«L’Unione europea intensificherà i programmi di addestramento e il proprio supporto a quella stessa organizzazione ripresa in questo video. Pensateci», ha twittato poche ore fa Medici Senza Frontiere, rilanciando un documento video pubblicato da “The Sunday Times”, e girato lo scorso settembre, nel quale si vede la guardia costiera libica frustare dei migranti appena recuperati in mare.
The #EU will increase their training and support to the same entity pictured in this video. Think about it. https://t.co/QxRpVpclF3
— MSF Sea (@MSF_Sea) February 16, 2017
Gli impegni europei sono quelli contenuti nella cosiddetta “Dichiarazione di Malta”, sottoscritta dai leader europei a inizio febbraio, che non è altro che l’approvazione europea dell’accordo promosso dal Gentiloni e Minniti con il governo “parziale” (perché controlla solo parte del territorio) di Al Sarraj.
«La parte italiana — si legge nel recente memorandum tra Italia e Libia sul controllo dei flussi migratori — si impegna a fornire supporto tecnico e tecnologico agli organismi libici incaricati della lotta contro l’immigrazione clandestina, e che sono rappresentati dalla guardia di frontiera e dalla guardia costiera». Un accordo inumano e vergognoso, che definisce sempre e tutti i migranti come “clandestini”, non contemplando le categorie dei rifugiati e dei richiedenti asilo, nonostante la Libia sia una tappa del percorso migratorio di migliaia di persone (pensiamo a chi viene dal Corno d’Africa, ad esempio) che hanno ottenuto protezione in Italia e in Europa. Un accordo che affida agli apparati di sicurezza libici la gestione dei flussi e il loro contenimento, tramite «campi di accoglienza temporanei in Libia, sotto l’esclusivo controllo del Ministero dell’Interno libico». Gli stessi apparati di sicurezza che frustano i migranti recuperati in mare senza alcuna apparente ragione: una violenza che paradossalmente configura gli elementi della persecuzione e dell’insicurezza per i quali dovremmo riconoscere l’asilo a queste persone.
L’accordo con la Libia si dimostra già un accordo sbagliato, che cerca di soffocare con la violenza la fuga delle persone e che rischia perciò di sottoporre queste stesse persone a condizioni tanto gravi quanto quelle dalle quali scappavano.