La minaccia fascista esiste. È viva e vegeta. E aggiungiamo: purtroppo. Sì, purtroppo lo avevamo pure denunciato in ogni modo. La certificazione arriva da Bari, dove è stata chiusa la sede di CasaPound con una precisa accusa formulata dagli inquirenti: “Riorganizzazione e ricostruzione del partito fascista”. Che è un fatto vietato dalla Costituzione. Insomma, avevamo individuato la concretezza di questo pericolo, chiedendo già all’allora ministro dell’Interno Marco Minniti di farsi carico della situazione, facendo leva sulla Legge Mancino e la Legge Anselmi, oltre che sui principi costituzionali. Invece nessuno ha mosso un dito: ha prevalso l’inerzia, la volontà di minimizzare.
La scelta politica è stata quella di ignorate i numerosi segnali arrivati con cadenza quasi quotidiana. Basti ricordare che Forza Nuova, nell’ottobre 2018, aveva addirittura organizzato una nuova Marcia su Roma, in forma celebrativa, di quella Marcia su Roma; un mese dopo a Como gli skinhead hanno fatto irruzione nella sede di un’associazione dedita all’accoglienza dei migranti. E ancora: a dicembre l’attacco agli studenti dell’associazione Link a Forlì, l’attentato fascista di Luca Traini a Macerata, che rappresenta la peggiore delle azioni violente dell’estrema destra in campagna elettorale. In questo contesto l’aggressione di CasaPound dello scorso settembre a Bari è stata, per ora, il punto massimo di un’operazione di “squadra”, nel senso di squadrismo, che ha provocato il ferimento di molti manifestanti visti come nemici. Ed è stata la conferma, terribile, che il ritorno del fascismo, ammesso che sia davvero sparito, è già presente. È tra di noi: nelle sedi di partiti e organizzazioni che agiscono indisturbate al di fuori delle norme, e che troviamo girando gli angoli della strada.
La constatazione di questi fatti rende necessaria una risposta perentoria: l’approvazione del pacchetto antifascista che abbiamo predisposto e presentato dopo uno studio approfondito. Le proposte di legge sono state depositate in Parlamento, basta la volontà politica di discuterle e renderle leggi della Repubblica. Da quel tassello, infatti, può partire un lavoro che non può essere solo giuridico, ma deve coinvolgere un impegno culturale. Questi due aspetti camminano insieme: senza un adeguato supporto legislativo, la battaglia educativa rischia di non avere la giusta efficacia. Il racconto, secondo cui l’antifascismo è un polveroso arnese della retorica, risulta funzionale a un solo fatto storico: il rafforzamento del fascismo; che si manifesta con (finti) nuovi metodi. Molto somiglianti a quelli vecchi.