La segnalazione ci era giunta una decina di giorni fa: a Livorno, ci avevano raccontato i compagni del luogo, proprio là dove a metà luglio abbiamo organizzato il riuscitissimo Politicamp, aveva preso a circolare in forma anonima questo volantino un po’ minaccioso: “Civati Chiti Mineo / dopo Bertinotti siete / il diserbante più / velenoso / del partito democratico / per gli italiani”. Non esattamente pentametri giambici: e poi, perché proprio il diserbante? Misteri su misteri.
Ora, a parte l’anonimità del gesto, il tono del messaggio offensivo e vagamente intimidatorio, e la curiosa scelta di associarvi come sfondo — chissà perché — la Fortezza Vecchia, uno dei simboli della città, avevamo registrato il curioso evento ripromettendoci ulteriori indagini, e l’avevamo mentalmente archiviato, almeno finché ieri Vannino Chiti non ha ritenuto (correttamente) di farne avere una copia a ministro e presidente del Senato nel giorno del voto finale sulla riforma. A testimonianza di un clima, diciamo. E il gesto non è sfuggito ai fotografi e agli attenti cronisti presenti in aula.
E allora diciamola tutta: se non ne avevamo fatto parola, la ragione principale non stava certo nell’intimidazione, o nell’anonimato degli autori. Stava invece nella bruttezza terribile del volantino stesso: inguardabile. Ma come, non si era detto che noi del Partito Democratico avevamo finalmente vinto la nostra un tempo proverbiale difficoltà nel fare una comunicazione efficace? Questo volantino ci riporta a tempi bui che non vogliamo ricordare, e a dirla tutta è per noi più offensivo per come è male congegnato che — quasi — per il suo contenuto.
Se vi venisse in mente di riprovarci, cari anonimi, chiederemmo non tanto, ma almeno la cortesia di affidarsi a qualcuno dotato — se non di una basilare conoscenza di Illustrator — di un po’ di buon gusto. Un po’ di rispetto, che diamine.