Diversamente dalle tante realtà politiche che insistono sul territorio nazionale, la nostra ambizione è quella di far sì che siano i territori il cuore pulsante della nostra forza propositiva, attraverso le attività portate avanti dai comitati, ribaltando completamente l’approccio top-down che nella maggior parte delle esperienze di partito taglia fuori i militanti e le loro competenze.
Tra le attività promosse lungo tutta la penisola, un progetto che ci sta particolarmente a cuore è la riduzione degli sprechi alimentari: una gestione efficiente delle filiere e il consumo critico sono le due aree di intervento che permettono di incrementare la qualità della vita della popolazione attraverso azioni che puntino al miglioramento degli ecosistemi e al benessere degli individui.
Abbiamo già affrontato questa problematica ma, per avere un’idea delle cifre, basti pensare che ogni anno, per ciascun cittadino europeo, lo spreco alimentare ammonta a 280 Kg, rispetto ai 560 Kg di cibo consumati (di cui ⅔ vanno persi lungo la filiera produttiva, prima che finiscano nei sacchetti della spesa, il rimanente terzo, invece, finisce nelle pattumiere domestiche: circa 260 grammi ogni giorno). A livello globale, sono 1,3 milioni di tonnellate, corrispondenti a un terzo dell’intera produzione mondiale di alimenti.
La nostra proposta è la costruzione di un network per il consumo responsabile e il recupero alimentare: sono numerose le attività di volontariato che, attraverso il recupero di cibo altrimenti sprecato, cercano di arginare questo problema. Sono esperienze encomiabili, che meritano di essere valorizzate, supportate e replicate, senza limitarne in alcun modo l’autonomia d’azione.
Per fare ciò, non sono sufficienti investimenti di capitale o interventi legislativi: quello che serve è, in primo luogo, un investimento di carattere sociale.
Occorre promuovere un consumo alimentare responsabile che diminuisca gli impatti negativi sulla società e sull’ambiente e che limiti gli sprechi attraverso il recupero delle eccedenze. Per raggiungere questi obiettivi dobbiamo mettere in comunicazione produttori, consumatori e cittadini organizzati.
La nostra proposta è quella di partire dall’attività volontaria dei comitati di Possibile sensibili a questi temi al fine di:
- censire e rendere visibili tutte le attività esistenti che si occupano di recupero;
- individuare e mettere in relazione soggetti produttori disponibili a cedere le proprie eccedenze alimentari e associazioni di volontariato pronte a raccoglierle: uno strumento per facilitare l’incontro di domanda e offerta in un contesto in cui la scarsa regolamentazione del settore rischia di raffreddare le donazioni.
- facilitare l’incontro tra domanda e offerta di prodotti “locali”, a “chilometro zero”, prodotti secondo elevati standard ambientali e sociali, sensibilizzando le comunità a un consumo alimentare etico.
Da una parte, perciò, i produttori. Dall’altra parte i consumatori o i rivenditori. Uno strumento per accorciare la filiera e per averne un maggior controllo. Un modo per ridurre gli sprechi e diminuire i costi in termini di energia e di risorse, premiando i produttori virtuosi.
Una rete composta da realtà locali auto-organizzate, che aiuti a promuovere stili di vita sostenibili e, allo stesso tempo, economicamente vantaggiosi, che permettano acquisti in economia e una migliore distribuzione delle risorse e dei vantaggi economici, sociali e ambientali.
Il sistema alimentare è uno strumento irrinunciabile per mettere in moto il cambiamento che ci serve per incrementare il benessere complessivo e raggiungere l’uguaglianza tra gli individui. La riuscita di questo progetto corrisponde alla sommatoria dell’impegno di ciascuno di noi: sia come consumatore, nel momento in cui decide cosa e come consumare, sia come agente di cambiamento sociale, all’interno della rete che stiamo costruendo insieme.
Per aderire, avere informazioni o per qualsiasi altra cosa vi venga in mente, contattateci all’indirizzo iltroppocheavanza@possibile.com
Veronica Gianfaldoni
Stefano Catone