Cosa differenzia il piano Next Generation Possibile, contenuto nel testo Politica!, a cura di Davide Serafin e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) diffuso dal Sole 24 ore? Abbiamo provato a riesaminare i due progetti e vogliamo condividere la nostra riflessione con voi.
Il confronto è stato effettuato dividendo le voci di spesa in “macro-categorie”, poiché lo stanziamento totale è ingente ed eterogeneo; inoltre, per un confronto efficace, si sottolinea che il fabbisogno della proposta di Possibile è inferiore di un importo pari a circa 50 Mld di euro (una cifra che comunque si prevede di impiegare in ulteriori voci di spesa pubblica). Per questi motivi, abbiamo analizzato il peso relativo delle singole categorie in ciascuna proposta, individuando gli elementi di distinzione fra la direzione indicata dalle forze di maggioranza e quella che Possibile desidera intraprendere.
La proposta delle forze di maggioranza incide molto su digitalizzazione e transizione verde, tematiche che anche Possibile ha a cuore, ma il forte peso delle voci legate alla competitività del sistema produttivo (lo status quo del settentrione) e alla valorizzazione del turismo (lo status quo del meridione) lasciano presagire una logica di fondo ancora fossilizzata sulla vetusta massimizzazione del PIL e meno interessata alla sua distribuzione e al benessere individuale di ogni persona. Noi riteniamo questa mancanza assolutamente ingiustificabile.
In quest’ottica, Possibile vuole ripartire dagli attori principali di questa pandemia: il sistema sanitario, l’istruzione e la ricerca. Ci ha stupito il gap di investimenti sulla salute pubblica (Possibile vuole destinare quasi 35 Mld, a fronte dei 19 del PNNR), considerando anche l’orientamento delle forze di maggioranza nei confronti del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES). Su istruzione e ricerca, il Next Generation Possibile è di gran lunga più generoso, raddoppiando quasi le cifre del PNNR attraverso il Piano Amaldi e lo stanziamento di fondi ad hoc per la regolarizzazione contrattuale di molte forme di precariato. L’istruzione e la ricerca formano il nostro capitale umano, oggi e in futuro, la vera fonte di progresso e competitività su cui si deve investire.
Un enorme mancanza di interesse per il singolo la si vede inoltre sul tema delle politiche di genere e di inclusione: nel PNRR emerge solo una voce su “Fiscalità di vantaggio per il lavoro al sud e nuove assunzioni di giovani e donne” (meno di 4,5 Mld), mentre resta completamente scoperta la parte di accoglienza e integrazione degli stranieri. Su questi temi, Possibile si differenzia distaccandosi dalla logica degli incentivi e ragionando in termini di riduzione del gender gap attraverso l’implementazione dei congedi di paternità basati sul modello nord-europeo e sul rilancio del piano per lo sviluppo del sistema territoriale dei servizi socio-educativi per la prima infanzia. Un approccio ben diverso da quello del Family Act, l’ennesimo bonus (tra 50 e 250 euro mensili in base all’ISEE) per ogni figlio fino al ventunesimo anno di età.
Infine, Possibile auspica una transizione ecologica che abbia un maggiore impatto rispetto a quella proposta dal PNRR, il quale stanzia 30 Mld per la riqualificazione degli edifici pubblici e privati: riteniamo che una cifra così ingente debba essere destinata piuttosto all’implementazione di progetti per la sostituzione dei combustibili fossili, investendo in sistemi integrati per la produzione di energie alternative.
Salute, istruzione e ricerca, inclusione, rispetto per l’ambiente (naturale e sociale). Sono tutte condizioni necessarie per il benessere e l’affermazione del singolo, e quest’ultime sono fondamentali per il benessere e l’affermazione della collettività intera.
Le mancanze in tal senso del PNRR evidenziano un vuoto di visione, perché quello che manca non è una dimenticanza, bensì delinea il perimetro valoriale dell’attuale azione governativa: un orientamento politico che si traduce in una scarsa — scarsissima — attenzione verso i temi dell’uguaglianza, dell’emergenza climatica e della redistribuzione. E’ la nostra occasione per ridiscutere queste tematiche a livello nazionale e per portarle inoltre all’attenzione del tavolo comunitario.
Se la perdiamo, sarà tutto da rifare.
Davide Serafin
Fabrizio Cannioto