[vc_row][vc_column][vc_column_text]“La precarizzazione da contrastare. La misura da ritrovare. Le disuguaglianze da superare. Una riflessione che non è moneta di scambio per questa o quella forza politica, è tema politico di rilevanza assoluta. Non è precario quel singolo lavoratore, è precaria l’Italia. L’Italia è precaria per una ragione sostanziale, etimologica e quindi fondamentale. Precario è ciò che è ‘ottenuto con preghiera’, ciò che ‘si esercita con permissione, per tolleranza altrui’. È un fatto costituzionale: un torto subito è il giudice che lo deve verificare e mettere a posto. Non altri. Non è possibile eludere per qualsiasi ragione questo aspetto”. Lo afferma il deputato e segretario di Possibile, Pippo Civati, nel dibattito in Aula sul ripristino dell’articolo 18.
“L’articolo 18 è un tema politico non telefonico — aggiunge il leader di Possibile — e da solo non basta. È fondamentale che si riapra la discussione su come il contratto a tutele crescenti assicuri che esistano tutele vere e che il contratto sia unico come si auguravano i suoi ideatori. Che il tempo di prova sia limitato alla prova. Che non ci siano mille modi per far lavorare le persone e per non pagarle adeguatamente. Si dice che l’articolo 18 è cosa vecchia perché risale agli anni Settanta del secolo scorso. Non averlo ci riporta più indietro, però, agli anni Settanta del secolo ancora prima, di quell’Ottocento in cui nacquero queste battaglie e la richiesta di un sistema in cui nessuno approfitti dell’altro. E ci sia una garanzia di giustizia e dignità”.
“ ‘Non è lavoro, è sfruttamento’ dice — conclude Civati — il titolo di un libro che consiglio a tutti di leggere. Giusta paga e giusta causa, lo sintetizzerei così, e aggiungerei che la giusta causa è una causa giusta, necessaria, centrale per poter definire e mettere a fuoco tutte le altre”.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]