Nato a Monza (come Giuseppe Civati), residente da 30 anni nella provincia veronese, con moglie e tre figli, Paolo Tertulli è funzionario pubblico presso la Provincia di Verona e sindaco di Illasi dallo scorso anno.
La passione politica (che lo ha visto attivo già nell’esperienza dei comitati Prodi) lo ha convinto a candidarsi alle ultime elezioni, vincendole, in un territorio che è la sua terra d’adozione: “a Verona ho trovato la grande spontaneità dei gesti e l’immediatezza delle relazioni, e sono orgoglioso di essere oggi sindaco di Illasi” mi dice, spiegandomi la formula per vincere le elezioni in una terra che (falsamente) è considerata un feudo leghista.
Mi racconta così che la sua funzione è basata sulla “poesia del metodo: lavorare per il bene comune significa dare ai cittadini profili nuovi dopo decenni di sterile propaganda. Dopo l’esperienza della Lega Nord il territorio è stato tradito, il mio metodo è incentrato su una visione chiara e un rispetto profondo per la storia e le tradizioni del mio comune”.
Tutto questo si concretizza nelle molte battaglie sui beni comuni, siano essi l’acqua pubblica oppure la tutela del suolo: “la zona che amministro è fortemente attratta dalla magia della produzione vinicola, e il mio sforzo è far crescere un’economia solidale, che non ceda alle pressioni miopi del tutto e subito, ma dia lavoro con la terra e con le risorse comuni”.
La centralità dei comuni nella realtà italiana deve far guardare oltre la municipalità: “bisogna avere chiari i riferimenti di riordino territoriale, ma l’eliminazione di enti di vasto ordine non deve essere senza un criterio ben definito: i comuni non devono essere traditi dallo Stato”.
La ragione per cui sostiene da anni Giuseppe Civati è che: “Pippo ha ricette nitide e rifugge la propaganda strumentale per dare prospettiva a un elettorato deluso, anche se sempre pronto all’ascolto. Vuole, come me, un partito lontano dai pragmatismi governativi e che dia un nome chiaro alle cose. Da cattolico, aggiungo che Civati è inclusivo: non più guardando alle questioni civili con spirito manicheo, ma cercando di ridare speranza ai cittadini, scoraggiati dagli ultimi decenni di pessima politica”.
Lo spirito che lo muove lo racchiude in una frase, ripresa spesso anche da Giuseppe Civati: “i nostri figli ci guardano. Me lo ricordo sempre, perché lo scopo del mio lavoro quotidiano è tanto semplice quanto arduo: fare della mia terra un luogo migliore di quello che ho trovato”.