Il recente cessate il fuoco ha permesso l’ingresso di aiuti umanitari essenziali attraverso il valico di Rafah per sostenere la popolazione locale. Tuttavia, la situazione non è certamente risolta e la ricostruzione del sistema sanitario di Gaza, e di tutto il resto, rappresenta una sfida immensa.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha lanciato un appello alla comunità internazionale per ottenere supporto finanziario urgente, stimando che i costi per la ricostruzione del sistema sanitario potrebbero raggiungere i 10 miliardi di dollari nei prossimi sei-sette anni.
Inoltre, la devastazione causata da 15 mesi di bombardamenti indiscriminati ha lasciato due terzi della popolazione senza una casa e ha distrutto gran parte delle infrastrutture, inclusi ospedali e sistemi idrici. La rimozione delle macerie, stimata in 50,8 milioni di tonnellate, potrebbe richiedere fino a 14 anni.
Il governo italiano ha un ruolo, in tutto questo: innanzitutto è fondamentale rispettare gli impegni presi e intensificare gli sforzi per garantire che gli aiuti umanitari raggiungano efficacemente la popolazione di Gaza. Come è fondamentale che l’Italia, insieme alla comunità internazionale, contribuisca attivamente alla ricostruzione del sistema sanitario e al ripristino delle condizioni di vita dignitose per le persone colpite dagli effetti di 15 mesi di genocidio.
Allo stesso modo, è importante agire per costruire la pace a partire da questa fragile tregua. L’Italia ha il dovere di riconoscere e rispettare le sentenze della Corte Penale Internazionale e della Corte Internazionale di Giustizia, interrompendo tutte le azioni dirette e indirette che supportano l’occupazione illegale israeliana dei territori Palestinesi, facilitando il lavoro e l’accesso di giornaliste e giornalisti a Gaza e nella Cisgiordania.
Non si può rimanere a guardare. Il ritorno allo status quo, fatto di oppressione e apartheid, è intollerabile.