Il paradosso del cellulare

Da animatore digitale e docente in prima linea da anni per l’uso della tecnologia in classe, ho letto con molta perplessità e non poca preoccupazione ieri su “Il Messaggero” un articolo secondo il quale in Commissione Cultura alla Camera è stata avanzata la proposta di bandire l’uso del cellulare a scuola, addirittura ventilando l’ipotesi di far depositare i cellulari presso la segreteria. Mi sono chiesta se in Commissione ci siano persone esperte dell’organizzazione quotidiana di una scuola, perché già sento gli ululati provenire dalle segreterie didattiche di tutto lo Stivale.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Da ani­ma­to­re digi­ta­le e docen­te in pri­ma linea da anni per l’uso del­la tec­no­lo­gia in clas­se, ho let­to con mol­ta per­ples­si­tà e non poca pre­oc­cu­pa­zio­ne ieri su “Il Mes­sag­ge­ro” un arti­co­lo secon­do il qua­le in Com­mis­sio­ne Cul­tu­ra alla Came­ra è sta­ta avan­za­ta la pro­po­sta di ban­di­re l’uso del cel­lu­la­re a scuo­la, addi­rit­tu­ra ven­ti­lan­do l’ipotesi di far depo­si­ta­re i cel­lu­la­ri pres­so la segre­te­ria. Mi sono chie­sta se in Com­mis­sio­ne ci sia­no per­so­ne esper­te dell’organizzazione quo­ti­dia­na di una scuo­la, per­ché già sen­to gli ulu­la­ti pro­ve­ni­re dal­le segre­te­rie didat­ti­che di tut­to lo Stivale.

Sen­za sof­fer­mar­ci sul caos orga­niz­za­ti­vo che una simi­le pro­po­sta cau­se­reb­be, c’è inve­ce da fare una con­si­de­ra­zio­ne di una cer­ta impor­tan­za: il fat­to che la defi­ni­zio­ne di “edu­ca­zio­ne civi­ca” dovreb­be inclu­de­re, ai nostri gior­ni, una vera e pro­pria “edu­ca­zio­ne tec­no­lo­gi­ca”. Si par­la tan­to di cyber­bul­li­smo, ad esem­pio, sen­za riflet­te­re sul fat­to che non è lo stru­men­to a cau­sa­re il feno­me­no, ma l’uso che di esso vie­ne fat­to. D’altronde, sia­mo una gene­ra­zio­ne di geni­to­ri che ha mes­so in mano ai figli mino­ren­ni com­pu­ter poten­tis­si­mi che stan­no nel pal­mo di una mano e pos­so­no vir­tual­men­te fare qua­lun­que cosa, ma che si arroc­ca poi nel divie­to inve­ce che nell’educazione all’uso del­lo stru­men­to. Nel­la mia pri­ma liceo (quin­di ragaz­zi 14enni) tut­ti usa­no una famo­sa appli­ca­zio­ne di mes­sag­ge­ria istan­ta­nea: signi­fi­ca che i geni­to­ri han­no lascia­to che i loro figli, qual­che mese fa, appli­cas­se­ro la spun­ta alla casel­la “ho 16 anni o più”, oppu­re che i geni­to­ri stes­si non fos­se­ro a cono­scen­za di que­sta con­di­zio­ne. E avan­ti così in una spi­ra­le di igno­ran­za e timo­ri sen­za solu­zio­ni con­cre­te, pra­ti­che ed appli­ca­bi­li, né, soprat­tut­to, fun­zio­na­li alla solu­zio­ne del “pro­ble­ma tecnologia”.

Il ban­do del cel­lu­la­re dall’attività didat­ti­ca non è una solu­zio­ne né pra­ti­ca né pro­po­ni­bi­le. Anzi: nel Pia­no Nazio­na­le Scuo­la Digi­ta­le un capi­to­lo mol­to inte­res­san­te è riser­va­to pro­prio alle atti­vi­tà didat­ti­che con BYOD (Bring Your Own Devi­ce = por­ta il tuo stru­men­to elet­tro­ni­co). All’estero fio­ri­sco­no le espe­rien­ze di que­sto tipo, che han­no tra i vari van­tag­gi quel­lo, impor­tan­tis­si­mo, di inse­gna­re ai ragaz­zi un uso del­la tec­no­lo­gia non solo cor­ret­to ma in più pro­dut­ti­vo. Di recen­te sono arri­va­ti anche a tan­te scuo­le i finan­zia­men­ti PON per i pro­get­ti di Cit­ta­di­nan­za e crea­ti­vi­tà digi­ta­le: non pos­so cre­de­re che la Com­mis­sio­ne non sia al cor­ren­te di que­ste atti­vi­tà e dei bene­fi­ci che por­ta­no a tan­ti stu­den­ti che par­te­ci­pa­no a que­sti progetti.

Pen­sia­mo­ci: a cosa ser­ve che un quin­di­cen­ne abbia in mano la pos­si­bi­li­tà di acce­de­re alla cul­tu­ra mon­dia­le se poi usa il cel­lu­la­re per cari­ca­re sel­fie mos­si sui social, o poco più? Tan­te vol­te in clas­se con­si­glio ai miei stu­den­ti appli­ca­zio­ni e siti che loro non cono­sco­no o non san­no usa­re e che inve­ce con­tri­bui­sco­no allo svi­lup­po del­la loro cul­tu­ra, oltre che del­le loro com­pe­ten­ze. Pro­fi­li social sul­la sto­ria e le scien­ze, libri gra­tui­ti, map­pe, dizio­na­ri onli­ne, pod­ca­st sugli argo­men­ti più vari e nel­le lin­gue più diver­se, cana­li video: stru­men­ti uti­lis­si­mi per lo stu­dio e la cre­sci­ta cul­tu­ra­le che for­se tan­te fami­glie non cono­sco­no o non han­no le com­pe­ten­ze per uti­liz­za­re. 

Per­ché, dun­que, deman­da­re solo alle fami­glie o ai divie­ti impo­sti dall’alto la moda­li­tà di frui­zio­ne di que­sti stru­men­ti quan­do inve­ce ci tro­via­mo davan­ti ad un’occasione ecce­zio­na­le di for­ma­zio­ne siner­gi­ca, in cui tut­ti impa­ra­no da tut­ti? Il mio per­so­na­le sug­ge­ri­men­to sareb­be di ascol­ta­re le tan­te espe­rien­ze posi­ti­ve sull’uso del cel­lu­la­re in clas­se e socia­liz­zar­le, esten­der­le, uni­ver­sa­liz­zar­le per crea­re dav­ve­ro una comu­ni­tà posi­ti­va di pra­ti­ca in cui la tec­no­lo­gia non sia lo sco­po, ma il mez­zo per la cre­sci­ta di tut­ti. Noi che abbia­mo vis­su­to la nasci­ta del­la Rete sogna­va­mo que­sto, la liber­tà di cul­tu­ra e infor­ma­zio­ne per tut­ti: cer­chia­mo di far sen­ti­re la nostra voce in modo che resti un sogno, e non si tra­sfor­mi in un incubo.

Pame­la Gallio

Comi­ta­to Scuo­la Pos­si­bi­le[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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