Il governo del cambiamento climatico

Che sia gover­no tec­ni­co o tat­ti­co, poli­ti­co o anti­po­li­ti­co, bal­nea­re o mon­ta­no, di sco­po o di mez­zo, di lun­ga dura­ta o di cor­to respi­ro, di rif­fa o di raf­fa, noi abbia­mo pron­ta una car­tel­li­na ver­de, nel­la qua­le met­tia­mo le nostre pro­po­ste che trat­ta­no i temi dei qua­li biso­gna smet­te­re di non par­la­re e che il pros­si­mo gover­no non potrà in nes­sun modo evi­ta­re di trattare.

È frut­to del come sem­pre otti­mo lavo­ro di Davi­de Sera­fin, che lo ha cura­to con la col­la­bo­ra­zio­ne di Chia­ra Bertogalli.

Il governo del cambiamento climatico

Un gover­no del­la cul­tu­ra, del­la scien­za, del­la com­pe­ten­za. La «sala ver­de» per­ma­nen­te di con­fron­to sul­le solu­zio­ni e gli inve­sti­men­ti. Un gran­de dibat­ti­to pub­bli­co, a più livel­li. Pun­ti essen­zia­li, obiet­ti­vi ambi­zio­si, una mis­sio­ne col­let­ti­va. Una con­ver­sio­ne eco­lo­gi­ca che è anche poli­ti­ca industriale.

  1. Un pun­to di PIL e una stra­te­gia — pub­bli­ca, per pri­ma cosa — sull’efficienza ener­ge­ti­ca, un inve­sti­men­to che dà lavo­ro e ridu­ce la bol­let­ta. Pro­mo­zio­ne di comu­ni­tà e coo­pe­ra­ti­ve energetiche.
  2. La gran­de fore­sta, per assor­bi­re CO2 e met­te­re in sicu­rez­za il nostro suo­lo e le nostre comunità.
  3. Uni­ver­si­tà e Ricer­ca pub­bli­ca, per diven­ta­re il pae­se ver­de. Dif­fu­sio­ne del­la Citi­zen Science.
  4. Mobi­li­tà elet­tri­ca, sosti­tu­zio­ne del par­co auto pub­bli­che, tra­spor­to inte­gra­to con il glo­bal pass alla tedesca.
  5. Tute­la del­le risor­se natu­ra­li, dell’acqua e del suo­lo, per­ché si smet­ta di sfrut­ta­re la Ter­ra. Eco­no­mia cir­co­la­re e rac­col­ta dif­fe­ren­zia­ta in tut­to il paese.

 

Via dal Carbone

La Stra­te­gia Ener­ge­ti­ca Nazio­na­le e il pia­no per l’energia e il cli­ma devo­no pre­ve­de­re l’anticipazione del pha­se-out del car­bo­ne al 2023 e il rapi­do pas­sag­gio a cen­tra­li sola­ri foto­vol­tai­che a con­cen­tra­zio­ne, incen­ti­va­zio­ne di mini-foto­vol­tai­co e mini-eoli­co civi­le con pos­si­bi­li­tà di rea­liz­za­zio­ne di reti di scam­bio. In fun­zio­ne del­le pre­vi­sio­ni rela­ti­ve alla ridu­zio­ne dei ghiac­ciai, devo­no esse­re pre­vi­ste azio­ni con­se­guen­ti alle rica­du­te sul­la pro­du­zio­ne di ener­gia idroe­let­tri­ca. Devo­no esse­re defi­ni­ti e avvia­ti pia­ni per la pro­gres­si­va ridu­zio­ne dell’uso del gas meta­no a par­ti­re dal 2040. Insi­ste­re sul­la que­stio­ne dell’efficienza ener­ge­ti­ca e la ridu­zio­ne degli sprechi.

Scam­bia­mo­ci libe­ra­men­te l’energia

Toglia­mo buro­cra­zia alle rin­no­va­bi­li: scam­bia­mo­ci libe­ra­men­te l’energia.

Ci vuo­le una leg­ge per pro­muo­ve­re la gene­ra­zio­ne distri­bui­ta di ener­gia, oggi for­te­men­te pena­liz­za­ta da un qua­dro nor­ma­ti­vo obso­le­to che per­pe­tua un model­lo iper-cen­tra­liz­za­to del­la distri­bu­zio­ne. La nuo­va nor­ma deve sem­pli­fi­ca­re la costru­zio­ne e l’esercizio degli impian­ti di pro­du­zio­ne di ener­gia elet­tri­ca, anche per gli inter­ven­ti di modi­fi­ca, poten­zia­men­to, rifa­ci­men­to. I siste­mi di distri­bu­zio­ne chiu­si devo­no esse­re qua­li­fi­ca­ti come atti­vi­tà libe­ra in modo da con­sen­ti­re la con­di­vi­sio­ne di ener­gia fra gli edi­fi­ci e all’in­ter­no degli edi­fi­ci, sia di pri­va­ti che di aziende.

Al fine di faci­li­ta­re la pro­du­zio­ne auto­no­ma dell’energia elet­tri­ca, l’esenzione del paga­men­to dell’accisa è este­sa fino a tut­ti gli impian­ti con poten­za non supe­rio­re a 50 kw.

Tet­ti pub­bli­ci fotovoltaici

Lo Sta­to può esse­re il pri­mo atto­re di que­sta tran­si­zio­ne facen­do acqui­si­re all’insieme degli edi­fi­ci pub­bli­ci un cer­to gra­do di auto­no­mia ener­ge­ti­ca, ridu­cen­do l’impatto sul lato degli acqui­sti di elet­tri­ci­tà dal­la rete. L’intento è quel­lo di instal­la­re 0,5 Gw all’an­no sui tet­ti degli edi­fi­ci pub­bli­ci. La spe­sa pre­vi­sta è pari 700 milio­ni ed è ero­ga­ta tra­mi­te un fon­do. La coper­tu­ra è indi­vi­dua­ta dal mede­si­mo Mini­ste­ro dell’Ambiente nel­la revi­sio­ne dei cosid­det­ti sus­si­di ambien­ta­li dan­no­si di cui al ‘Cata­lo­go dei sus­si­di ambien­tal­men­te dan­no­si e dei sus­si­di ambien­tal­men­te favo­re­vo­li’, redat­to annual­men­te dal­la Dire­zio­ne gene­ra­le per lo svi­lup­po soste­ni­bi­le, per il dan­no ambien­ta­le e per i rap­por­ti con l’Unione Euro­pea e gli orga­ni­smi internazionali.

Foreste

Il patri­mo­nio fore­sta­le è cru­cia­le nel­la stra­da per l’ab­bat­ti­men­to del­le emis­sio­ni di ani­dri­de carbonica.

Le fore­ste del Pae­se sono un bene comu­ne inso­sti­tui­bi­le e un patri­mo­nio da tute­la­re ed amplia­re. Sono un valo­re in sé.

Occor­re abbat­te­re la con­trap­po­si­zio­ne foreste/agricoltura e sigil­la­re una nuo­va allean­za con i custo­di del ter­ri­to­rio: fare in modo che gli agri­col­to­ri tor­ni­no ad esse­re allea­ti e guar­dia­ni degli ambien­ti natu­ra­li e non veda­no que­sti come osta­co­lo alla loro pro­dut­ti­vi­tà. La pri­ma cau­sa di per­di­ta di bio­di­ver­si­tà ed estin­zio­ne del­le spe­cie è la per­di­ta di habitat.

Tren­ta milio­ni di albe­ri all’anno

Pian­tia­mo albe­ri, alme­no tren­ta milio­ni all’anno (per un costo sti­ma­to di sei­cen­to milioni).

È neces­sa­rio un pia­no per ricon­ver­ti­re le aree indu­stria­li e agri­co­le dismes­se in fore­ste per resti­tui­re alla natu­ra ciò che è sta­to tol­to. Il PSR 2014–2020 “Imbo­schi­men­to di ter­re­ni agri­co­li e non agri­co­li” deve esse­re rin­no­va­to e raf­for­za­to, accom­pa­gna­to da un pro­get­to nazio­na­le di soste­gno agli enti par­co per la manu­ten­zio­ne e l’incremento del­le aree boschi­ve. Oltre agli incen­ti­vi, però, ser­ve una leg­ge che capo­vol­ga la tute­la del patri­mo­nio natu­ra­le esi­sten­te (anche e soprat­tut­to quel­lo non pro­tet­to) con­fe­ren­do­gli dirit­ti di sog­get­to giuridico.

Nel­le aree urba­ne il ver­de è un allea­to con­tro il sur­ri­scal­da­men­to e per la depu­ra­zio­ne del­l’a­ria: pro­po­nia­mo una leg­ge con­tro le capi­toz­za­tu­re e per la crea­zio­ne di boschi nel­le zone urba­ne, recu­pe­ran­do aree indu­stria­li dismes­se, anche con fun­zio­ne di con­so­li­da­men­to di zone a rischio dissesto.

In que­sto qua­dro, devo­no esse­re adot­ta­te misu­re di:

    • Incen­ti­vo ad agri­col­to­ri che pra­ti­ca­no l’a­pi­col­tu­ra (anche in que­sto caso agen­do sui fon­di europei);
    • Espan­sio­ne ed aumen­to del­le aree protette;
    • Incen­ti­vi al turi­smo solo se sostenibile.

 

Conoscenza

L’istruzione e la ricer­ca pos­so­no per­met­te­re di appro­fon­di­re la con­sa­pe­vo­lez­za sul­le cau­se del cli­ma­te chan­ge e del­la disu­gua­glian­za socia­le, pos­so­no gene­ra­re un’idea di mon­do inno­va­ti­va e un diver­so approc­cio alla con­vi­ven­za fra le per­so­ne e i popo­li. Asse­gnia­mo l’1% del PIL alla ricer­ca e all’università.

La nostra scuo­la ha biso­gno di risor­se e di rifor­me nega­te da trop­po tem­po e a cui la Leg­ge 107 non ha rispo­sto affat­to, essen­do costi­tui­ta per la gran par­te da tema­ti­che con­trat­tua­li riguar­dan­ti diri­gen­ti e docen­ti. La visio­ne ampia del­lo svi­lup­po dei bam­bi­ni, dei gio­va­ni adul­ti che va oltre il loro adde­stra­men­to ad esse­re rotel­le obbe­dien­ti nel­la mac­chi­na eco­no­mi­ca. L’istruzione che arric­chi­sce l’esperienza del mon­do di una bam­bi­na, di un bam­bi­no, che pro­muo­ve il pen­sie­ro diver­gen­te, cri­ti­co e crea­ti­vo è fondamentale.

Bor­se di stu­dio e gra­tui­tà dei libri scolastici

Le azio­ni descrit­te qui di segui­to sono vol­te a rimuo­ve­re gli osta­co­li eco­no­mi­ci nell’accesso alla cono­scen­za e al per­cor­so di appren­di­men­to, di for­ma­zio­ne e stu­dio dell’individuo. Ad esem­pio, la spe­sa annua per i libri sco­la­sti­ci si aggi­ra intor­no a 300 euro per cia­scun bam­bi­no. Ren­dia­mo gra­tui­ti i libri per la scuo­la del­l’ob­bli­go, fino a 14 anni, tra­mi­te il finan­zia­men­to di 1,5 miliar­di del fon­do pre­vi­sto in capo al Mini­ste­ro dell’Istruzione, dell’Università e del­la Ricer­ca, capi­to­lo di spe­sa n. 1500, ride­no­mi­na­to “Spe­se per la gra­tui­tà dei libri di testo e spe­se per il noleg­gio dei libri sco­la­sti­ci per gli stu­den­ti e per i loro genitori”.

Il dirit­to allo stu­dio uni­ver­si­ta­rio deve esse­re garan­ti­to raf­for­zan­do il siste­ma del­le bor­se di stu­dio, por­tan­do la dota­zio­ne del fon­do inte­gra­ti­vo sta­ta­le per la con­ces­sio­ne di bor­se di stu­dio a quo­ta 850 milio­ni di euro.

 

Via dal Diesel

Revi­sio­nia­mo il siste­ma dei sus­si­di al set­to­re dei tra­spor­ti com­mer­cia­li e marit­ti­mi (si trat­ta di cir­ca 8 miliar­di di euro all’anno), sta­bi­len­do un pia­no per l’uscita dall’uso del gaso­lio entro il 2030 median­te incen­ti­vi alla sosti­tu­zio­ne dei mez­zi di trasporto.

Aggior­nia­mo il par­co auto pub­bli­che diret­ti ver­so la mobi­li­tà elettrica.

L’in­fra­strut­tu­ra di rica­ri­ca deve esse­re espan­sa in modo mas­sic­cio. Ciò deve inclu­de­re sia le sta­zio­ni di rica­ri­ca pub­bli­che che quel­le pri­va­te. Sono neces­sa­ri mag­gio­ri inve­sti­men­ti pub­bli­ci (tre miliar­di l’anno fino al 2023), devo­no esse­re ridot­ti gli osta­co­li buro­cra­ti­ci nel­le instal­la­zio­ni dome­sti­che (pre­ser­van­do i requi­si­ti di sicu­rez­za) e deve esse­re intro­dot­ta una quo­ta mini­ma di pun­ti di rica­ri­ca nei parcheggi.

Cit­tà elettriche
Il nume­ro di auto­bus cir­co­lan­ti è pari a cir­ca 98 mila uni­tà, dei qua­li ben il 61% ha più di 10 anni di età. Qua­si 1/3 del par­co tota­le (30.520 mez­zi) è sta­to imma­tri­co­la­to pri­ma del 1998. Solo il 12% ha un’anzianità com­pre­sa tra 0–4 anni (dati 2013, ACI).

Per­tan­to inten­dia­mo sosti­tui­re nell’arco di cin­que anni 6000 auto­bus con altret­tan­ti nuo­vi e com­ple­ta­men­te elet­tri­ci in modo da toglie­re dal­la cir­co­la­zio­ne i 30 mila auto­bus vec­chi e inquinanti.

Mobil­Pass per il tra­spor­to pubblico
Auto­bus e tre­ni han­no biso­gno di esse­re incen­ti­va­ti, in modo che più per­so­ne cam­bi­no le pro­prie abi­tu­di­ni di spo­sta­men­to. In par­ti­co­la­re, voglia­mo sfrut­ta­re le oppor­tu­ni­tà offer­te dal­la digi­ta­liz­za­zio­ne e col­le­ga­re tut­ti i ser­vi­zi di tra­spor­to pub­bli­co con un’u­ni­ca smart card o app: il Mobil­Pass ver­de. Met­tia­mo in rete i tra­spor­ti pub­bli­ci tra­di­zio­na­li con nuo­vi ser­vi­zi di mobi­li­tà come la con­di­vi­sio­ne di auto e bici­clet­te. Con il Mobil­Pass ver­de la fat­tu­ra­zio­ne avvie­ne auto­ma­ti­ca­men­te e in modo uni­for­me. Ad accom­pa­gna­re que­sto stru­men­to, sta­bi­lia­mo un uni­co prez­zo per il bigliet­to dell’autobus, fis­sa­to a un euro.

 

Acqua e suolo

La dife­sa del­le fon­ti idri­che è fon­da­men­ta­le. Tut­to il pae­se è da un lato a rischio idro­geo­lo­gi­co, dall’altro è a rischio deser­ti­fi­ca­zio­ne. La stra­te­gia per il cli­ma deve con­te­ne­re azio­ni per ridur­re entram­bi i rischi. Ser­ve una leg­ge per difen­de­re le fon­ti idri­che sot­ter­ra­nee dai rischi di inqui­na­men­to, in par­ti­co­la­re per evi­ta­re inse­dia­men­ti indu­stria­li lad­do­ve esi­sto­no riser­ve idri­che pro­fon­de. In agri­col­tu­ra deve esse­re avvia­to un pia­no per ridur­re lo spre­co di acqua, ridur­re e quin­di annul­la­re l’uso di fer­ti­liz­zan­ti e pesti­ci­di, favo­ren­do le pra­ti­che agri­co­le inno­va­ti­ve in un qua­dro di eco­no­mia cir­co­la­re. Le aree gole­na­li e gli alvei dei fiu­mi devo­no esse­re libe­ra­ti dal­le costru­zio­ni umane.

Stop al con­su­mo di suolo
Da decen­ni il con­su­mo di suo­lo viag­gia a una velo­ci­tà esa­ge­ra­ta, un rit­mo che ha, scri­ve Ispra, «una serie di effet­ti diret­ti sul ciclo idro­lo­gi­co e indi­ret­ti sul micro­cli­ma pro­du­cen­do un aumen­to del rischio inon­da­zio­ni». Dob­bia­mo ribal­ta­re il para­dig­ma urba­ni­sti­co vigen­te: se le pre­vi­sio­ni di espan­sio­ne con­te­nu­te nei pia­ni urba­ni­sti­ci non sono nep­pu­re avvia­te dopo cin­que anni dal­la loro appro­va­zio­ne que­ste devo­no deca­de­re. Le stes­se pre­vi­sio­ni di espan­sio­ne devo­no esse­re limi­ta­te al peri­me­tro coin­ci­den­te con il limi­te del­le aree urba­niz­za­te, isti­tuen­do paral­le­la­men­te un limi­te al con­su­mo di suolo.

La que­stio­ne è anche fisca­le. In Ita­lia il peso degli one­ri di urba­niz­za­zio­ne e dei con­tri­bu­ti sul costo di costru­zio­ne è com­pre­so tra il 4% e l’8% del prez­zo fini­to al metro qua­dra­to, men­tre nel­le cit­tà tede­sche la quo­ta sale fino al 30%, sen­za intac­ca­re pro­por­zio­nal­men­te il prez­zo fina­le dell’immobile. Ne rica­ve­re­mo risor­se con le qua­li finan­zia­re ope­re di boni­fi­ca, riqua­li­fi­ca­zio­ne e mes­sa in sicu­rez­za del patri­mo­nio edi­li­zio, di ridu­zio­ne del rischio idro­geo­lo­gi­co, e per l’acquisizione e la rea­liz­za­zio­ne di aree ver­di, sem­pre con l’obiettivo di miglio­ra­re la qua­li­tà del­la vita dei cit­ta­di­ni attra­ver­so la rige­ne­ra­zio­ne urbana.

La legi­sla­zio­ne vigen­te pre­ve­de un siste­ma di tas­sa­zio­ne asso­lu­ta­men­te irri­so­rio per i mate­ria­li edi­li estrat­ti dal­le cave. Media­men­te nel­le cas­se del­le Regio­ni entra­no 40 cen­te­si­mi di euro per metro­cu­bo di sab­bia e ghia­ia estrat­te, men­tre in altri pae­si si toc­ca­no cifre pari a 3 euro al metro­cu­bo. Gra­zie a que­sto ade­gua­men­to, le Regio­ni incas­se­reb­be­ro oltre 230 milio­ni di euro aggiun­ti­vi rispet­to agli attua­li 36.

Agri­col­tu­ra pulita
L’A­gen­zia inter­na­zio­na­le per la ricer­ca sul can­cro (IARC), nel 2015, ha clas­si­fi­ca­to il gli­fo­sa­to come un “pro­ba­bi­le can­ce­ro­ge­no per l’uo­mo”. Tale sostan­za ha però effet­ti can­ce­ro­ge­ni con­cla­ma­ti sugli altri esse­ri ani­ma­li, per­tan­to rite­nia­mo che il gover­no dell’emergenza cli­ma­ti­ca si deb­ba impe­gna­re in sede euro­pea affin­ché, a par­ti­re dal 1 gen­na­io 2020, sia vie­ta­ta in tut­to il ter­ri­to­rio dell’Unione la pro­du­zio­ne, la com­mer­cia­liz­za­zio­ne e l’impiego di pro­dot­ti diser­ban­ti con­te­nen­ti glifosato.

Nel­le ope­ra­zio­ni di gestio­ne del­la vege­ta­zio­ne spon­ta­nea vie­ne inse­ri­to il divie­to di effet­tua­re inter­ven­ti di diser­bo chi­mi­co con sostan­ze tos­si­che su fasce di vege­ta­zio­ne erba­cea, arbu­sti­va o arbo­rea poste a distan­za infe­rio­re a due­cen­to metri da stra­de pub­bli­che o pri­va­te, da aree urba­niz­za­te, pub­bli­che o pri­va­te, fos­si, tor­ren­ti, fiumi.

Inol­tre il gover­no si impe­gna a pro­muo­ve­re in sede euro­pea una revi­sio­ne del rego­la­men­to (CE) n. 2003/2003 del Par­la­men­to euro­peo e del Con­si­glio, del 13 otto­bre 2003, rela­ti­vo ai con­ci­mi, nel sen­so di una pro­gres­si­va ridu­zio­ne dell’uso in agri­col­tu­ra, fino al divie­to di impie­go, di con­ci­mi mine­ra­li, ovve­ro di con­ci­mi nei qua­li gli ele­men­ti nutri­ti­vi dichia­ra­ti sono pre­sen­ti sot­to for­ma di com­po­sti mine­ra­li otte­nu­ti median­te estra­zio­ne o pro­ces­si fisi­ci e chi­mi­ci industriali.

Chi sfrut­ta la ter­ra paga
Tut­to ciò che è sfrut­ta­men­to del­la ter­ra, in par­ti­co­la­re le estra­zio­ni di idro­car­bu­ri e acque mine­ra­li, spes­so con­ces­se trop­po facil­men­te e con cor­re­spon­sio­ne di cano­ni sim­bo­li­ci, deve esse­re sog­get­to a limi­ta­zio­ni e a un mag­gior pre­lie­vo fisca­le. In par­ti­co­la­re, devo­no esse­re sospe­se le auto­riz­za­zio­ni per nuo­ve tri­vel­la­zio­ni, sia in mare che in terra.

Dal pun­to di vista fisca­le, si inten­de incre­men­ta­re il pre­lie­vo di pro­dot­to che il tito­la­re di cia­scu­na con­ces­sio­ne di col­ti­va­zio­ne è tenu­to a ver­sa­re per le pro­du­zio­ni di idro­car­bu­ri liqui­di e gas­so­si otte­nu­te in ter­ra­fer­ma, ivi com­pre­si i poz­zi che par­to­no dal­la ter­ra­fer­ma, intro­du­cen­do un’aliquota addi­zio­na­le del 5%. Inol­tre, l’aliquota dell’addizionale all’im­po­sta sul red­di­to del­le socie­tà di cui all’articolo 3 del­la Leg­ge 6 feb­bra­io 2009, n. 7 (cd. Lybian Tax), è incre­men­ta­ta dal 4% al 6%.

I cano­ni del­le con­ces­sio­ni per il pre­lie­vo del­le acque mine­ra­li sono trop­po bas­si. Si trat­ta di 0,001 euro al litro, dav­ve­ro poco se si pen­sa che il prez­zo per l’utente fina­le varia da 0,25 a 0,35 euro al litro (dati Novem­bre 2018), quin­di da 250 a 350 vol­te più del cano­ne di pre­lie­vo. Un aumen­to di quest’ultimo a 0,03 euro per litro, ren­den­do­lo uni­for­me su tut­to il ter­ri­to­rio nazio­na­le, per­met­te­reb­be di indi­riz­za­re risor­se per le Regio­ni con la fina­li­tà del­la pre­ven­zio­ne del rischio idrogeologico.

Eco­no­mia circolare
In tut­ti i comu­ni del pae­se, entro il 2023, deve esse­re intro­dot­to un siste­ma di rac­col­ta dif­fe­ren­zia­ta al fine di rag­giun­ge­re l’obiettivo del 65% del rici­clo dei rifiu­ti di imbal­lag­gio due anni pri­ma di quan­to pre­vi­sto dal Pac­chet­to sull’Economia Cir­co­la­re dell’Unione Euro­pea. La filie­ra dei rifiu­ti, e in par­ti­co­la­re quel­la dei rifiu­ti di imbal­lag­gio deve esse­re inse­ri­ta in un siste­ma a cir­cui­to chiu­so, sti­mo­lan­do il riu­so, il recu­pe­ro e l’utilizzo del­la mate­ria pri­ma secon­da. Occor­re defi­ni­re quan­to pri­ma le modi­fi­che alla disci­pli­na nazio­na­le in mate­ria di ces­sa­zio­ne del­la qua­li­fi­ca di rifiu­to (cd. End of waste, vale a dire il pro­ces­so che per­met­te ad un rifiu­to di tor­na­re a svol­ge­re un ruo­lo uti­le come pro­dot­to) che deve rece­pi­re le modi­fi­che intro­dot­te dal Rego­la­men­to 2018/851/UE, ovve­ro il Cir­cu­lar Eco­no­my Pac­ka­ge, sal­va­guar­dan­do i requi­si­ti di sicu­rez­za e di pro­te­zio­ne a val­le nel­la cate­na di fornitura.

Progressività, altro che Flat Tax

In que­sto qua­dro, appa­re non più riman­da­bi­le un’azione di gover­no vol­ta alla redi­stri­bu­zio­ne del­la ric­chez­za, al fine di soste­ne­re lo sfor­zo pub­bli­co per avvia­re la tran­si­zio­ne verde.

A livel­lo euro­peo occor­re defi­ni­re una poli­ti­ca fisca­le comu­ne basa­ta su quat­tro impo­ste sup­ple­men­ta­ri e com­ple­men­ta­ri (tra cui la car­bon tax) alle omo­lo­ghe nazio­na­li per soste­ne­re il pia­no del­la tran­si­zio­ne all’economia ver­de del siste­ma pro­dut­ti­vo e, dall’altro, a eli­mi­na­re il diva­rio già esi­sten­te nei siste­mi fisca­li nazio­na­li alla base di una illo­gi­ca com­pe­ti­zio­ne tra i pae­si membri.

Per la fisca­li­tà nazio­na­le pre­ve­dia­mo di rea­liz­za­re cin­que pun­ti, ovvero

1) una mag­gio­re pro­gres­si­vi­tà dell’imposta sui redditi,

2) una redi­stri­bu­zio­ne del­la ric­chez­za tra­mi­te ade­gua­ta tas­sa­zio­ne dei gran­di patrimoni,

3) met­ter fine al regi­me di favo­re tut­to­ra in esse­re per le impre­se multinazionali,

4) rea­liz­za­re il prin­ci­pio chi inqui­na paga,

5) uti­liz­za­re il fisco elet­tro­ni­co per com­bat­te­re e ridur­re l’evasione fisca­le e contributiva.

Gli incre­men­ti di get­ti­to sono tut­ti desti­na­ti al Fon­do per la tran­si­zio­ne ener­ge­ti­ca e a misu­re di redi­stri­bu­zio­ne e stru­men­ti di inclu­sio­ne come il sala­rio mini­mo e il red­di­to minimo.

 

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Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Possibile sostiene Coopla Green. Fallo anche tu.

Pri­ma l’a­zien­da si chia­ma­va Man­fre­pla­st e pro­du­ce­va sto­vi­glie in pla­sti­ca monou­so. Ope­ra­ie e ope­rai licen­zia­ti voglio­no ricon­ver­ti­re l’azienda nel­la pro­du­zio­ne di posa­te com­po­sta­bi­li uti­liz­zan­do solo ener­gie rinnovabili.

Han­no biso­gno del soste­gno di tut­te e tut­ti noi. Noi abbia­mo fat­to la nostra par­te, ma chie­dia­mo anche a te di fare un pic­co­lo sforzo.