di Marianna Monterosso
Ne avrete sentito parlare anche voi di Simonluca, il bambino autistico grave a cui è stato negato il terapista in classe.
Negato da chi? Dalla dirigente della scuola.
E perché mai, vi chiederete e me lo sono chiesto anche io più volte, un dirigente nega il diritto sacrosanto allo studio e all’inclusione ad un bambino disabile? A questa domanda, purtroppo, non c’è ancora una risposta, e se provate a cercarla, ora che la vicenda si è risolta perché la sua mamma ha smosso la stampa, gli avvocati, la TV, dopo mesi di totale indifferenza alle richieste, certificati, pec, mail, telefonate, ebbene se provate a cercarla adesso, quella risposta, tra le pagine web, penserete di stare sbagliando sito, o articolo di giornale, o di aver capito male la storia dall’inizio. Oggi la mamma di Simonluca rischia una denuncia al Garante dell’Infanzia (Garante che, in Calabria, dove si svolge la vicenda, quest’anno non è ancora stato nominato!) da parte della stessa dirigente!, per non aver tutelato il suo bambino e aver “leso l’immagine di un minore” e leso l’immagine della “sua” scuola, protestando in pubblica piazza, manifestando con striscioni recanti la foto del piccolo, e cercando visibilità sui social.
Ora, non vi racconterò l’intera storia, quella la potrete ancora leggere da qualche parte, fino a quando cadrà nell’oblio totale come le migliaia di storie di genitori disperati che urlano i diritti dei propri figli alle istituzioni, alla gente “che conta”, ma vi pongo io una domanda, molto seria, sull’autonomia della scuola: quanto potere ha un dirigente scolastico per permettersi di calpestare il diritto allo studio e sbattersene, scusate il francesismo, di tutte le leggi sull’inclusione?
La prima motivazione di rifiuto che è stata data alla madre, è arrivata dopo 60 giorni dalla prima pec di richiesta, (capite bene, 60 giorni… ah già, ma un dirigente nella sua azienda c’ha proprio tanto da fare), ed è stata trasmessa più o meno con questo tono: “sarà per l’anno prossimo, ormai mancano due mesi alla chiusura della scuola”, sottotesto: che noia ‘sti genitori di disabili, sempre a far richieste assurde, ora non c’ho voglia di carte, arrangiati tu e il tuo bambino. Non sto a dirvi l’iter burocratico (lunghissimo e dolorosissimo) di un genitore con un figlio disabile solo per arrivarci, alla diagnosi di autismo, che è una condizione che ha diverse declinazioni di gravità, e molto spesso le varie figure delle NPI non hanno le giuste competenze per emettere tali diagnosi, (per dirla in breve non tutti gli autistici sono come Rain man, ma questo è un altro discorso), ma lasciare un bambino autistico grave, non verbale, senza l’aiuto del suo specialista, che fa da mediatore tra l’insegnante di sostegno e quello di classe, significa mettere quel bambino nella condizione ideale per stare male, avere crisi, rendergli invivibile la scuola, che dovrebbe essere un posto in cui si sente protetto, al sicuro, non minacciato.
Può un dirigente scolastico abusare del suo potere a tal punto? E cosa accadrà adesso, nei vari Gruppi di Lavoro, ora che c’è stata la riforma del PEI e questo potere di decidere chi come dove e per quanto tempo e ore gli alunni disabili hanno diritto al sostegno è consegnato quasi interamente nelle mani dell’azienda-scuola e dei suoi superdirigenti?
Sì, c’è proprio necessità, bisogno URGENTE di un Documento sulla Scuola che ci tuteli davvero, a noi genitori, insegnanti e studenti. Io sto con Possibile perché è l’unico movimento politico che in Italia, a queste cose, ci pensa. Io sto con Possibile perché è l’unico movimento politico che in Italia, queste cose, le fa. Spero che il Garante dell’Infanzia calabrese, chiunque esso sia, comprenda bene che l’unico modo che aveva questa madre di tutelare davvero i diritti del figlio, era quello di gridare e denunciare con coraggio l’accaduto. #iostoconsimonluca
PALOMBELLA ROSSA