Quando avevo definito il ministro della transizione ecologica “due facce” richiamando il personaggio di Batman, mai mi sarei immaginato di averlo descritto in maniera così precisa e puntuale. Le sue ultime dichiarazioni dimostrano che non è assolutamente idoneo a ricoprire l’incarico di Ministro a maggior ragione in questo momento storico ben preciso.
Il nostro governo è assolutamente in ritardo sulle decisioni da prendere per contrastare i cambiamenti climatici e il Ministro che si dovrebbe occupare seriamente di transizione ecologica assomiglia sempre più un personaggio dei film degli anni 80 dove in base alla curva dove si trovava indossava la casacca di un determinato colore, salvo poi cambiare la giacca per spostarsi nella curva avversaria. Per cui dà ragione agli industriali (il vero freno alla transizione ecologica) quando si trova al tavolo con gli industriali, poi dà ragione ai petrolieri quando si trova al tavolo con loro e nel frattempo la transizione ecologica la facciamo domani.
Addirittura, proprio perché è consapevole che non abbiamo tempo da perdere, ha riesumato il nucleare (già bocciato da un referendum) e fonte assolutamente non sicura e dagli ingenti costi di gestione.
Ma, soprattutto, in una situazione come quella che stiamo vivendo, sposta il discorso (forse per mascherare i risultati che non sta ottenendo) attaccando il movimento ambientalista in maniera assolutamente vergognosa.
Le sue parole sono un vero affronto nei confronti del movimento ambientalista italiano: uomini e donne, associazioni, comitati locali che si impegnano, approfondiscono le tematiche, tutelano e difendono il proprio territorio. Una realtà che nel corso di questi 20 anni è mutata passando da un semplice ma importante movimento di protesta a un più ricco e variegato movimento di proposta.
Da un ministro chiamato a gestire un passaggio fondamentale in questo periodo storico ci saremmo aspettati azioni più concrete a favore della transizione ecologica a favore della natura e in contrasto ai cambiamenti climatici. Invece dobbiamo constatare come questo ministro stia lavorando contro gli interessi del ministero che è chiamato a presiedere: basti pensare alle autorizzazioni alle trivellazioni in mare agli scavi nel Parco del Beigua e a tutta un’altra serie di delibere che portano la sua firma).
Gli insulti di questi giorni sono la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che dimostrano l’assoluta inadeguatezza di Cingolani.
La storia costituzionale italiana già in passato aveva toccato il fondo con ministri dell’ambiente decisamente “imbarazzanti” ma con Cingolani si è scesi ancora più in basso.
Nel momento in cui in tutta Europa e in tutto il mondo i movimenti ambientalisti, le associazioni ambientaliste, le ragazze e i ragazzi dei Fridays For Futures vengono presi come interlocutori per immaginare e costruire insieme percorsi di transizione e un nuovo modello di partecipazione in Italia abbiamo un ministro della transizione ecologica che non trova assolutamente nulla di meglio da fare che non insultare il movimento ambientalista.
Non mi meraviglia poi che queste dichiarazioni siano state fatte a un evento di Italia Viva, una delle forze politiche di maggioranza, che in tempi non sospetti aveva presentato un progetto per il rilancio del sistema paese che sembrava scritto negli anni 80: colate di cemento per infrastrutture inutili, depotenziamento degli strumenti di prevenzione ambientale come la VIA, sostegno al carbone a scapito della fonti rinnovabili e l’immancabile Ponte sullo Stretto di Messina, simbolo di quella cultura imprenditoriale che cancella e annienta qualsiasi considerazione ambientale e favore di un meccanismo economico che ci ha condotto alla crisi socio climatica e ambientale che stiamo vivendo.
Chiedere a Draghi di togliere la delega a Cingolani, dopo la vicenda Durigon durante la quale la voce del premier non si è per nulla sentita, è assolutamente inutile.
Spetta al mondo ambientalista nella sua interezza, ai ragazzi e alle ragazze dei Fridays For Future e alle forze politiche come Possibile chiedere e pretendere un cambio di passo. Magari partendo dal prossimo “sciopero globale per il clima” previsto per il 24 settembre.
“Salvare il futuro non ha prezzo” e soprattutto non vogliamo che siano persone inadeguate come Cingolani a governare questo percorso.