Ubi condonum faciunt, pacem fiscalem appellant
Non chiamatelo condono! Guai a voi!
È pace fiscale, la pragmatica presa d’atto di una situazione troppo ingarbugliata per essere risolta. Di più, la giusta compensazione per un sistema che non solo è troppo difficile, è vessatorio nei confronti del contribuente.
Questa la tesi del governo gialloVERDE, andando a riassumere, a semplificare, come piace a loro. Ragioniamoci un momento, schietti, pane al pane vino al vino, come piace a loro.
La tesi del governo sarebbe discutibile persino dalle premesse, come in molti hanno fatto notare in questi giorni di discussione del decreto fiscale. A partire dal fatto che il governo più securitario e fautore dello stato fortissimo, quelli che prenderebbero le impronte pure per entrare nei bagni pubblici e che vorrebbero nazionalizzare la qualunque, tendono a mostrare una morbidezza e una comprensione smisurata nei confronti di uno degli illeciti più diffusi nel paese, che peraltro porta ingenti danni alle casse di quello stato a cui loro sembrano voler avocare tutto (ora che sono al governo).
Per non parlare del fatto che mentre si parla di un (timido, modestissimo, mal congegnato) intervento di sostegno al reddito, che in qualche modo andrà pure finanziato, si abbassano le tasse solo a una fetta della popolazione e si permette a chi non le ha pagate di farlo solo in minima parte.
Ma la contraddizione, a mio modesto avviso, è più profonda. Quali sono i piani del nostro governo per il fisco? Cos’hanno in mente, davvero? Che sistema immaginano? Come pensano di finanziare non dico le loro mirabolanti promesse, ma persino l’ordinaria amministrazione del paese?
Non è una domanda retorica. Il sottinteso della “pace fiscale”, è che il nostro fisco è sbagliato e ingiusto. Vessatorio e troppo complesso. Un assunto su cui, in parte, si può essere persino d’accordo.
Ma nel momento in cui un governo dice che per sanare la situazione ci vuole un condono (dai, lo chiamiamo così, non ce la faccio più), vuol dire che su questo sistema vuole intervenire. Pesantemente, radicalmente.
Ecco, sarò io, ma non mi sembra di vedere nulla di tutto questo. Non mi verrete mica a dire che il grande piano per il fisco del governo gialloVERDE è quella roba che hanno chiamato Flat Tax, vero?
Per carità, io sono una Partita Iva che opera in regime forfettario, dovrei dire “lasciateli lavorare!”, visto che sono uno dei pochi fortunati a cui hanno innalzato il tetto del fatturato entro cui potrò restare nel mio regime (una deplorevole invenzione dell’innominabile Fornero, non so se lo sapete).
Invece no. Sarà perché sono un gufo sinistro, un a‑sociale, o una di quelle robe da cretinetti delle medie che scrive il (vice)premier Salvini ogni tre minuti su Twitter invece di andare a lavorare, ma mi sembra una mezza presa per il culo per me, e un gigantesco dito medio a tutti gli altri.
Io, oltre alla tassa più o meno flat, continuerò a dare il 27% di tutto quello che fatturo all’INPS per una pensione che sarebbe ridicola di per sé e che forse non riceverò neppure, nel frattempo finanzierò allegramente quelle di tutti i fortunati con il sistema retributivo (e magari con le baby pensioni) che rompono i coglioni sui giovani sfaticati e sui neri che stanno in giro a far nulla.
Non mi pare che al governo su questo abbiano intenzione di semplificare o di risolvere un bel nulla, ammesso che questi grandi lavoratori sappiano persino cosa sia la gestione separata e quanto sarebbe complesso e utilissimo intervenire una volta per tutte sul nostro sistema previdenziale, di cui hanno mandato a memoria solo “abolizione della Fornero”.
Non mi pare ci sia alcuna volontà di intervento sul lavoro dipendente, a cui toglieranno persino la mancetta renziana degli 80 euro, ma non solo: io sono forfettario e non posso detrarre nulla, ma con la revisione del sistema di detrazioni e deduzioni, per gli altri contribuenti arriverà una bella sorpresona, altro che meno tasse.
Nel frattempo, il grande intervento sulla enorme tassazione indiretta che schiaccia in particolare le fasce più deboli, è svanito nel nulla. Ad esempio, Salvini aveva promesso di portare la benzina a costare meno del vino della casa nelle osterie del triveneto, ma dice che non governa da solo e quindi nisba. Avete sentito parlare di altri interventi? Ve ne dico io uno: con la revisione delle assicurazioni auto che hanno in mente, io che vivo nel Friuli Venezia Giulia pagherò fino al 30% in più la mia RCAuto, e così sarà nella maggior parte delle regioni del nord. Grazie.
Nel frattempo, tagli su tagli ai trasferimenti alle regioni, che già sono quasi tutte governate dalla destra se non proprio dai leghisti, e che si stanno adoperando a smantellare i servizi pubblici (laddove ne fossero rimasti), per evitare di far sentire in colpa quelli che li usano senza pagare le tasse, immagino.
Quindi, riassumendo, la politica fiscale del governo è: c’è da sanare un sistema di merda, che però vogliamo in larghissima parte tenere com’è. Permetteremo a un po’ di aziende e di partite iva di fatturare di più pagando meno, faremo un bel condono, e via un calcio al barattolo verso il 2019, che tanto poi si vota di nuovo e si riparte con le promesse.
Davvero non vi sentite, ancora una volta, presi in giro?