Il “cessate il fuoco” a Gaza non significa che l’emergenza è finita

Il governo italiano ha un ruolo, in tutto questo: innanzitutto è fondamentale rispettare gli impegni presi e intensificare gli sforzi per garantire che gli aiuti umanitari raggiungano efficacemente la popolazione di Gaza. Come è fondamentale che l'Italia, insieme alla comunità internazionale, contribuisca attivamente alla ricostruzione del sistema sanitario e al ripristino delle condizioni di vita dignitose per le persone colpite dagli effetti di 15 mesi di genocidio. Allo stesso modo, è importante agire per costruire la pace a partire da questa fragile tregua. L’Italia ha il dovere di riconoscere e rispettare le sentenze della Corte Penale Internazionale e della Corte Internazionale di Giustizia, interrompendo tutte le azioni dirette e indirette che supportano l’occupazione illegale israeliana dei territori Palestinesi, facilitando il lavoro e l’accesso di giornaliste e giornalisti a Gaza e nella Cisgiordania. Non si può rimanere a guardare. Il ritorno allo status quo, fatto di oppressione e apartheid, è intollerabile.

Il recen­te ces­sa­te il fuo­co ha per­mes­so l’in­gres­so di aiu­ti uma­ni­ta­ri essen­zia­li attra­ver­so il vali­co di Rafah per soste­ne­re la popo­la­zio­ne loca­le. Tut­ta­via, la situa­zio­ne non è cer­ta­men­te risol­ta e la rico­stru­zio­ne del siste­ma sani­ta­rio di Gaza, e di tut­to il resto, rap­pre­sen­ta una sfi­da immensa.

L’Or­ga­niz­za­zio­ne Mon­dia­le del­la Sani­tà (OMS) ha lan­cia­to un appel­lo alla comu­ni­tà inter­na­zio­na­le per otte­ne­re sup­por­to finan­zia­rio urgen­te, sti­man­do che i costi per la rico­stru­zio­ne del siste­ma sani­ta­rio potreb­be­ro rag­giun­ge­re i 10 miliar­di di dol­la­ri nei pros­si­mi sei-set­te anni

Inol­tre, la deva­sta­zio­ne cau­sa­ta da 15 mesi di bom­bar­da­men­ti indi­scri­mi­na­ti ha lascia­to due ter­zi del­la popo­la­zio­ne sen­za una casa e ha distrut­to gran par­te del­le infra­strut­tu­re, inclu­si ospe­da­li e siste­mi idri­ci. La rimo­zio­ne del­le mace­rie, sti­ma­ta in 50,8 milio­ni di ton­nel­la­te, potreb­be richie­de­re fino a 14 anni. 

Il gover­no ita­lia­no ha un ruo­lo, in tut­to que­sto: innan­zi­tut­to è fon­da­men­ta­le rispet­ta­re gli impe­gni pre­si e inten­si­fi­ca­re gli sfor­zi per garan­ti­re che gli aiu­ti uma­ni­ta­ri rag­giun­ga­no effi­ca­ce­men­te la popo­la­zio­ne di Gaza. Come è fon­da­men­ta­le che l’I­ta­lia, insie­me alla comu­ni­tà inter­na­zio­na­le, con­tri­bui­sca atti­va­men­te alla rico­stru­zio­ne del siste­ma sani­ta­rio e al ripri­sti­no del­le con­di­zio­ni di vita digni­to­se per le per­so­ne col­pi­te dagli effet­ti di 15 mesi di genocidio.
Allo stes­so modo, è impor­tan­te agi­re per costrui­re la pace a par­ti­re da que­sta fra­gi­le tre­gua. L’Italia ha il dove­re di rico­no­sce­re e rispet­ta­re le sen­ten­ze del­la Cor­te Pena­le Inter­na­zio­na­le e del­la Cor­te Inter­na­zio­na­le di Giu­sti­zia, inter­rom­pen­do tut­te le azio­ni diret­te e indi­ret­te che sup­por­ta­no l’occupazione ille­ga­le israe­lia­na dei ter­ri­to­ri Pale­sti­ne­si, faci­li­tan­do il lavo­ro e l’accesso di gior­na­li­ste e gior­na­li­sti a Gaza e nel­la Cisgiordania.

Non si può rima­ne­re a guar­da­re. Il ritor­no allo sta­tus quo, fat­to di oppres­sio­ne e apar­theid, è intollerabile.

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Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

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Il “cessate il fuoco” a Gaza non significa che l’emergenza è finita

Il gover­no ita­lia­no ha un ruo­lo, in tut­to que­sto: innan­zi­tut­to è fon­da­men­ta­le rispet­ta­re gli impe­gni pre­si e inten­si­fi­ca­re gli sfor­zi per garan­ti­re che gli aiu­ti uma­ni­ta­ri rag­giun­ga­no effi­ca­ce­men­te la popo­la­zio­ne di Gaza. Come è fon­da­men­ta­le che l’I­ta­lia, insie­me alla comu­ni­tà inter­na­zio­na­le, con­tri­bui­sca atti­va­men­te alla rico­stru­zio­ne del siste­ma sani­ta­rio e al ripri­sti­no del­le con­di­zio­ni di vita digni­to­se per le per­so­ne col­pi­te dagli effet­ti di 15 mesi di genocidio.
Allo stes­so modo, è impor­tan­te agi­re per costrui­re la pace a par­ti­re da que­sta fra­gi­le tre­gua. L’Italia ha il dove­re di rico­no­sce­re e rispet­ta­re le sen­ten­ze del­la Cor­te Pena­le Inter­na­zio­na­le e del­la Cor­te Inter­na­zio­na­le di Giu­sti­zia, inter­rom­pen­do tut­te le azio­ni diret­te e indi­ret­te che sup­por­ta­no l’occupazione ille­ga­le israe­lia­na dei ter­ri­to­ri Pale­sti­ne­si, faci­li­tan­do il lavo­ro e l’accesso di gior­na­li­ste e gior­na­li­sti a Gaza e nel­la Cisgior­da­nia. Non si può rima­ne­re a guar­da­re. Il ritor­no allo sta­tus quo, fat­to di oppres­sio­ne e apar­theid, è intollerabile.