Dovremmo celebrarla per quella che è, nel nostro continente, la giornata mondiale del rifugiato che ricorre oggi. Inutile nascondersi dietro a un dito: la strategia messa in campo dall’Unione europea su volontà degli Stati membri ha finalità opposte dall’offrire protezione a coloro che si trovano in pericolo nel proprio paese, perché perseguitati o perché vittime di conflitti che sembrano destinati a durare per sempre. La strategia ha il fine contrario di tenere i profughi ben distanti, di lasciarli a casa loro stringendo le maglie dei confini dei paesi di provenienza e dei paesi di transito.
E come può l’Unione europea rendere maggiormente impermeabili frontiere che si trovano lontane dal proprio territorio? Semplice: firmando accordi con i governi di quei paesi, in cambio di finanziamenti ai governi stessi.
Provate a immaginare se le cose stessero al contrario. Se fossimo noi italiani e europei a voler scappare da una guerra, da una persecuzione, da una dittatura (eventualità che si è ripetuta più volte nella storia del nostro continente) e i paesi verso cui fossimo diretti finanziassero il nostro governo, sicuramente dai tratti ben poco democratici e rispettoso dei diritti umani, per chiudere le frontiere. Quanto lo trovereste ingiusto e disumano?
Eppure è quello che abbiamo già fatto, che stiamo facendo e che ci proponiamo di fare: obbligare i rifugiati a rimanere nel proprio paese o in paesi di transito come la Turchia, alla quale l’UE destinerà 3 miliardi di euro (più altri tre eventuali) per attuare un sistema di scambio tra siriani e migranti arrivati irregolarmente sul territorio dell’UE (praticamente tutti, dato che non esistono vie d’accesso legali).
Sarete sorpresi — o forse no — ma non si tratta di un caso di omonimia. E’ la stessa Turchia di Erdogan, che non è in grado di proteggere nemmeno i suoi, di cittadini, e che spara e uccide migranti siriani, bambini compresi, ai propri confini.
«Più di 8.000 persone, tra cui centinaia di minori non accompagnati, sono bloccate sulle sole isole greche come diretta conseguenza dell’accordo. Hanno vissuto in condizioni disastrose, in campi sovraffollati, a volte per mesi. Temono un ritorno forzato in Turchia e sono ancora prive di assistenza legale, la loro unica difesa contro un’espulsione collettiva», ha dichiarato Medici Senza Frontiere, denunciando l’accordo con la Turchia e annunciando che rifiuterà finanziamenti dall’Unione europea e dai paesi membri, come atto di protesta rispetto alle politiche promosse rispetto ai rifugiati.
Un atto di protesta che è necessario si estenda, dato che l’accordo con la Turchia non è che l’assaggio di una strategia più diffusa che prende il nome di Migration compact. Promosso dal governo italiano, il Migration compact non si pone obiettivo altro che bloccare i profughi alla partenza, o durante il viaggio. Un obiettivo raggiungibile con un investimento — dice l’UE — di circa 60 miliardi:
La Commissione parte da una disponibilità di 8 miliardi di euro per il periodo 2016–2020. Ma si tratta — salvo che per 500 milioni stanziati ex novo — di fondi già programmati, sul cui impiego ora ricadrà la leva dell’incentivazione o disincentivazione.
Dall’altro lato la CE sollecita ampi investimenti privati nei paesi terzi, a fianco di quelli pubblici, per moltiplicare gli interventi che possano incidere sule cause delle migrazioni. Un fondo per gli investimenti esterni sarà costituito, in quantità e condizioni tali da attrarre ulteriori finanziamenti per un piano di investimenti esterni sia pubblici (governi e banche di sviluppo degli stati membri, Bei, Bers) che privati (imprese, banche, fondi di investimento). Secondo le stime della CE, un fondo iniziale di 3,1 miliardi, reindirizzati da altri programmi a questo scopo, potrebbe attrarre altri 31 miliardi di investimenti pubblici e privati grazie anche a garanzie e incentivi quali la copertura del rischio, i fondi concessionali ed altre leve. La CE si augura che gli stati membri si impegnino per lo stesso ammontare, al fine di incentivare un volume complessivo di investimenti per 62 miliardi di euro.
Sono tanti? Sono pochi? Le rimesse inviate dai migranti verso i paesi in via di sviluppo nel 2015 sono state pari a circa 430 miliardi di dollari. Fate voi il conto.
E i rifugiati che arrivano in Europa sono tanti? Sono pochi? Sono stati circa un milione nel 2015, pari allo 0,2% della popolazione europea.
Mentre il conto che non si può fare riguarda la totale assenza di misure riguardanti la vendita di sistemi d’arma (e pensare che la spesa militare mondiale annua ammonta a 1.676 miliardi di dollari) a paesi in conflitto e a regimi dittatoriali, così come di ogni misura finalizzata alla costruzione della pace e alla lotta alla fame.
Eccola qui, la giornata mondiale del rifugiato. Cosa ci sia da festeggiare ce lo spiegherete in occasione della giornata mondiale dell’ipocrisia.