A tutti gli aspetti gravi e paradossali che derivano dall’applicazione della riforma “Buona Scuola” che abbiamo denunciato per tutta l’estate se ne aggiunge un altro non meno preoccupante: il concorso sta producendo graduatorie di vincitori destinati a rimanere disoccupati.
Così se da un lato si è tanto discusso di bocciati che sarebbe stato necessario comunque impiegare in servizio a settembre, dall’altro assistiamo al paradosso di chi, arrivato alla fine del concorso, si trova senza immissione in ruolo e senza prospettive certe. Docenti vincitori delle classi di diritto, filosofia, scienze umane, lingue, scienze naturali, per citarne solo alcune, in tutta Italia, il giorno dopo la pubblicazione della loro graduatoria sono stati accolti dai comunicati degli Usr regionali nei quali si diceva che per la loro classe di concorso i posti messi a disposizione per le immissioni in ruolo per l’anno in corso ammontavano a zero.
Anche i docenti che hanno concorso per le varie discipline del liceo musicale sono tra quelli che, dopo un bando con posti che risultavano disponibili, si sono sentiti dire solo pochi giorni prima dello scritto che avrebbero concorso a posti zero, in quanto il MEF aveva bloccato l’autorizzazione dei 2000 posti in organico di diritto previsti, impedendo di fatto quanto invece scritto sul CCNI sulla mobilità, ovvero che il 50 % dei posti (1000) sarebbero andati ai vincitori di concorso e l’altro 50% ai trasferimenti.
Tutto rimandato a… quando? Al prossimo anno? Con quali certezze? Al momento non c’è nessuna risposta. Che fine faranno queste persone? Si tratta di domande alle quali sarebbe interessante ricevere un’indicazione dallo stesso ministro. Perché la prospettiva è quella di graduatorie della durata triennale, con un anno ormai perso, nessuna certezza per quello successivo, e all’orizzonte quella di un nuovo futuro concorso a cancellare le graduatorie appena costituite.
Qual è il senso di bandire un concorso, ad accesso limitato, con indicazione di un numero preciso e definito di posti messi a bando, con un bando stesso che parla di assunzioni da effettuare prima di mettere a concorso nuovi posti, e al termine di tutte queste operazioni non fornire nessuna rassicurazione ai candidati vincitori (e pertanto beffati)? Quali intenzioni ha in questo senso il ministero? E’ consapevole della situazione?
La domanda è: si tratta dell’esito confuso dell’applicazione pasticciata della 107, oppure di gravi errori e improvvisazioni nella pubblicazione di tabelle con previsione dei posti a disposizione per il triennio 2016/19? In entrambi i casi, considerando che un anno è ormai andato perso, quali tutele e garanzie avranno i vincitori del concorso? Non avendo minimamente tutelato gli abilitati tfa/pas in questi anni, a differenza di quelli abilitati negli anni passati immessi in Gae e giustamente oggetto di continue procedure di assunzione, fino all’obiettivo di esaurimento delle loro graduatorie, cosa si pensa di fare con persone alle quali continuamente è stato detto che la loro occasione/opportunità sarebbe stata il concorso? Concorso al termine del quale, proprio agli stessi vincitori viene detto che i posti banditi sono inesistenti?
Succede anche che, per alcune discipline in cui i posti ci sono, ad assottigliarne la disponibilità già esigua sia intervenuta la necessità di destinare parte di tale contingente per gli esuberi creati dagli errori dell’algoritmo sui trasferimenti: ma siamo sicuri che sia una soluzione lecita spostare i posti per rattoppare le falle del sistema?
Marco Trivero, con la collaborazione di Eulalia Grillo