La Francia è considerata uno dei paesi più gay friendly del mondo, classificandosi terza dietro a Canada e Portogallo da parte degli Osservatori Internazionali, in particolare secondo il rapporto OCDE/OCSE del 2019, dal punto di vista dell’integrazione giuridica delle persone LGBT+. La prima pietra miliare di questo percorso data addirittura nel 1791, quando, durante la Rivoluzione Francese, venne decriminalizzata la sodomia. Dagli anni ’80, poi, prosegue un percorso che è giusto scandire nel tempo in ordine cronologico per far capire come il percorso verso l’uguaglianza sia andato avanti e come. Però ci sono ancora tante cose da fare, specialmente in ambito di contrasto culturale e sociale all’odio. Nel 1982, Mitterand decide di equiparare l’età del consenso tra rapporti omosessuali a quella dei rapporti eterosessuali e a seguire nel 1985 viene varata una legge contro le discriminazioni delle persone omosessuali che è stata poi aggiornata nel 2012 con l’aggiunta delle discriminazioni basate sull’identità di genere. Nel 2004, tenendo conto anche delle indicazioni europee in merito, è stato istituito il reato di odio includendo l’omotransfobia che si è accompagnato alla creazione di un’Alta Autorità per la lotta contro le discriminazioni e l’uguaglianza, modificando la legge sulla libertà di stampa e stabilendo delle aggravanti se il crimine d’odio è basato sull’orientamento sessuale. Nel 2008 il Ministero della Pubblica Istruzione ha lanciato una campagna di sensibilizzazione su questi temi nelle scuole. Nel 2009, invece, la Francia è stato il primo paese del mondo a eliminare il transessualismo dalle malattie mentali e a instaurare i PACS, i famosi patti di convivenza, anche per le coppie dello stesso sesso adottando successivamente, nel 2013, anche il matrimonio egalitario, senza alcuna differenza con quello tra persone di sesso diverso. Sempre nel 2013, si riforma il diritto di famiglia e viene sancito il diritto all’adozione da parte di coppie omosessuali. È del 2016 una legge che stabilisce che per il cambio di sesso non è più necessaria nessuna terapia medica, che la sterilizzazione non è più obbligatoria e che fissa i criteri per poter andare in comune e cambiare sesso sui documenti. Tra questi criteri non figura più, appunto, l’aver iniziato o concluso un percorso terapeutico di nessun tipo. Sempre nello stesso anno, alle strutture amministrative dipartimentali incaricate della lotta contro razzismo e antisemitismo, è stata affidata anche la competenza della lotta contro il sessismo e l’anti-LGBTfobia, piazzando la Francia tra i pochissimi paesi al mondo ad avere simili strutture amministrative, specialmente dedicate ai crimini di odio. Macron nel 2017 ha lanciato un’indagine sulle terapie effettuate sulle persone intersessuali per eventualmente intervenire anche in questo ambito, orientandosi verso un divieto di effettuare terapie sui bambini interesessuali volte a “scegliere” uno dei due sessi. Il 2020, infine, ha visto l’inizio del dibattito parlamentare sulla PMA aperta a tutte le donne, anche single e anche lesbiche che è ancora in corso. Nonostante questi interventi legislativi, il governo si è reso conto che le persone LGBT+ sono nei fatti ancora discriminate e ha lanciato un piano d’azione (Plan national d’actions pour l’egalite des droits, contre la haine et les discriminations anti-LGBT+ 2020–2023 – Piano nazionale d’azione per l’uguaglianza dei diritti, contro l’odio e le discriminazioni anti-LGBT+ 2020–2023), stabilendo una serie di azioni da intraprendere per favorire l’accesso ai diritti da parte di tutti e tutte, esteso su tre anni. Il piano è basato sulla consapevolezza che sia il sistema culturale a dover cambiare, perché l’odio e la violenza si basano su pregiudizi culturali. Non è quindi un piano di azione repressivo, ma volto a favorire un cambiamento culturale. Un grande piano strutturale che interviene sulla questione dei crimini e delle discriminazioni spaziando in ogni settore della vita pubblica e privata, in primis con progetti di formazione e sensibilizzazione nelle scuole, e che tocca ambiti diversi come il lavoro e lo sport. Un impegno importante da parte del Governo francese che dimostra la volontà di lavorare quotidianamente per favore la promozione di politiche capaci di promuovere davvero la parità. Un piano, come tutto il percorso arcobaleno della Francia, che potrebbe tranquillamente essere d’esempio anche per l’Italia.
Comitato “Possibile Parigi”