor­tu­ni­tà e la fami­glia non ha altre prio­ri­tà da por­re rispet­to ad una rin­cor­sa alla CEI? Quel­la stes­sa CEI che ha già scrit­to una let­te­ra al Gover­no dove “esi­ge” che ven­ga ripri­sti­na­ta la liber­tà di cul­to. Un ente di rap­pre­sen­tan­za reli­gio­so che “esi­ge” in una Repub­bli­ca lai­ca, già que­sto la dice lun­ga sul­la sepa­ra­zio­ne tra pote­re tem­po­ra­le e spi­ri­tua­le che pen­sa­va­mo di aver supe­ra­to il 20 set­tem­bre 1870 con la Brec­cia di Por­ta Pia. Que­sta emer­gen­za ha fat­to emer­ge­re la dram­ma­ti­ci­tà di enor­mi disu­gua­glian­ze: le dif­fi­col­tà del­le fami­glie, la pover­tà edu­ca­ti­va, le vio­len­ze dome­sti­che ver­so don­ne e per­so­ne LGBTI. In par­ti­co­la­re, secon­do i dati che emer­go­no in tut­to il mon­do, i nume­ri del­le vio­len­ze dome­sti­che sono cre­sciu­to in tut­ti i Pae­si dove si è resa neces­sa­ria la qua­ran­te­na in casa come ha sot­to­li­nea­to anche Dubra­v­ka Simo­no­vic, rela­tri­ce spe­cia­le ONU per la vio­len­za con­tro le don­ne. Per non par­la­re del­la situa­zio­ne del­le per­so­ne LGBTQI+ costret­te, spes­so come per le don­ne vit­ti­me di vio­len­za, a vive­re la qua­ran­te­na in situa­zio­ni che rap­pre­sen­ta­no una pri­gio­ne più che un ambien­te sicu­ro. Un qua­dro chia­ro su que­sto emer­ge da un’indagine pro­dot­ta da Spea­ky / Gay Hel­pli­ne agli ini­zi del mese di Apri­le 2020. Su un cam­pio­ne di 2455 per­so­ne, i dati par­la­no chia­ro: cir­ca una per­so­na su due vive pro­ble­mi di accet­ta­zio­ne e soste­gno da par­te del­le per­so­ne con cui vive. Se poi si scor­po­ra nel cam­pio­ne la situa­zio­ne degli Under 18 il dato è anco­ra pre­oc­cu­pan­te per­ché riguar­da il 77,5% dei par­te­ci­pan­ti all’indagine e tra que­sti qua­si il 40% dichia­ra di aver subi­to epi­so­di di media e gra­ve inten­si­tà tra cui bat­tu­te offen­si­ve, iso­la­men­to o vio­len­za. Sul pia­no del­le per­so­ne trans* il 75,7% del cam­pio­ne dichia­ra di aver avu­to pro­ble­mi di gra­ve e media inten­si­tà in ambi­to di accet­ta­zio­ne e sup­por­to e il 52% degli Under 18 di que­sto grup­po dichia­ra di aver subi­to bat­tu­te offen­si­ve, iso­la­men­to o vio­len­za. For­se, di fron­te a que­sti dati, la Mini­stra dovreb­be met­te­re sul tavo­lo dell’esecutivo l’interrogativo su come inter­ve­ni­re, con misu­re di siste­ma, per met­te­re in sicu­rez­za le per­so­ne più debo­li che han­no dovu­to soste­ne­re un costo altis­si­mo in que­sta emer­gen­za Covid19. Inve­ce, anche sta­vol­ta, le que­stio­ni LGBTQI+ scom­pa­io­no dall’agenda di gover­no, riman­da­te a data da desti­nar­si, maga­ri, per le for­ma­zio­ni di sini­stra, fino alle pros­si­me ele­zio­ni. Nel frat­tem­po, però, il Gover­no ha subi­to ras­si­cu­ra­to la CEI con una nota di Palaz­zo Chi­gi che sot­to­li­nea che “già nei pros­si­mi gior­ni si stu­die­rà un pro­to­col­lo che con­sen­ta quan­to pri­ma la par­te­ci­pa­zio­ne dei fede­li alle cele­bra­zio­ni litur­gi­che in con­di­zio­ni di mas­si­ma sicu­rez­za”. In una Repub­bli­ca lai­ca, appa­re evi­den­te qua­li sia­no le prio­ri­tà. Dal 4 Mag­gio al via la fase 2 ma pari oppor­tu­ni­tà ed ugua­glian­za sono le eter­ne sco­no­sciu­te. Da par­te nostra non arre­tre­re­mo di un solo pas­so: vigi­le­re­mo e con­ti­nue­re­mo a chie­de­re rispet­to per tut­te e tut­ti, per le don­ne, le fami­glie, le per­so­ne LGBTQI+. Per ripor­ta­re que­sti temi nell’agenda poli­ti­ca a pie­no tito­lo e per dare una rap­pre­sen­tan­za poli­ti­ca a chi, spe­cial­men­te in que­sto perio­do, sem­bra sem­pre dimen­ti­cat*.      

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Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.