Il 28 ottobre scorso, Jair Bolsonaro, candidato di estrema destra, ha vinto le elezioni presidenziali in Brasile con il 55% dei voti validi, mentre il candidato di sinistra, Fernando Haddad, ha avuto il 45%. Però, nelle ultime settimane delle elezioni, c’è stato un movimento reale in difesa della democrazia e il risultato è stato contrastato. Gran parte degli elettori ha votato contro la crisi economica, con la speranza che il prossimo governo possa risolverla. Non si può dire che tutti gli elettori di Bolsonaro siano fascisti, ma è certo che ci sono elementi del fascismo all’interno di essi, che cominciano già a farsi vedere.
Meno di due settimane dopo la sua vittoria, Bolsonaro ha già iniziato a nominare ministri ed a dichiarare il suo programma di governo. Sérgio Moro, ad esempio, il giudice che ha arrestato Luiz Inácio Lula da Silva ad aprile 2018 (senza prove concrete) ha già accettato l’invito per essere il Ministro della Giustizia, mettendo in dubbio la sua neutralità nel processo di Lula. Altri politici sono stati invitati a comporre i ministeri, tra loro due che rispondono a processi per corruzione. Il candidato eletto vuole anche fare la riforma della previdenza sociale, che toglierà tanti diritti dai lavoratori, e chiudere il Ministero del Lavoro, unendolo a “qualsiasi altro ministero”. Vuole anche creare il Ministero della Famiglia e trasformare lo Stato, che oggi è laico, in uno Stato cristiano. Inoltre, vuole trasferire l’Ambiasciata del Brasile da Tel Aviv a Gerusalemme, ritenuta dall’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Paletisna) una provocazione, che destabilizzerà la regione.
Si inizia a respirare l’aria di un progetto autoritario, con il programma “Scuola senza Partito”, ossia, non si potrà parlare di questioni politiche nelle scuole, tra le quali ideologia di genere, razzismo, omofobia, sinistra, marxismo, epurando dalle scuole la filosofia di Paulo Freire, uno degli autori più letti in molte università del mondo, che ha contribuito innegabilmente al pensiero educativo diretto alla costruzione democratica. E presto sarà votata al Senato una proposta presentata dal partito di Bolsonaro che vuole criminalizzare le manifestazioni e movimenti sociali.
Insomma, questi sono soltanto alcuni di tanti esempi di ‘cambiamento’ che il nuovo governo vuole impiantare, che impoveriranno la popolazione, concentreranno i redditi e ci toglieranno i pochi diritti conquistati, tra essi la libertà di espressione. La resistenza deve già iniziare a organizzarsi strategicamente, perché dal primo giorno dell’anno prossimo, le lotte saranno costanti. Oltre ad una fronte democratica che ci rappresenti, ognuno di noi dovrebbe assumersi questa lotta individualmente, formando nuclei di resistenza e occupando tutti gli spazi disponibili, per non permettere che gruppi fascisti e di estrema destra crescano ancora e per portare dalla nostra parte quelli che hanno votato per un miglioramento economico e son rimasti delusi. Il lavoro non sarà facile e neanche breve, ma è un impegno che dobbiamo assumere per i nostri figli e per le generazioni future.
Thais Bonini