Il Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Bussetti ha dichiarato stamattina che l’Italia deve puntare sull’Intelligenza Artificiale (IA), un “tema del quale finora si è parlato troppo poco”.
Per questo il MIUR ha istituito un comitato presso la presidenza il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e ha previsto uno stanziamento di 4 milioni di euro per “nuovi dottorati” nel prossimo Fondo per funzionamento ordinario degli enti pubblici di ricerca (Foe).
L’attenzione sulla ricerca non è mai troppa, ma il Ministro dovrebbe sapere che l’Intelligenza artificiale esiste negli atenei italiani da moltissimi anni, così come anche i percorsi per i dottorati e post-doc.
Ad esempio, l’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale (AIxIA) è nata nel 1988 ad opera di ricercatori e docenti già impegnati nel tema, e collabora da tempo strettamente con le realtà italiane e internazionali.
Più o meno in contemporanea sono stati istituiti corsi di laurea e dottorati di ricerca in IA.
In Italia, la qualità della ricerca in IA è molto alta: decimo posto al livello mondiale per numero di articoli scientifici, terzo posto per numero di articoli per ricercatore e tra i primi posti per citazioni per articoli. Posizioni molto buone se comparate a quanto spendono, decisamente più di noi, i paesi che ci precedono nelle classifiche in ricerca.
Ben venga il tavolo istituito dal MIUR presso il CNR: speriamo si coordini con quello attivato dal Ministero dello Sviluppo Economico orientato agli investimenti industriali, dato che, al contrario di quanto avviene per la ricerca, l’IA stenta ad entrare nelle aziende (solo il 12% delle imprese ha portato a regime almeno un progetto di IA) e quindi il nostro tessuto produttivo non si avvantaggia dei risultati ottenuti, regalandoli a Paesi più capaci di creare sinergie e strategie.
Cavalcare un trend “scientifico” il questo momento importante ha senso. Tuttavia, ribadiamo l’importanza di una pianificazione complessiva della ricerca e di finanziamenti continuativi e stabili nel tempo.
Per Possibile, da sempre, gli investimenti in scuola, istruzione, ricerca e innovazione sono il pilastro per lo sviluppo del paese avendo lo sguardo verso il futuro, superando l’oggi in modo inclusivo ed ecologista con serie politiche di redistribuzione del reddito, cruciali per cogliere le differenze tra i molti nord e sud che esistono nel nostro paese. Cruciale è anche una politica di costante attenzione alla condivisione delle conoscenze e dei saperi per non incorrere nell’insorgere di nuovi “divide” culturali.
Daniela D’Aloisi
Gruppo Università Possibile