Siamo da anni schierati per i matrimoni egualitari.
Pensiamo che non si possano riconoscere diritti a metà, sulla base di pregiudizi che continuano a vivere anche dopo l’approvazione della legge Cirinnà, che fin dal primo articolo chiarisce che si tratta di unioni di serie B rispetto a quelle eterosessuali. Una legge che toglie l’obbligo di fedeltà per la stessa sbagliata ragione e che — cosa ancora più grave — non interviene sul riconoscimento dei bambini che in quelle famiglie vivono.
La legge che è approvata oggi è comunque la legge più arretrata di Europa in questo campo: una legge che altri Paesi hanno approvato quindici anni fa, superandola già in più occasioni con testi veramente e compiutamente egualitari.
Si dice che non poteva che essere così: nutriamo molti dubbi in proposito, perché una maggioranza che non ha i numeri per fare meglio avrebbe dovuto avere un atteggiamento più costruttivo e rispettoso nei confronti delle opposizioni. Opposizioni che, d’altra parte, avrebbero potuto affrontare con più maturità e rispetto questo passaggio. Il risultato è molto parziale, ancora discriminatorio, incerto sotto il profilo costituzionale.
Per tutte queste ragioni, non ci opporremo alla legge ma non potremo approvarla né salutarla con un voto favorevole. Altri, tra Senato e Camera, sono passati da un voto contrario a un voto favorevole. A noi sembra più rigoroso ribadire le nostre ragioni e insistere. Temiamo infatti che dopo l’approvazione il sistema si chiuda di nuovo e che i necessari miglioramenti siano rinviati ancora per molto tempo, con il rischio di tenerci per molti anni una legge che non riconosce pienamente i diritti di tutte e tutti.
Non è certo per calcolo politico né per ragioni di mera opposizione che affermiamo questo: anzi, è esattamente il contrario. Si tratta di ragioni di fondo, politiche in senso pieno e legate a un’idea di rispetto dell’uguaglianza e di superamento delle disuguaglianze che non consente eccezioni, peraltro molto gravi come in questo caso.
Senza polemica e senza alimentare facili contrapposizioni che sono all’origine dei limiti di questa legge, su cui molti hanno inteso speculare (noi, no di certo), ma con un’idea di società che vorremmo vedere realizzata, come accade in molti, quasi tutti gli altri Paesi come l’Italia.
Per questo, con il progetto degli step-avvocati, con patrocinio gratuito, ci batteremo, caso per caso, perché siano riconosciute le stepchild e tutelati i diritti dei minori che questa legge, per calcolo politico (già), non intende rappresentare. E lo faremo sul campo, a livello politico e a livello legislativo, come sempre.