La giusta battaglia

roma-larghe-inteseNon è esat­ta­men­te la gior­na­ta al ter­mi­ne del­la qua­le è il caso di scri­ve­re ai pro­pri elet­to­ri una mail per invi­tar­li a par­te­ci­pa­re alle pri­ma­rie, quel­la appe­na tra­scor­sa. A meno che non sia­te con­ten­ti del fat­to che il Par­ti­to Demo­cra­ti­co ha sal­va­to da sacro­san­te dimis­sio­ni il mini­stro Can­cel­lie­ri, che sareb­be sta­ta cac­cia­ta in qual­sia­si demo­cra­zia occi­den­ta­le (e non solo). In quel caso, è mol­to pro­ba­bi­le che se sta­te leg­gen­do que­ste righe e la pen­sa­te così voi sia­te Enri­co Let­ta, o un mini­stro del suo Gover­no, o uno dei mol­ti par­la­men­ta­ri demo­cra­ti­ci che non han­no rile­va­to nes­su­nis­si­mo pro­ble­ma in quan­to successo.

In tut­ti gli altri casi, che secon­do i nostri cal­co­li cor­ri­spon­do­no indi­ca­ti­va­men­te a 10 milio­ni di elet­to­ri – qua­si, a far cifra ton­da ne man­ca­no giu­sto 101 – cer­to con­di­vi­de­re­te con noi il nostro smarrimento.

civati-roma-larghe-inteseE quin­di, a que­sto pun­to, la que­stio­ne è diven­ta­ta piut­to­sto sem­pli­ce: se l’ennesima pro­va del PD con­tro il buon­sen­so, con­tro il vole­re del suo popo­lo, e quin­di con­tro se stes­so vi ha defi­ni­ti­va­men­te con­vin­to che non lo vote­re­te mai più — alle ele­zio­ni, e figu­ria­mo­ci alle pri­ma­rie – ave­te tut­ta la nostra com­pren­sio­ne, ma vi avvi­sia­mo che in que­sto caso dovre­te tener­vi que­sto gover­no mol­to, mol­to a lun­go. Chis­sà di cosa discu­te­re­mo tra un mese, tra un anno o due anni di lar­ghe inte­se: potrem­mo fare ipo­te­si deci­sa­men­te bru­ta­li, ma i pre­ce­den­ti ci dico­no che sicu­ra­men­te c’è in ser­bo di peg­gio. Dopo­tut­to, in nome del­la ragion di Sta­to e del­la sta­bi­li­tà abbia­mo già sal­va­to un mini­stro col­pe­vo­le del­la depor­ta­zio­ne di una madre con pro­le: il futu­ro è un’ipotesi, ed è terrificante.

Via dal­le allean­ze inna­tu­ra­li con la destra, via dall’imbarazzo e dall’ipocrisia di tro­var­si con­ti­nua­men­te a fare il con­tra­rio di ciò che si dovreb­be e per cui si è sta­ti vota­ti. Nel par­ti­to, sì, in que­sto par­ti­to, per­ché que­sta è la nostra casa, è la casa dei demo­cra­ti­ci, e sta­te cer­ti che lot­te­re­mo fino in fon­do pri­ma di far­ci cac­cia­re da casa nostra. A que­sto pun­to non è più que­stio­ne di pri­ma­rie o di Par­ti­to Demo­cra­ti­co, si trat­ta mol­to più sem­pli­ce­men­te di com­bat­te­re una giu­sta bat­ta­glia, e sal­va­re così Pae­se e sini­stra ita­lia­na da una situa­zio­ne dal­la qua­le, in caso con­tra­rio, non ci sarà alcu­no scampo.

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Ma la gran­de par­te­ci­pa­zio­ne allo scio­pe­ro del 13 dicem­bre dimo­stra che la dimen­sio­ne col­let­ti­va del­la nostra lot­ta, del­le nostre riven­di­ca­zio­ni, non è perduta.