Il governo ha fatto marcia indietro sulle Partite IVA. Con l’emendamento approvato stanotte si ripristina il regime fiscale forfettario al 5% per i giovani e si blocca l’aumento dei contributi previdenziali.
Non tutto è risolto, ci mancherebbe. Il nuovo regime fiscale (mantenuto comunque in vita come opzionale) presenta ancora aspetti, diciamo così, molto discutibili. Il regime previdenziale continua a peccare per scarsissima equità e trasparenza in particolare nell’area del lavoro autonomo. Ma intanto un obiettivo immediato, minimale quanto si vuole ma irrinunciabile, è stato raggiunto. Avendone fatto oggetto di uno degli 8 (dicesi otto) emendamenti alla legge di stabilità bocciati (tranne uno) dalla linea muscolare del premier (guai a rischiare di dare ragione ai “dissidenti” PD!) dico che è una bella soddisfazione.
Ma è ancor più una soddisfazione, per me, il modo in cui è stato raggiunto. Il merito va principalmente agli amici free-lance di ACTA, l’associazione dei consulenti del terziario avanzato. Hanno dato un esempio di sindacalismo intelligente e vincente. Per come sono stati convincenti e inclusivi nel definire l’obiettivo. E per come hanno impostato il rapporto tra sindacato e politica. Non hanno guardato in faccia a nessuno, forti della loro chiarezza e autonomia hanno parlato a tutti senza paura di compromettersi. Non hanno scelto gli interlocutori in base a criteri pregiudiziali (nessun “amico-per-antonomasia”) né si sono spaventati davanti a chi accusava i corpi intermedi, le rappresentanze di interessi, di essere solo “frenatori” e “nemici del cambiamento”.
E siccome il cambiamento era ingiusto, dannoso (e a loro ostile) lo hanno fatto cambiare. Bravi.