La conferenza dei capigruppo in Senato ha deciso di rinviare ancora la trattazione del disegno di legge per il passaggio del Comune di Sappada dal Veneto al Friuli Venezia Giulia. Come comitato friulano di Possibile, in questo frangente ci sembra doverosa una riflessione su Sappada e Cinto Caomaggiore, che dopo otto e dieci anni dalla celebrazione dei referendum aspettano ancora il proprio ricongiungimento alla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia.
Ricostruiamo le vicende. Correva l’anno 2008: tramite un referendum il 95% dei sappadini recatisi alle urne chiese il passaggio di Sappada dal Veneto al Friuli. Fu il 78% di tutti gli iscritti alle liste elettorali, che comprendono anche i residenti all’estero, che costituiscono parte integrante nel calcolo del quorum applicabile. Due anni prima, nel 2006, si era svolta una consultazione analoga tra i cittadini di Cinto Caomaggiore. Il 90% dei votanti (il 60% degli iscritti alle liste elettorali) chiese il passaggio al territorio amministrativo del Friuli. Cinto, come Sappada, fa ancora parte del Veneto. Altri quattro comuni del mandamento di Portogruaro votarono affermativamente al passaggio in Friuli: San Michele, Teglio, Pramaggiore e Gruaro. Ebbero tutti percentuali attorno all’85–90% di sì, senza però raggiungere quel doppio quorum necessario. Il risultato non fu dovuto alla mancanza di partecipazione della comunità locale, che si confermò sempre molto alta; ad influire furono ancora i residenti all’estero, che in questi comuni sono molto numerosi. Ma sappiamo bene che per votare, un’italiano residente in Argentina sarebbe dovuto tornare apposta nel paese dei propri nonni; non è difficile immaginare la difficoltà. Nonostante ciò, il quorum fu sfiorato per un soffio.
C’è da chiedersi che cosa spinga tutti questi comuni a chiedere il passaggio dal Veneto al Friuli. Non si tratta, come alcuni sostengono in maniera semplicistica, di interessi esclusivamente economici, dovuti alla volontà di aderire ad una regione a statuto speciale. Le ragioni vanno piuttosto cercate nel senso di appartenenza alla comunità regionale friulana. Esso è ancora forte nonostante siano passati molti anni dalla creazione dell’assetto attuale. In termini geografici non c’è nessuna barriera naturale che separa Portogruaro da Pordenone e, dal Medioevo sino al XIX secolo, questi comuni sono sempre stati connessi molto più al Friuli che alla Serenissima; il legame si manifesta dal punto di vista sociale ed economico, ma soprattutto linguistico e culturale. I cittadini di Sappada e Cinto si sentono friulani. Fanno parte dei comuni con presenza di minoranze linguistiche: quella cimbra a Sappada/Plodn e quella friulana a Cinto/Cint. Ricordiamo che i motivi dell’autonomia amministrativa e politica del Friuli sono da ricercarsi proprio nella consistente presenza di minoranze (in molti casi maggioranze) linguistiche. Si tratta di ricongiungere comuni friulani (che sono veneti solo per la burocrazia) alla regione che sentono propria.
Alessandro Minisini