Con gli endorsement di Ghigo e Vietti alla ricandidatura di Fassino è sempre più chiaro come a Torino il centrodestra rinunci a correre in proprio trovando più rappresentanza in un’amministrazione che si prepara da molto tempo a portare lo schema del Partito della Nazione a livello cittadino.
Per completare l’opera domani Fassino presenzierà ad una manifestazione a Milano per sostenere la candidatura di Beppe Sala, nel cui solco vuole evidentemente riposizionare il proprio percorso.
Gli ex esponenti di Forza Italia, UDC e NCD si stanno quindi preparando per costruire una lista alleata al PD, che a Torino non è però nuovo ad appoggi provenienti da quell’ala potendo contare da diversi anni sull’alleanza con i Moderati di Portas, da sempre porto di riciclaggio politico per gli ex PDL.
Imbarcando il centrodestra Fassino spera di evitare il ballottaggio e raggiungere la maggioranza assoluta al primo turno, contando anche sulla bassa affluenza, e per farlo non disdegna l’aiuto degli avversari di una vita, lasciandoci con il filosofico dubbio:
sono loro gli ex centrodestra o è il PD ad essere ex centrosinistra?
Se quindi di qualche cosa di buono la scorsa amministrazione poteva vantarsi, il PD è pronto a fare ammenda e rimediare proponendo alla città una piattaforma concentratissima sugli affari da gestire e sul famoso “Sistema Torino” da perpetrare in eterno; totalmente disinteressata al sociale, all’ambiente ed ai grandissimi problemi che questa città deve quotidianamente affrontare.
Vincere per vincere, il resto non importa.
Le alleanze di cui la città ha bisogno non sono quelle che contano le percentuali a tavolino, che continuano a sommare nomi e bacini elettorali nella speranza che i cittadini sfiduciati non vadano a votare o, messi alle strette dalla minaccia del “voto utile” contro invasioni di “barbari” la cui faccia può cambiare a seconda dell’allarme del momento, facciano una scelta che viene propagandata come obbligata.
Torino ha bisogno di forze libere e coraggiose, disposte ad ascoltare le problematiche dove nascono e da chi le vive quotidianamente – e magari da anni prova a combatterle come privato cittadino o nelle associazioni. Ha bisogno di qualcuno che veda l’immigrazione, l’inquinamento, il lavoro, il welfare, la necessità di andare verso una città sostenibile non come “emergenze”, o “allarmi”, o ancora come slogan da gridare dai manifesti, ma come parti di un progetto condiviso e partecipato, per Torino e per l’Italia, con persone nuove ad incarnare i valori in cui crediamo e progettare il futuro di una città più viva e vivibile.