[vc_row][vc_column][vc_column_text]“Come si fa a porre una domanda simile a ragazzini di 11–14 anni?”
“Chiederemo al Provveditorato di prendere immediati provvedimenti contro quella professoressa che ha scelto la scuola non per educare, quanto per fini di propaganda politica.”
Queste le note stampa scritte da due esponenti della Lega Emilia-Romagna, Daniele Marchetti e Fabio Morotti, che ieri hanno fatto circolare sui social la foto del quaderno di uno studente (o una studentessa) della I Media dell’Istituto Comprensivo di Castel Del Rio, comune di mille abitanti dell’Imolese.
Una polemica costruita ad arte nel giro di meno di 24 ore (il primo post che riferisce la “notizia” è delle 19.04 del 25 settembre) e circolata tantissimo prima di essere smontata grazie al lavoro di Ansa e di un’emittente locale, TG Vallata del Santerno: unici mezzi di informazione che sin dal primo momento si sono dedicati ad approfondire cosa fosse davvero successo invece di rilanciare la notizia dello “schifo in una scuola media a Bologna” (come aveva titolato Libero ieri, prima di essere costretto a cambiare il titolo dell’articolo).
Eppure, non era necessario che un po’ di buon senso per capire che quelle domande non potevano essere state dettate da un insegnante di lettere. Anche dando per buona la volontà di fare propaganda antigovernativa del docente, sarebbe bastata un’occhiata anche distratta alla sintassi delle altre frasi per farsi venire più di un dubbio: “Come possiamo avere macchine con un’energia che non inquina?”, stilisticamente discutibile. Ma soprattutto “come smettere la guerra?”, con quell’uso transitivo di “smettere” che qualunque insegnante avrebbe sanzionato con una matita blu. Altro che dettarlo per i compiti a casa.
Dubbi che non sono venuti a Simone Carapia, consigliere comunale imolese della Lega, il primo a pubblicare la foto del quaderno, accompagnata dalla frase: “Compito a scuola proposto a degli studenti delle medie: COME FACCIAMO A CACCIARE SALVINI?”
E così, nella mattinata di ieri, i giornali locali hanno riportato la notizia, basandosi sulle note stampa della Lega. Dal Corriere di Bologna a Il Resto del Carlino, passando per Bologna Today.
Nella ricostruzione di questa vicenda sono importanti anche gli orari. Alle 16.03, grazie a un’intervista rilasciata dal Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale dell’Emilia Romagna Stefano Versari, è arrivata la prima ricostruzione che finalmente inquadrava i fatti in una luce diversa.
Versari ha spiegato all’ANSA:
Si tratta della ‘bottega dei desideri’, una pratica didattica fatta all’inizio di un nuovo ciclo scolastico per far conoscere i bambini tra di loro e all’insegnante”. Ogni alunno esprime un desiderio e trascrive sul quaderno quelli degli altri, per parlarne poi insieme al docente e conoscersi. Il ‘casus belli’ è stato un desiderio particolare, “cacciare Salvini” appunto, che l’insegnante, secondo quanto riferito dalla dirigente scolastica dell’istituto al direttore Versari, avrebbe anche chiesto di non trascrivere insieme agli altri. Qualche bambino zelante non l’ha ascoltata e una volta portato a casa il quaderno un genitore avrebbe fatto il resto pubblicando sui social la pagina del quaderno.”
Alle 16.04 di ieri, quindi, chiunque leggesse le agenzie aveva tutti gli elementi per pensare che la storia si stesse sgonfiando e che il buon senso avrebbe consigliato di non utilizzarla per fini di propaganda politica, perché avrebbe significato mettere alla berlina un docente che non aveva responsabilità.
Chiunque, tranne il Ministro dell’Interno.
Alle 16.39 di ieri Matteo Salvini pubblica un post su facebook e un tweet, in cui — pur mettendo le mani avanti usando il condizionale — “denuncia” quanto avvenuto.
Quello che succede da quel momento in poi è facilmente immaginabile: decine di migliaia di persone che chiedono il licenziamento dell’insegnante, presa a simbolo di quei radical chic della “rossa” Bologna che non si rassegnano alle magnifiche sorti e progressive del Nuovo che avanza e che farebbero di tutto per fermarlo, persino indottrinare in classe i nostri figli.
Un odio consapevolmente scatenato dalla macchina della propaganda di Salvini, che — lo ricordiamo — avrebbe il compito come Ministro dell’Interno di proteggere e dare sicurezza a tutti i cittadini: anche a quell’insegnante, e soprattutto ai suoi alunni, tornati stamattina sui banchi con uno spirito sicuramente diverso rispetto ai primi giorni di scuola.
Nel tardo pomeriggio sono emersi ulteriori elementi a scagionare l’insegnante, smentendo la ricostruzione inizialmente fatta dagli esponenti leghisti e suggerita da Salvini:
- le dichiarazioni del Direttore dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Bologna, Giovanni Schiavone, che al Resto del Carlino ha ulteriormente ridimensionato il caso dicendo di “sapere per certo che quanto riportato non corrisponde al vero. E sarà dimostrato. E’ la battuta di un ragazzo, i docenti non c’entrano nulla.”
- il testo del famigerato esercizio 12 pagina 69, tratto dal manuale usato in classe e riportato dalla testata TG Vallata del Santerno, che conferma quanto detto dal procuratore Versari ed esclude definitivamente l’ipotesi che le domande siano state dettate dall’insegnante.
Beh, anche noi vogliamo fare l’esercizio 12 di pagina 69.
Se fossimo gli scienziati e avessimo di fronte Multivac, la domanda che gli rivolgeremmo sarebbe sicuramente questa: “Come facciamo a scacciare tutte queste notizie infondate e informazioni distorte che ci propinano giorno dopo giorno?”.Perché — proprio come Multivac — anche noi diamo segni di sofferenza, siamo stanchi della propaganda. [/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]