[vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1494429175443{margin-top: 20px !important;}”][/vc_column_text][vc_column_text]Un’ipotesi — pare — sia quella di estendere l’Italicum come uscito dalla Consulta (e quindi privato del suo punto caratterizzante: il ballottaggio) anche al Senato. Nessuno stupore. Soltanto l’ennesimo capitolo di “una lunga stagione di errori, trucchi e imbrogli”, per usare le parole di Antonio Polito oggi sul Corriere della sera.
Con questa scelta infatti la politica italiana dimostrerebbe di non saper rinunciare al premio di maggioranza, che non ha simili nel mondo. E questo perché è solo alla ricerca disperata di un sistema che assicuri il governo a chi non ha i voti. Una “soluzione” non consentita non solo dai sistemi proporzionali ma neppure da quelli maggioritari.
Ma c’è di più: qui si rischia una incostituzionalità discendente dalla applicazione a due Camere di una legge che potrebbe produrre maggioranza bloccate di segno diverso nelle due Camere. O che rischierebbe l’incostituzionalità se subordinasse la attribuzione del premio alla conquista del risultato richiesto in entrambe le assemblee.
Insomma, avevamo chiesto due cose: un sistema elettorale lontano da dubbi di incostituzionalità e che assicurasse agli elettori la possibilità di scegliere gli eletti. Questo sistema di cui si parla da ultimo (ennesima ipotesi, tra le miriadi circolate in questi giorni, in realtà) nega proprio questi due elementi. L’ennesimo pasticcio, di cui si accorgeranno sempre dopo, come per l’ex legge più bella del mondo, l’Italicum. E — siamo certi — in ogni caso non arriveranno scuse, ma accuse. In fondo, è tutto già visto. Pensavamo solo che si potesse imparare qualcosa dagli errori. Non pare sia così.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]