I deboli ancora più deboli: il Jobs act e il caporalato

Il dibat­ti­to sul gra­ve sfrut­ta­men­to lavo­ra­ti­vo dei migran­ti e ita­lia­ni impie­ga­ti come schia­vi nel­le nostre cam­pa­gne pare vizia­to da un erro­re di fon­do. Mol­ti, gover­no in pri­mis, sem­bra­no con­cen­trar­si sul­la repres­sio­ne pena­le del feno­me­no e sul­la con­fi­sca dei beni del­le azien­de con­dan­na­te. Pro­po­ste con­di­vi­si­bi­li che mira­no ad argi­na­re la deri­va neo­schi­vi­sta del capi­ta­li­smo pre­da­to­rio glo­ba­le, che costrin­ge milio­ni di per­so­ne a vive­re con­di­zio­ni di pover­tà e sfrut­ta­men­to siste­ma­ti­co, a subi­re inti­mi­da­zio­ni da par­te di un’im­pren­di­to­ria padro­na­le e cri­mi­na­le e vio­len­ze con­ti­nue da par­te di capo­ra­li e mafio­si. La vio­la­zio­ne dei dirit­ti uma­ni nel­l’e­ser­ci­zio del­la pro­pria atti­vi­tà lavo­ra­ti­va è una pra­ti­ca quo­ti­dia­na e fun­zio­na­le alla pro­du­zio­ne agri­co­la (e non solo), a cui si aggiun­go­no, come denun­cia Amne­sty Inter­na­tio­nal, leg­gi, pras­si, inef­fi­cien­ze e con­trad­di­zio­ni del siste­ma pub­bli­co nazio­na­le atte a ren­de­re dif­fi­col­to­so il ricor­so da par­te dei lavo­ra­to­ri agri­co­li all’au­to­ri­tà giu­di­zia­ria per denun­cia­re i pro­pri sfrut­ta­to­ri, sia­no essi capo­ra­li, dato­ri di lavo­ro o traf­fi­can­ti di uomini.

Man­ca nel dibat­ti­to pub­bli­co una rifles­sio­ne, seria e qua­li­fi­ca­ta, sul­le ori­gi­ni del feno­me­no e sul­le ragio­ni per cui esso, nono­stan­te le denun­ce, i con­ve­gni, i dos­sier, i pro­ces­si, con­ti­nui a mani­fe­star­si in tut­ta la sua dram­ma­ti­ca e spre­giu­di­ca­ta vio­len­za. In Puglia come nel pon­ti­no, in Basi­li­ca­ta come in Lom­bar­dia o in Pie­mon­te lo sfrut­ta­men­to lavo­ra­ti­vo da par­te di azien­de e coo­pe­ra­ti­ve è una pras­si dram­ma­ti­ca­men­te con­so­li­da­ta, nono­stan­te tut­to. Ciò obbli­ghe­reb­be tut­ta la clas­se diri­gen­te nazio­na­le degli ulti­mi ven­ti anni alme­no, e in pri­mis que­st’ul­ti­ma, a guar­dar­si allo spec­chio e ad abbas­sa­re gli occhi per la ver­go­gna. Sareb­be un atto di one­stà intel­let­tua­le ben gra­di­to e for­se dove­ro­so. Le con­ti­nue rifor­me del mer­ca­to del lavo­ro, ad esem­pio, cen­tra­te su poli­ti­che neo­li­be­ri­ste, han­no con­dot­to nel­le mani di capo­ra­li, padro­ni, sfrut­ta­to­ri, traf­fi­can­ti e mafio­si, miglia­ia di lavo­ra­tri­ci e lavo­ra­to­ri. Don­ne e uomi­ni, migran­ti e non, costret­ti ad abbas­sa­re la schie­na dinan­zi ad un siste­ma padro­na­le e spes­so mafio­so che gover­na buo­na par­te del­la pro­du­zio­ne e distri­bu­zio­ne dei rela­ti­vi pro­dot­ti agri­co­li in Ita­lia e nel mon­do. Non si dispiac­cia­no i vari Ber­lu­sco­ni, Pro­di, D’A­le­ma, Mon­ti, Let­ta e Ren­zi. Le loro poli­ti­che del lavo­ro han­no con­ces­so al padro­ne di tur­no un pote­re cre­scen­te di domi­nio sui lavo­ra­to­ri, espo­nen­do que­sti ulti­mi a con­di­zio­ni di cre­scen­te pover­tà, ricat­to e sfrut­ta­men­to. Il Jobs Act ren­zia­no rap­pre­sen­ta la sin­te­si e nel con­tem­po il para­dig­ma per­fet­to di que­sto siste­ma. Un avan­za­men­to lun­go la stra­da del­lo sfrut­ta­men­to e del­la segre­ga­zio­ne lavo­ra­ti­va e socia­le di miglia­ia di lavo­ra­to­ri, e non cer­to una rivo­lu­zio­ne coper­ni­ca­na, come inve­ce Ren­zi con­ti­nua reto­ri­ca­men­te a pro­cla­ma­re. Chi ope­ra nei ter­ri­to­ri e spes­so ascol­ta le paro­le cari­che di dispe­ra­zio­ne e fru­stra­zio­ne dei brac­cian­ti si ren­de con­to di qua­li dram­mi essi sia­no costret­ti a vive­re quo­ti­dia­na­men­te. Don­ne e uomi­ni meno tute­la­ti, che scon­ta­no ogni gior­no la mag­gio­re arro­gan­za dei loro padro­ni e padri­ni; dato­ri di lavo­ro alla costan­te ricer­ca di mag­gio­ri pro­fit­ti, spes­so supi­ni nei riguar­di del­la Gran­de Distri­bu­zio­ne Orga­niz­za­ta ma arro­gan­ti e vio­len­ti coi brac­cian­ti. Lo sfrut­ta­men­to e le nuo­ve for­me di schia­vi­tù, in agri­col­tu­ra come nei ser­vi­zi o in edi­li­zia, deri­va­no dun­que da scel­te poli­ti­che pre­ci­se che han­no lascia­to ai padro­ni, vec­chi e nuo­vi, un arbi­trio ecces­si­vo usa­to per mas­si­miz­za­re i pro­fit­ti e can­cel­la­re i dirit­ti. Baste­reb­be par­la­re coi brac­cian­ti di Lati­na, Nar­dò, Rosar­no o Asti per ave­re un’i­dea pre­ci­sa del­le loro con­di­zio­ni di lavo­ro e del­le umi­lia­zio­ni che quo­ti­dia­na­men­te sono costret­ti a vive­re. Tut­to que­sto men­tre dei con­trol­li nean­che l’om­bra. Essi recla­ma­no non solo un legit­ti­mo sala­rio, ma digni­tà, con­si­de­ra­zio­ne, dirit­ti, visi­bi­li­tà, rispet­to. Ogni gior­no que­ste per­so­ne subi­sco­no inci­den­ti, a vol­te mor­ta­li, vio­len­ze fisi­che, umi­lia­zio­ni. Qual­cu­no denun­cia, mol­ti tac­cio­no, altri si orga­niz­za­no, altri anco­ra a vol­te si sui­ci­da­no. Mor­ti di cui por­tia­mo una buo­na dose di respon­sa­bi­li­tà. Per que­sto siste­ma ogni occa­sio­ne è buo­na per aumen­ta­re i pro­fit­ti. Meno rego­le, meno dirit­ti, meno con­trol­li per una cer­ta impren­di­to­ria agri­co­la signi­fi­ca solo più dena­ro, mag­gio­re sfrut­ta­men­to, eva­sio­ne con­tri­bu­ti­va e sala­ria­le. Il Jobs Act, in que­sto caso, ha rap­pre­sen­ta­to un’oc­ca­sio­ne da coglie­re al volo. E non se lo sono fat­to chie­de­re due volte.

Mol­te azien­de agri­co­le, infat­ti, in con­se­guen­za non solo dei con­te­nu­ti for­ma­li del Jobs Act ma anche del­la sua rap­pre­sen­ta­zio­ne e rela­ti­va per­ce­zio­ne pro­mos­sa da mini­stri, par­la­men­ta­ri, gior­na­li­sti e intel­let­tua­li accon­di­scen­den­ti che del prov­ve­di­men­to han­no par­la­to in modo solo trion­fa­li­sti­co, han­no appre­so con sod­di­sfa­zio­ne del­l’ulte­rio­re sbi­lan­cia­men­to a loro van­tag­gio del rap­por­to di for­za coi lavo­ra­to­ri e sin­da­ca­ti. E ne han­no appro­fit­ta­to. Sono infat­ti sem­pre più le azien­de che non solo godo­no dei van­tag­gi fisca­li e con­tri­bu­ti­vi pro­po­sti, insie­me alla can­cel­la­zio­ne dell’art.18, ma che han­no deci­so di cam­bia­re la pro­pria poli­ti­ca intro­du­cen­do pra­ti­che ille­ga­li, sfrut­ta­men­to, capo­ra­la­to. Pri­ma nel­la lega­li­tà e ora inve­ce cini­ci sfrut­ta­to­ri di mano­do­pe­ra migran­te e ita­lia­na. Si trat­ta di impren­di­to­ri che cono­sco­no per­fet­ta­men­te le con­trad­di­zio­ni del siste­ma isti­tu­zio­na­le e ammi­ni­stra­ti­vo, spes­so inca­pa­ce di com­pren­de­re ori­gi­ne e dina­mi­ca del­lo sfrut­ta­men­to lavo­ra­ti­vo nel­le cam­pa­gne ita­lia­ne, del capo­ra­la­to e del­le agro­ma­fie, quan­do non è inve­ce col­lu­so o peg­gio cor­rot­to; così come cono­sco­no il siste­ma dei con­trol­li ammi­ni­stra­ti­vi e del­le ispe­zio­ni, spes­so assen­ti o del tut­to inu­ti­li. Impre­se che, pri­ma del Jobs Act, cer­ca­va­no di rispet­ta­re le nor­me vigen­ti e i dirit­ti dei lavo­ra­to­ri. Ora, e que­sta è una respon­sa­bi­li­tà tut­ta del gover­no attua­le, esse pra­ti­ca­no, per con­ve­nien­za e in ragio­ne di una sor­ta di nuo­va con­sa­pe­vo­lez­za di per­ce­pi­ta impu­ni­tà e for­za, capo­ra­la­to, eva­sio­ne con­tri­bu­ti­va, sfrut­ta­men­to lavo­ra­ti­vo, truf­fe e ricatti.

È il caso (è solo uno dei tan­ti) ad esem­pio di un’im­por­tan­te azien­da agri­co­la in pro­vin­cia di Lati­na. Sino a poco pri­ma del­la rifor­ma del lavo­ro ren­zia­na, que­sta azien­da non ave­va lavo­ra­to­ri sen­za con­trat­to, non li sfrut­ta­va ne ritar­da­va i paga­men­ti e non li licen­zia­va sen­za giu­sta cau­sa. Ora la musi­ca è cam­bia­ta e il padro­ne ha pen­sa­to di adat­tar­si al siste­ma gene­ra­le. La pri­ma dimo­stra­zio­ne che in quel­la azien­da il ven­to era cam­bia­to si ebbe coi famo­si 80 euro del gover­no Ren­zi. Stan­zia­ti per i lavo­ra­to­ri, quei sol­di sono sta­ti inve­ce trat­te­nu­ti inde­bi­ta­men­te dal padro­ne, che ha così aumen­ta­to ille­ci­ta­men­te i pro­pri pro­fit­ti. I lavo­ra­to­ri si per­mi­se­ro di recla­ma­re in modo civi­le davan­ti agli uffi­ci del­l’a­zien­da. Mai oltrag­gio fu peg­gio­re. Il padro­ne rispo­ste intro­du­cen­do nel­la gestio­ne dei brac­cian­ti, soprat­tut­to india­ni, il capo­ra­la­to come anche la pra­ti­ca, ille­ga­le anch’es­sa, del cot­ti­mo. A que­sto riguar­do, infat­ti, men­tre in pre­ce­den­za si rico­no­sce­va­no 3 euro ogni 100 maz­zet­ti da 15 di rava­nel­li sele­zio­na­ti e rac­col­ti (comun­que una paga scan­da­lo­sa­men­te bas­sa e ille­ga­le), si è pas­sa­ti a 2.90 euro; a que­sto si è aggiun­to l’ob­bli­go per i lavo­ra­to­ri india­ni, che spes­so non par­la­no ita­lia­no, di met­te­re per iscrit­to e fir­ma­re le loro riven­di­ca­zio­ni per poi inse­rir­le in una cas­set­ta del­le let­te­re da cui il padro­ne o il capo­ra­le appren­de i nomi dei lavo­ra­to­ri insu­bor­di­na­ti. Pro­prio que­sti ulti­mi, insie­me ai brac­cian­ti più anzia­ni, e quin­di quel­li che meglio cono­sco­no i pro­pri dirit­ti e han­no fat­to espe­rien­za del­le miglio­ri con­di­zio­ni di lavo­ro avu­te in pre­ce­den­za, che meno rico­no­sco­no l’au­to­ri­tà del capo­ra­le india­no e che risul­ta­no per que­sto più dif­fi­ci­li da gesti­re, sono sta­ti licen­zia­ti e sosti­tui­ti da altri brac­cian­ti india­ni, appe­na giun­ti dal­l’In­dia e dun­que in uno sta­to di neces­si­tà par­ti­co­lar­men­te grave.

Stan­do ai rac­con­ti dei lavo­ra­to­ri, i ricat­ti sono all’or­di­ne del gior­no, così come gli insul­ti, le avan­ce nei riguar­di del­le lavo­ra­tri­ci pre­sen­ti in azien­da, soprat­tut­to rume­ne, e le for­me di capo­ra­la­to sera­le. Ogni sera infat­ti, ai brac­cian­ti più accon­di­scen­den­ti arri­va sul cel­lu­la­re un mes­sag­gio di con­vo­ca­zio­ne al lavo­ro per il gior­no seguen­te. Gli altri a casa, sen­za una ragio­ne o una spie­ga­zio­ne. Lavo­ra­no solo quel­li più sfrut­ta­bi­li, silen­zio­si, accon­di­scen­den­ti col domi­nus. Intan­to que­gli ortag­gi fan­no il giro d’Eu­ro­pa. Arri­va­no nei mer­ca­ti gene­ra­li tede­schi, fran­ce­si, ingle­si e spa­gno­li. Ognu­no di essi rac­con­ta la fati­ca, per chi la sa leg­ge­re, di brac­cian­ti ita­lia­ni e migran­ti che lavo­ra­no come schia­vi nel­le cam­pa­gne ita­lia­ne, sot­to­po­sti alle vio­len­ze e ai ricat­ti di un siste­ma padro­na­le che non è sta­to scon­fit­to ma raf­for­za­to in qual­che modo da un prov­ve­di­men­to, quel­lo del Jobs act, che ha reso i for­ti anco­ra più for­ti e i debo­li anco­ra più debo­li, schiac­cia­ti dal­l’ar­ro­gan­za dei padro­ni, dal­la loro sete di pro­fit­to e di dena­ro e dal­la per­ce­zio­ne di un’im­pu­ni­tà infor­ma­le lega­ta alla loro espe­rien­za sul cam­po e alla reto­ri­ca che ha accom­pa­gna­to il prov­ve­di­men­to ren­zia­no. Tut­to que­sto alme­no fino a quan­do non cam­bie­rà il ven­to, o il gover­no di que­sto paese.

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Mobilitiamoci contro il DDL Paura

Saba­to 16 novem­bre era­va­mo a Roma, in Sapien­za, per l’assemblea con­tro il ddl 1660, già ribat­tez­za­to ddl “Pau­ra”, o “Repres­sio­ne”, o “Unghe­ria”, a indi­ca­re dove

Il Governo Meloni sta indebolendo l’Università e la Ricerca

Il gover­no Melo­ni ha scel­to di ridur­re le spe­se per uni­ver­si­tà e ricer­ca, andan­do in con­tro­ten­den­za rispet­to alle poli­ti­che euro­pee, men­tre il costo del per­so­na­le e l’inflazione con­ti­nua­no a cre­sce­re, aggra­van­do le dif­fi­col­tà eco­no­mi­che degli ate­nei. Inol­tre, il nuo­vo sche­ma di distri­bu­zio­ne del FFO pre­mie­rà le uni­ver­si­tà in base ai risul­ta­ti del­la ricer­ca, ridu­cen­do le risor­se “pere­qua­ti­ve” desti­na­te a bilan­cia­re le disu­gua­glian­ze tra ate­nei, aumen­tan­do ulte­rior­men­te il diva­rio tra le università.