Ieri pomeriggio la conferenza dei presidenti dei gruppi alla Camera ha finalmente calendarizzato la Legge sul Fine Vita.
Il primo pensiero è andato a Max e al suo «questa volta ce la facciamo», ripetuto spesso in questi mesi. E’ andato a lui che, paralizzato nel suo letto in una piccola frazione tra le colline marchigiane chiamata “Castellaro”, si è fatto conoscere e ammirare in tutta Italia, con un battito di ciglia e la forza interiore di un leone.
Proprio pochi giorni fa, mentre gli spiegavo le mie riserve su un’azione che ritenevo piuttosto inutile, lui mi diceva «non ci sarà una sola azione determinante, ma ciascuna è come una martellata che produce una crepa nel muro, fino alla martellata fatale che lo butterà giù. Impossibile prevedere quale sarà». Il muro non è ancora stato buttato giù, ma la martellata è stata bella forte.
E in questo giorno di gioia, non posso non provare grande orgoglio per un partito che, pur neonato e senza risorse, ha subito appoggiato con grande determinazione questa battaglia del suo iscritto numero 1.
A partire da Pippo Civati, il primo nome “noto” che ha risposto all’appello di Max di fargli visita per conoscere come vive un malato di SLA ed è subito stato travolto dalla forza che Max sa trasmettere. A Simone “Quilly” Tranquilli che nella sua genialità si è inventato una campagna delle cartoline che è arrivata in ogni angolo del Paese, e oltre. Ma la sorpresa vera è stato vedere tornare subito in piazza in ogni parte di Italia i nostri banchetti appena dismessi dalla campagna referendaria, iscritti che mi chiedevamo cosa potevano fare per essere vicini a Max, comitati invitarmi in ogni parte di Italia per parlare di lui e e della sua battaglia (a proposito: i prossimi appuntamenti sono a Bologna, a Ravenna e a Pisa). E il nome di Max conosciuto ovunque.
Vedere una mobilitazione sincera e silenziosa, di tante ragazze e ragazzi che hanno preso freddo, pagato di tasca propria, rinunciato ai propri weekend per sostenere una battaglia di dignità, una battaglia difficile, che parla di morenti e di dolore, per me è stata una soddisfazione immensa.
E di questo vorrei ringraziare tutte le iscritte e gli iscritti di Possibile che ci hanno creduto. Nei banchetti che abbiamo fatto in tutta Italia in questi mesi tantissime persone si sono fermate a parlare, a spiegare la loro posizione, le loro storie, le loro richieste.
Ora tutto questo potrà arrivare in Aula. La battaglia non è finita, ora inizia la sfida più dura. Non abbassiamo la guardia, continuiamo a scendere in piazza a fare iniziative, a creare ponti, a confrontarci con tutti, a fare pressione su ogni membro della Camera, affinché si capisca che questa battaglia non ha nulla di ideologico, ma va incontro al diritto di ciascuno di noi di poter decidere della propria vita, di poter essere liberi, fino alla fine.