Fondazioni politiche, un’altra occasione persa per la trasparenza

Con i tagli e le modifiche del finanziamento pubblico ai partiti, la nuova soluzione sono le "fondazioni politiche": teoricamente aperte e trasparenti, nella pratica non consentono di capire chi siano i finanziatori di molti soggeti

Quan­do mi can­di­dai alla segre­te­ria del Pd era per me un pun­to fon­da­men­ta­le: leva­re di tor­no le “fon­da­zio­ni poli­ti­che”, cosid­det­te, stru­men­ti opa­chi di rac­col­ta di finan­zia­men­ti di cui nei par­ti­ti si abu­sa, sen­za alcu­na tra­spa­ren­za, con una sor­ta di “azio­ne parallela”.

Mi sem­bra­va fon­da­men­ta­le chia­ri­re que­sto aspet­to, pro­prio per­ché riguar­da le fon­da­men­ta di una for­za poli­ti­ca di pro­gres­so: dichia­ra­re chi la sostie­ne, con quan­ti finan­zia­men­ti, con qua­li finalità.

Fon­da­men­ta­le è la tra­spa­ren­za e l’in­for­ma­zio­ne, che deve esse­re mes­sa a dispo­si­zio­ne dei cit­ta­di­ni e non sot­trat­ta alla loro comprensione.

Di chi sono, queste Fondazioni politiche?

Ebbe­ne oggi alla Came­ra si è per­sa l’en­ne­si­ma occa­sio­ne per tra­sfe­ri­re a que­ste fon­da­zio­ni a late­re dei par­ti­ti la stes­sa tra­spa­ren­za che si chie­de giu­sta­men­te ai par­ti­ti. E tut­ti han­no la loro bel­la fon­da­zio­ne, a comin­cia­re da per­so­ne che sie­do­no al gover­no. Fon­da­zio­ni che si chia­ma­no Open e però sono ‘chiu­se’. Fon­da­zio­ni che sosten­go­no que­sto o quel mini­stro, che li usa come stru­men­to per il finan­zia­men­to del­le pro­prie ini­zia­ti­ve pre­sen­ti e soprat­tut­to futu­re, maga­ri rice­ven­do i finan­zia­men­ti da sog­get­ti che con il suo mini­ste­ro lavo­ra­no o han­no a che fare. Un’i­po­te­si la mia, cer­ta­men­te, ma solo ipo­te­si pos­sia­mo fare (appun­to) per­ché non pos­sia­mo vede­re i con­ti. Né i con­ti han­no la mini­ma pubblicità.

A pro­po­si­to di cam­bia­men­to (sì, ciao) que­sta era pro­prio una cosa da cam­bia­re. È infat­ti non cam­bia. Come mol­te altre.

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