Il Far West della carriera infermieristica (e vai di carovane)

Se ti manca uno stile di vita più tradizionale, avventuroso, anche un po' country, allora hai una sola possibilità: fare l'infermiere.

Nel­l’e­ra mul­ti­me­dia­le puoi moni­to­ra­re da remo­to la lava­tri­ce, la lava­sto­vi­glie, la tem­pe­ra­tu­ra del tuo fri­go­ri­fe­ro. Puoi anche moni­to­ra­re la tua casa, il giar­di­no, maga­ri per vede­re cosa fa il tuo cane duran­te la tua assen­za. Puoi col­le­gar­ti al tuo pc o a quel­lo di un tuo col­le­ga, puoi comu­ni­car­ci da un capo all’al­tro del mon­do. Oppu­re puoi col­le­gar­ti al ser­ver del­la tua azien­da, per­fi­no lavo­ra­re da casa in alcu­ni casi.

Ma se ti man­ca uno sti­le di vita più tra­di­zio­na­le, avven­tu­ro­so, anche un po’ coun­try, allo­ra hai una sola pos­si­bi­li­tà: fare l’in­fer­mie­re. E sì, per­ché una vol­ta che ti sei laureata/o, per un perio­do “n”, del­la tua vita potrai rivi­ve­re l’e­ra del Far West unen­do­ti alle infi­ni­te caro­va­ne che si spo­sta­no su e giù per l’I­ta­lia alla ricer­ca di un posto di lavo­ro. Media­men­te dai 3 ai 5 con­cor­si al mese, gene­ral­men­te indet­ti per un solo posto, offro­no un’am­pia scel­ta di iti­ne­ra­ri che coin­vol­go­no dal­le tre­mi­la alle tre­di­ci­mi­la ani­me in con­ti­nuo spo­sta­men­to. Ci sono le caro­va­ne in pull­man con viag­gi che pos­so­no dura­re anche 18 ore, oppu­re in tre­no (evo­can­do la sto­ri­ca frec­cia del sud). Per i più for­tu­na­ti, dicia­mo “abbien­ti”, le caro­va­ne in auto o addi­rit­tu­ra in aereo, ma que­st’ul­ti­me dav­ve­ro riser­va­te a pochi. A pre­scin­de­re dal­la scel­ta resta il fat­to che la spe­sa media per ani­ma si aggi­ra fra i 250 e i 350 euro che, mol­ti­pli­ca­ti per 3 o 4 spo­sta­men­ti men­si­li, si tra­mu­ta­no dai 750 ai 1400 euro. Un dram­ma che ha più di una sfac­cet­ta­tu­ra; la pri­ma indub­bia­men­te psi­co­lo­gi­ca, che si col­le­ga al disa­gio cau­sa­to dal­l’impos­si­bi­li­tà di “auto man­te­ner­si” nel­la dispe­ra­ta ricer­ca occu­pa­zio­na­le, doven­do sem­pre chie­de­re cas­sa nel­le pro­prie fami­glie. Poi c’è, ovvia­men­te, un dram­ma che coin­vol­ge i pro­pri cari i qua­li fareb­be­ro qua­lun­que sacri­fi­cio pur di vede­re “siste­ma­ti” i pro­pri figli. Un sacri­fi­cio che si aggiun­ge al sacri­fi­cio di aver­li soste­nu­ti nel­lo studio.

Ma se, da un lato, c’è un mon­do “vota­to” al sacri­fi­cio, dal­l’al­tro ce n’è uno vota­to al busi­ness che coin­vol­ge un po’ tut­ti, dal­le agen­zie di noleg­gio agli alber­ghi, dagli Enti Loca­li alle sva­ria­te dit­te spe­cia­liz­za­te che si occu­pa­no di gesti­re i con­cor­si, le loca­tion, l’ac­co­glien­za, il loro svol­gi­men­to; e le cifre che rego­la­no que­sto busi­ness sono natu­ral­men­te da capo­gi­ro. Potrem­mo qua­si dire che esi­ste una for­ma di “turi­smo paral­le­lo”, per altro for­za­to, com­po­sto da miglia­ia di gio­va­ni che han­no come uni­ca col­pa l’a­ver scel­to una pro­fes­sio­ne lusin­ghe­vo­le ma, è il caso di dir­lo, che se la devo­no gua­da­gna­re e per giun­ta spen­den­do anti­ci­pa­ta­men­te gli ipo­te­ti­ci quan­to spe­ra­ti guadagni.

Ma in un’e­po­ca, la nostra, dove si vive di mul­ti­me­dia­li­tà, dove si dia­lo­ga con gli altri per mul­ti­me­dia­li­tà, tut­to que­sto è anco­ra giu­sto? La solu­zio­ne è mol­to più sem­pli­ce di quan­to si pensi.

Innan­zi tut­to “regio­na­liz­za­re” i con­cor­si, alme­no quel­li pub­bli­ci, sareb­be già un pri­mo pas­so. Un uni­co con­cor­so vol­to ad accor­pa­re le neces­si­tà del­le sin­go­le Azien­de Sani­ta­rie che insi­sto­no regio­ne per regio­ne, favo­ren­do ai can­di­da­ti l’op­zio­ne di scel­ta, maga­ri anche con un ordi­ne di pre­fe­ren­ze, per qua­li con­cor­re­re. Ma c’è di più: se le varie Regio­ni dia­lo­gas­se­ro fra loro le caro­va­ne potreb­be­ro dav­ve­ro tor­na­re nel­la memo­ria sto­ri­ca del Far West. L’u­ti­liz­zo del­le aule dei vari Ate­nei potreb­be­ro diven­ta­re i luo­ghi di rife­ri­men­to per lo svol­gi­men­to dei con­cor­si; ade­gua­ta­men­te alle­sti­te con sup­por­ti infor­ma­ti­ci mul­ti­me­dia­li e pre­si­dia­te da com­mis­sio­ni scel­te, que­ste “loca­tion” con­sen­ti­reb­be­ro un più age­vo­le acces­so, alla por­ta­ta di tut­te le tasche, favo­ren­do gli spo­sta­men­ti nel­la pro­pria Regio­ne e non attra­ver­so vere e pro­prie caro­va­ne migra­to­rie ma, soprat­tut­to, sen­za intac­ca­re quel­la digni­tà eco­no­mi­ca e personale.
Nel 2016, pro­iet­ta­ti a cer­ca­re for­me di vita su Mar­te, riu­sci­re­mo ad accor­cia­re le distan­ze sul­la nostra Terra?

Rober­to Sche­no­ne, Co-Por­ta­vo­ce Comi­ta­to Pos­si­bi­le 5.0, Genova

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