Mentre il Governo dei diversamente abbienti (i ricchi!) prova in tutti i modi a trovare maniere di stendere ponti d’oro con tappeti rossi al rientro dei capitali, la categoria dei diversamente abili incontra sempre più barriere architettoniche sul suo percorso, che rispuntano la mattina anche da dove la sera prima in un guizzo d’uguaglianza ed equità sociale (per sbaglio?) sembrava vederle rimosse.
Succede che il Fondo sulle politiche sociali e per la non autosufficienza vengano ridotti rispettivamente a quota 99,7 milioni e 450 milioni di euro. Quest’ultimo scende al livello cui era stato portato con l’ultima legge di Bilancio, perdendo i 50 milioni aggiuntivi promessi lo scorso novembre dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti ai malati di Sla e sbloccati il 22 febbraio, e il tutto… il 23 febbraio.
Una beffa becera, barbara, che sottrae diritti e servizi minimi essenziali come l’assistenza domiciliare a coloro i quali erano stati promessi, addirittura sbloccati, e che ora in sede di Conferenza Stato-Regioni (a guida Bonaccini, PD) vengono sottratti a sorpresa, a scempio.
Il Fondo nazionale per la non autosufficienza è stato istituito nel 2006, per dare una limitata, limata garanzia in più ai più fragili, ai più vulnerabili, e vederlo vanificato, svuotato in questa maniera è umiliante sia per chi lo sottrare sia per chi se lo vede sottratto, ma è gravissimamente lesivo solo per questi ultimi.
Amarissimamente buffo che tutto questo scoppi proprio mentre si vogliono agevolare e attrarre i ricchissimi con la “flat tax”, emblematico di un Governo del Diseguale.
Tutto ciò, tra l’altro, era stato ottenuto anche grazie a una mobilitazione che adesso promette di riprendere la piazza per riottenere il promesso e garantito, poi sconfessato, e in tal caso noi saremo in piazza con loro, con i diseguali, per renderli più uguali, con i diritti, per vederli rispettati.
Nel progetto di Italia che vogliamo non potrà esserci posto per il non darlo agli ultimi, non dovrà ne potrà esserci modo di sfilare sedia o carrozzina la mattina a coloro ai quali la sera prima è stata garantita, perché quella è garanzia di dignità, di diritto, di non esser (resi, e presi in giro) diversamente eguali.