In queste settimane da tante parti di Italia mi hanno contattato per sapere cosa potessero fare per Max, per essere al suo fianco nella sua sua coraggiosa battaglia per il fine vita. Ciascuno di noi è dilaniato tra il senso di impotenza e il desiderio dirompente di fare qualcosa.
Non abbiamo la cura miracolosa che vorremmo avere, non siamo i capigruppo che hanno almeno la possibilità di aprire la discussione parlamentare. Abbiamo però i nostri banchetti ancora pronti dopo la maratona referendaria e la voglia di fermare altre persone per spiegare chi è Max, che battaglia sta conducendo, perché siamo al suo fianco. E così in tante parti di Italia in questo weekend siamo scesi di nuovo in piazza per unirci a Max nel chiedere la calendarizzazione della legge sul fine vita e spiegare cosa significa.
A Senigallia è stato incredibile.
Non appena abbiamo allestito il banchetto con una cartolina della campagna #iostoconmax in formato gigante, si è immediatamente formata la fila di persone che volevano firmare un sostegno alla campagna, in pochissimo tempo sono state firmate una valanga di cartoline, che consegneremo presto a Max.
Si sono fermati ragazzi giovanissimi, con le idee molto chiare, adulti che hanno cambiato idea nel tempo, dopo aver camminato a fianco di amici e fratelli che non ce la facevano più. Hanno firmato elettori di tutto l’arco costituzionale, persone di fede, persone laiche, persone che non staccherebbero la spina, ma vogliono poter essere liberi di cambiare idea e sopratutto che ciascuno possa decidere per sé.
Decine di persone ci hanno raccontato le loro storie e le motivazioni che li spingono a ritenere non più rinviabile la regolamentazione di un fine vita dignitoso.
Storie di quotidiana disperazione, che pesano sulle spalle di persone che non finiranno sui giornali, che non possono permettersi viaggi all’estero per mettere fine alle loro sofferenze e dei familiari medici e operatori che impotenti li assistono. Ci hanno raccontato di una donna amante della vita, che ha preso tutto quello che aveva e ad agosto ha deciso di andare in Svizzera, di morire il giorno del suo compleanno, perché la malattia l’aveva devastata e chiusa in un angolo di sofferenza senza alcuna via d’ uscita. Ha chiuso gli occhi sola, lontana da tutti i suoi cari, senza i colori e gli odori dei luoghi a lei familiari.
Non è un Paese civile quello che ti costringe a scegliere tra la dignità e la vita. E ti lascia solo.
Questa battaglia va portata avanti e va vinta. Non so quali siano gli strumenti più utili, ma dobbiamo portarla fino in fondo. Nelle piazze, nei palazzi, in famiglia, tra gli amici, sul lavoro. Tutti possono fare qualcosa, affinché questo argomento non faccia più paura e se ne possa finalmente parlare con la giusta serenità per arrivare a una legge che dia a tutti la possibilità di mantenere unite le parole “dignità” e “libertà” fino alla fine.
Torneremo in piazza nelle prossime settimane, per continuare a stare al fianco di Max con una petizione per chiedere la calendarizzazione da consegnare nelle mani dei capigruppo, chiediamo a tutti di darci una mano. Chi vuole unirsi a noi può contattarmi con una mail a beatrice.brignone (chiocciola) gmail (punto) com.