È di questi giorni la notizia, ripresa dai principali mass media, di un prossimo decreto del Governo sul gioco d’azzardo, che è una vera emergenza sociale con 800.00 italiani già ammalati di ludopatia (gioco compulsivo), e altri 2 milioni considerati a rischio.
Tra alcune buone novità che dovrebbero essere contenute nel decreto, quali il collegamento delle slot machines ad un sistema centrale per limitare le truffe, la possibilità di installarle — per quel che riguarda gli esercizi commerciali — nei soli bar e tabaccherie, ve ne sono almeno due pessime.
La prima è che verrebbe concesso di aprire indiscriminatamente nuove sale gioco, che dovrebbero avere l’unico limite di uno spazio di almeno 50 metri quadri, con una macchinetta ogni tre metri quadri e il controllo di una persona.
La seconda è la notizia secondo la quale i Sindaci perderebbero ogni potere di limitare il gioco d’azzardo. In pratica, dopo un periodo di 6 mesi dall’emanazione del decreto, le regole fino ad ora già emanate dai Comuni per limitare il gioco d’azzardo, decadrebbero.
Ebbene, il Comune di Milano, in particolare con il Vice Sindaco De Cesaris, anche su una precisa sollecitazione arrivata dal Consiglio comunale che, un anno fa, ha votato un ordine del giorno fortemente NO SLOT, è da anni che si è posto all’avanguardia nella lotta al gioco d’azzardo, con una serie di regolamenti e disposizioni che hanno resistito a tutti i ricorsi davanti alla giustizia amministrativa.
Nello specifico: l’Amministrazione comunale meneghina ha introdotto un orario rigido in cui si può giocare alle slot; ha emanato il nuovo Regolamento Edilizio, che contiene il divieto di apertura di nuove sale gioco e scommesse se entro 500 metri ci sono “luoghi sensibili” quali ospedali, scuole, luoghi di culto; ha creato un marchio NO SLOT per gli esercizi commerciali che non mettono o tolgono le slot machines.
Tutto ciò, ha comportato l’impossibilità di aprire nuove sale gioco e scommesse — i sopra ricordati “luoghi sensibili” a Milano, infatti, sono così numerosi che in nessuna parte della città ci sono almeno 500 metri di distanza da essi — e una riduzione del numero delle giocate, grazie agli orari rigidi in cui è unicamente possibile utilizzare le slot machines e le VLT (macchinette ancora più “voraci” delle comuni slot).
Pertanto, se il decreto governativo fosse davvero strutturato come le anticipazioni degli organi di informazione lo delineano, il Comune di Milano si troverebbe senza più le sue efficaci “armi” NO SLOT e sarebbe impotente davanti alla nuova apertura di sale gioco. Che è proprio ciò che i cittadini non vogliono: le sale gioco e scommesse, infatti, sono viste e vissute come luoghi che degradano il quartiere e la zona, sia per il tipo di clientela che ad essi fanno riferimento, sia perché sono molto spesso abbinate a vendo/compro oro, sia perché, comunque, prendono il posto di esercizi commerciali “normali” quali panetterie, bar, farmacie.
Pertanto, i milanesi non accetterebbero un decreto governativo che rendesse inefficaci i regolamenti e le ordinanze comunali che impediscono l’apertura di nuovi luoghi di gioco d’azzardo.