Secondo quanto riportato da Riccardo Magi, nella notte la Commissione Bilancio della Camera ha bocciato un emendamento a firma Magi, Costa, Madia e Sensi che avrebbe consentito di firmare con Spid e firma elettronica anche per la presentazione delle liste elettorali.
Il voto è finito in parità (19 a 19), con conseguente bocciatura.
Il PD ha votato compattamente a favore, il centrodestra compattamente contro, mentre Italia Viva (una componente) si è astenuta, LeU (un componente) era assente, così come quattro deputati del Movimento 5 Stelle.
Secondo Magi, le assenze, molto probabilmente, non sono state casuali ma frutto di un accordo politico, con il sacrificio dell’emendamento sul voto elettronico a favore di altro sulla proroga di sei mesi per i navigator, che stava a cuore al M5S.
Al di là dei retroscenismi, e al di là dei nomi e cognomi dei rappresentanti dei partiti che sono stati l’ago della bilancia della votazione (basta andare sul sito della Camera), resta il fatto che, seguendo le solite argomentazioni pretestuose del centro destra (addirittura si è sostenuto che si trattasse di una modifica della legge elettorale, quando invece il decreto riguardava anche “Semplificazione e rafforzamento dei servizi digitali”, senza dimenticare che nella legge elettorale vigente già c’è una disposizione che prevede l’introduzione della firma digitale per la presentazione delle liste delegando al governo l’attuazione attraverso decreti che i governi in questi anni non hanno mai emanato) si sia voluto negare un diritto ad elettrici ed elettori.
Il diritto a una semplificazione che avrebbe consentito a tutti di presentare le liste con trasparenza, in modo certificato, senza necessità di controlli successivi (spesso poi inutili).
Insomma, un accesso più facile alla politica.
E invece no, la politica deve rimanere un circolino chiuso, con accesso limitato e deciso da un pugno di persone, un privè.
Poi succede che non solo a forza di votare il meno peggio (come scrive Pippo Civati), ma anche a forza di essere costretti a scegliere fra candidate e candidati imposti e calati dall’alto per la corsa a ostacoli che ora è la presentazone di una lista, la gente scopre che non votare è meno peggio che votare.
E meno persone votano, più è difficile che in Parlamento entri qualcosa di nuovo o di diverso.
Ricordiamocelo alle prossime elezioni.