Fase due: modello Crisanti

Se saremo in grado di fare questo, senza farci tirare per la giacca da chi ha interessi che oggi oggettivamente contrastano con quello della salute pubblica collettiva, e che hanno fatto già abbastanza danni, ripartiremo prima, senza ricadute.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Il prof. Andrea Cri­san­ti, diret­to­re del Labo­ra­to­rio di viro­lo­gia e micro­bio­lo­gia dell’università di Pado­va, inter­vi­sta­to da Adn­Kro­nos Salu­te, ha posto tre con­di­zio­ni per la cosid­det­ta fase 2.

“La pre­mes­sa è che la rimo­zio­ne del­le misu­re dovrà esse­re gra­dua­le e riflet­te­re le situa­zio­ni loca­li, tener con­to del­le dif­fe­ren­ze estre­me che abbia­mo sia fra le Regio­ni che addi­rit­tu­ra al loro inter­no, a secon­da del­le aree che pren­dia­mo in con­si­de­ra­zio­ne. Pun­to pri­mo: non si potrà pre­scin­de­re dal­la distri­bu­zio­ne su lar­ga sca­la di dispo­si­ti­vi di sicu­rez­za, dal­le masche­ri­ne ai guan­ti e così via. Il secon­do aspet­to indi­spen­sa­bi­le è il raf­for­za­men­to del­la medi­ci­na del ter­ri­to­rio e dei ser­vi­zi sul ter­ri­to­rio, a par­ti­re dai ser­vi­zi di dia­gno­si, sen­za dimen­ti­ca­re il moni­to­rag­gio dei luo­ghi di lavo­ro. Ulti­mo aspet­to non meno impor­tan­te: occor­re­rà accet­ta­re di rinun­cia­re in par­te alla pro­pria pri­va­cy per garan­ti­re il trac­cia­men­to elet­tro­ni­co dei con­tat­ti nel caso di sog­get­ti infetti”.

Nel con­di­vi­de­re l’analisi e l’impianto, noi cre­dia­mo che si pos­sa ripar­ti­re solo su que­ste basi, con le neces­sa­rie inte­gra­zio­ni. 

Anzi­tut­to dovrà esse­re for­ma­to un coor­di­na­men­to nazio­na­le che abbia una visio­ne d’insieme su tut­to il ter­ri­to­rio e ampi pote­ri anche in dero­ga alle com­pe­ten­ze regionali.

La per­so­na più adat­ta a gui­dar­lo è pro­prio il prof. Cri­san­ti, per­ché si è dimo­stra­to com­pe­ten­te nel­la gestio­ne dell’emergenza nel­la regio­ne Vene­to, e non in quan­to ami­co di Tizio o di Caio.

Del coor­di­na­men­to potran­no far par­te solo gover­no, regio­ni e pro­te­zio­ne civi­le, ma sot­to la dire­zio­ne e la gui­da dei viro­lo­gi (scel­ti dal coor­di­na­to­re, non dai poli­ti­ci, la scien­za non cono­sce il manua­le Cencelli).

La prio­ri­tà è sani­ta­ria, la poli­ti­ca deve esse­re al ser­vi­zio del­le com­pe­ten­ze scien­ti­fi­che, cioè la mano che met­te in atto le strategie.

Basta trat­ta­men­ti diver­si a secon­da del­la resi­den­za, del­la regio­ne, addi­rit­tu­ra del­la pro­vin­cia, ma una gestio­ne cen­tra­liz­za­ta e coordinata.

Una tute­la rigi­da del­la salu­te del per­so­na­le sani­ta­rio, seguen­do l’esempio vir­tuo­so dell’Ospe­da­le Cotu­gno di Napo­li: gli ospe­da­li sono i veri pre­si­di in cui il virus non deve più cir­co­la­re, e i sani­ta­ri sono le per­so­ne di cui non pos­sia­mo fare a meno e che non si devo­no amma­la­re. 

Distri­bu­zio­ne di dispo­si­ti­vi di sicu­rez­za, su lar­ga sca­la, e con­se­guen­te obbli­go di indos­sa­re la masche­ri­na per tut­ti anche all’aperto.

Ma anche allen­ta­men­to del­le misu­re indi­vi­dua­li di con­te­ni­men­to pro­prio se si indos­sa la masche­ri­na all’aperto, essen­do ormai accla­ra­to che il virus non si tra­smet­te duran­te una pas­seg­gia­ta soli­ta­ria con il cane o i figli, ma pre­di­li­ge gli ambien­ti chiu­si e dove la stes­sa aria vie­ne rimes­sa in circolo.

Poi ria­per­tu­re gra­dua­li e mira­te, anche diver­se a livel­lo regio­na­le e pure pro­vin­cia­le, con pro­to­col­li veri e rigo­ro­si per chi ria­pre con lavo­ra­to­ri a con­tat­to fra loro, e san­zio­ni pesan­ti per chi non li rispet­ta, oltre alla imme­dia­ta chiu­su­ra dell’attività.

Ma atten­zio­ne, non potrà esse­re un “libe­ri tut­ti”, per­ché è sta­to un erro­re il sus­se­guir­si di decre­ti non chia­ri e trop­po per­mis­si­vi che di fat­to con­tem­pla­va­no anche ciò che escludevano.

Così come è sta­to un erro­re con­trol­la­re ed addi­ta­re al pub­bli­co ludi­brio i run­ner ma non le azien­de, con la stes­sa for­za e la stes­sa pressione.

Sen­za dimen­ti­ca­re che la que­stio­ne lavo­ro e ria­per­tu­re com­pren­de anche quel­la, enor­me, dei mez­zi di tra­spor­to pub­bli­ci, il cui uti­liz­zo deve esse­re com­pa­ti­bi­le con le misu­re di sicu­rez­za appli­ca­te. 

Lavo­ra­re per le scuo­le aper­te a set­tem­bre, che già sareb­be un gran­de risultato.

Con­trol­li e tam­po­ni in tut­te le case in cui qual­cu­no ha avu­to con­tat­ti con posi­ti­vi, model­lo Vo’ Euga­neo, l’unico che ha fun­zio­na­to veramente.

Trac­cia­men­to dei posi­ti­vi e dei loro con­tat­ti per inter­ve­ni­re imme­dia­ta­men­te in ogni poten­zia­le foco­la­io, sen­za inter­me­dia­zio­ni loca­li. 

Imple­men­to del­le strut­tu­re inter­me­die per i dimes­si anco­ra posi­ti­vi, per evi­ta­re il con­ta­gio alle fami­glie, e tute­la dei con­giun­ti dei mala­ti, oltre al loro con­trol­lo sierologico.

Se sare­mo in gra­do di fare que­sto, sen­za far­ci tira­re per la giac­ca da chi ha inte­res­si che oggi ogget­ti­va­men­te con­tra­sta­no con quel­lo del­la salu­te pub­bli­ca col­let­ti­va, e che han­no fat­to già abba­stan­za dan­ni, ripar­ti­re­mo pri­ma, sen­za rica­du­te.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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