“Non è una cosa di uno solo, troppo spesso abbiamo parlato di un leader salvifico: fin quando non partecipiamo al cambiamento non andremo da nessuna parte.”
Elly Schlein, classe 1985, italo-americana, laureata in Giurisprudenza all’università di Bologna, appassionata di video-making, cinema, e.. politica. Balzata alle cronache negli ultimi mesi per essere una delle maggiori animatrici di OccupyPd, “un movimento di protesta spontanea” sorto dopo la candidatura Marini: “Dopo l’inizio delle larghe intese abbiamo capito che dovevamo trasformare la protesta in proposta: e allora ci siamo riuniti, il 15 giugno a Bologna, attorno a tanti tavoli, con un metodo innovativo di discussione, avanzando 102 idee per rendere il partito più aperto, per ridare voce ad iscritti ed elettori, per superare queste stramaledette logiche correntizie. La cosa più bella è stato vedere, alla sera, giovani e meno giovani alzarsi da quei tavoli davvero felici di aver partecipato, finalmente, ad una bella discussione, insieme. E’ quello che dobbiamo tornare a fare: coinvolgere.”
L’esperienza di Elly, nonostante la giovane età (giovanissima, in questo Pd), viene da lontano: “Ho fatto molti anni di politica universitaria, mi occupavo anche di grafica, a stretto contatto con la Sinistra Giovanile. Ma non ho un bel ricordo di quel periodo: quelle logiche malate che vediamo espresse in questi giorni smorzano gli entusiasmi più freschi, le energie più pure: mi sono allontanata”. Anche perché sono molteplici i “luoghi” dove poter fare qualcosa: “Assieme ad altri universitari ho fondato Progrè, un’associazione con la quale cerchiamo di sfatare luoghi comuni su immigrazione e carcere. È al festival ProMigrè che ho incontrato per la prima volta Pippo Civati, che già allora scriveva Mandiamoli tutti a casa. È grazie a lui e alla sua rete che sono rientrata nel Pd”. Da quell’incontro nasce una splendida collaborazione: “Giuseppe mi chiamò per aiutarlo a produrre un documentario sui conti bancari nascosti in Svizzera: sapeva che conoscevo bene la situazione, e delle mie competenze in videomaking. Rimasi positivamente sorpresa da un dirigente nazionale che sapeva scrivere ogni volta anche un solo ‘grazie’ ad una semplice militante come me. E in estate andai al suo campeggio ad Albinea, vicino Reggio Emilia.”
Ma la voglia di partecipare di Elly supera le barriere intercontinentali: nel 2008 e nel 2012 è addirittura negli Stati Uniti, a Chicago: “Dopo il deludente voto per Kerry nel 2004, con la candidatura di Obama decisi che la cosa era troppo decisiva per starsene sul divano, col magone, durante l’Election Night: presi un aereo e andai dai cugini a Chicago per fare la volontaria nella campagna elettorale delle presidenziali”. Un’esperienza, anche umanamanente, incredibile: “Fu una campagna sperimentale, audace, la prima veramente social, basata sul grassroots, ossia su un finanziamento capillare e popolare: la differenza, in America, l’hanno fatta i volontari. Ma per davvero”. Tornerà nel 2012: si occuperà della formazione di volontari di ogni fascia d’età. “Quest’anno, con l’Operazione Ohio sponsorizzata da Civati, abbiamo, per la prima volta anche in Italia, sperimentato la tecnica dell’attacca-bottone”.
Perchè Civati? “Per tantissime ragioni: la prima è perché ha fatto ‑non solo immaginato, ma fatto- il cambiamento come lo si deve fare, prendendo le migliori competenze nei territori, girando come un pazzo, mettendole a discutere. Perché le sue sono proposte con le gambe lunghe, che vengono e possono andare lontano, anche oltre l’8 dicembre. Perchè le sue battaglie hanno dato voce ai tantissimi che quel 20 aprile sono rimasti atterriti, come a quelli che hanno lottato per il referendum del 2011, o che erano in piazza per la Costituzione il 12 Ottobre. Quante di quelle anime vogliamo perdere ancora?”
#Civoti 08: Elly Schlein