Martedì sera alla Camera del Lavoro di Milano, presso una Sala di Vittorio gremita (400 posti a sedere tutti occupati, più gente in piedi), si è svolta l’assemblea “Voci per una Milano in Comune”. Un’iniziativa che si propone di costruire insieme un campo largo, uno spazio pubblico, che possa comporre quella “Milano in Comune” che, partendo dalle storie diverse, provi a produrre nella città una nuova e diversa proposta politica.
Non è stata un’iniziativa di partito, o di alcuni partiti, ma sicuramente è una proposta di parte, nata dall’impegno di singoli cittadini che aderiscono ad alcune organizzazioni politiche, come chi vi scrive, e grazie al contributo di liberi cittadini caratterizzati da tanto impegno e voglia di fare.
L’appello, sottoscritto da più di 300 cittadine e cittadini, invita tutte le organizzazioni che si riconoscono nella sinistra sociale e politica che opera nel territorio milanese a intraprendere un percorso di dialogo, incontro, confronto ed elaborazione di una proposta politica per il futuro di Milano.
Un po’ assemblea di condominio (ma non rissoso), un po’ “arena di denuncia” per quei delusi da una stagione che non ha rispettato tutte le promesse, la serata ha proposto un percorso diverso anche con un veloce dibattito alla presenza di Paolo Ferrero e Marco Revelli. Pippo Civati, anche lui invitato, è rimasto bloccato a Roma dal voto per l’elezione dei giudici della Corte Costituzionale, ma ha inviato un contributo video, che potete vedere qui.
Si è partiti lanciando degli approfondimenti su alcuni temi: il problema della casa, dell’amministrazione del territorio (dal dopoexpo alla governance della città metropolitana e delle nuove municipalità), dell’inclusione sociale, aspetti che riguardano le sfide immediate di Milano, ma anche la quotidianità delle persone, gli elementi che incidono sulla qualità della vita, perché approfondire i contenuti, conoscere le situazioni è il metodo più facile per favorire un processo di aggregazione, di costruzione di una proposta politica e di consenso.
Si è proposto di andare nei quartieri in ognuna delle 9 future municipalità, favorendo momenti di dibattito e approfondimento dei temi su cui immaginare un programma per la città, anche grazie al contributo di un questionario di approfondimento e di suggerimento, per ritrovare un dialogo con le persone che tante volte le forze politiche si propongono di rappresentare senza conoscerne le reali esigenze.
E chiaro che lo scenario è definito, non si tratta di una proposta che vuole andare nelle zone per chiedere il programma su misura, non è la politica del fai da te, opportunista e camaleontica.
Infatti, non si ha timore di parlare di una stagione politica (non solo) cittadina conclusa, a causa dell’emergere di una diversa proposta politica in fuga verso il centro, risucchiata nel campo gravitazionale del partito della nazione. Il centrosinistra è — per chi propone l’iniziativa — una stagione superata e non si ritiene possibile ripetere nel 2016 scenari passati in nome della nostalgia.
Il “modello Milano” nato nel 2011 è stato caratterizzato da un percorso civico di condivisione e partecipazione, un programma nato giorno dopo giorno, un consenso cresciuto nelle strade, non nei talk show mainstream, ed è quello che si vuole proporre con questa iniziativa.
Non c’è una rottura violenta con questi cinque anni, ma nemmeno una devota e cieca continuità basata sulla nostalgia, sul ‘come eravamo’.
Si vuole costruire una “Milano in Comune” tra la gente, interrogandosi su cosa ha funzionato e cosa no, cosa ripresentare o quale cambiamento adottare, per poi ripetere un incontro nel mese di gennaio in un nuovo momento collettivo per sintetizzare così le possibilità di un percorso comune con chi c’era l’altra sera, con altri che han deciso di non esserci — speriamo solo per ora — e con altri nuovi possibili compagni di viaggio impegnati anche in altri percorsi complementari e affini e che guardano al mondo ambientalista, laico, libertario, radicale e socialista.
Per parlare così di scelte, opportunità e vincoli che producano una alternativa e una proposta organizzata per la città, con la volontà di costruire il fronte dell’alternativa, una Milano plurale.
Perché il modello Milano è un percorso che ha aggregato la sinistra e il civismo democratico, e la continuità sta nel metodo di aggregazione e di rispetto tra pari, non nell’eredità dinastica stabilita nei salotti di qualcuno, né nel partito di Expo, versione meneghina del partito della nazione.
Tiziana Baldini e Marco Mori
Clicca qui per andare alla pagina fb Voci per una Milano in Comune.