La marea nera, e i colori per rispondere — Intervento di Francesca Druetti al Congresso di Europa Verde

Gra­zie per l’invito e buon lavo­ro a Fio­rel­la Zabat­ta e Ange­lo Bonel­li, elet­ti co-por­ta­vo­ce nazio­na­li, e a tut­te le nuo­ve cari­che che esco­no da que­sto congresso.

Mol­to è già sta­to det­to del cli­ma nero e pre­oc­cu­pan­te che c’è in Euro­pa e nel mon­do. Del­le poli­ti­che che voglio­no far­ci tor­na­re indie­tro, che voglio­no tener­ci inchio­da­ti alle ener­gie fos­si­li, alle guer­re, allo sfrut­ta­men­to del­le per­so­ne e del­le risor­se, alla repres­sio­ne del­le idee e dei corpi. 

E a que­sta marea nera il ver­de che carat­te­riz­za que­sto con­gres­so è una rispo­sta poten­te e neces­sa­ria. Come lo è il lavo­ro su giu­sti­zia ambien­ta­le e giu­sti­zia socia­le che è la cifra di Allean­za Ver­di e Sini­stra, e in cui con Pos­si­bi­le, il par­ti­to che rap­pre­sen­to, ci rico­no­scia­mo, come dimo­stra­no i per­cor­si comu­ni. Oggi entran­do qui ho salu­ta­to tan­te fac­ce ami­che con cui abbia­mo con­di­vi­so le bat­ta­glie e anche le cam­pa­gne degli ulti­mi anni, e con cui stia­mo lavo­ran­do nel­le isti­tu­zio­ni a por­ta­re i temi che ci stan­no a cuore. 

Eppu­re, nel pae­se anco­ra trop­pe per­so­ne scel­go­no di vota­re chi nega l’ur­gen­za del­la cri­si cli­ma­ti­ca, men­tre intor­no a noi ne vedia­mo gli effet­ti deva­stan­ti sui nostri ter­ri­to­ri. A chi agi­ta lo spau­rac­chio dei costi del­la tran­si­zio­ne vor­rei chie­de­re se i costi di rico­strui­re e con­ta­re le vit­ti­me sono inve­ce accet­ta­bi­li. Per noi la rispo­sta è ovvia­men­te no, e dob­bia­mo lavo­ra­re con chi rispon­de allo stes­so modo a que­sta doman­da e a quel­le sui dirit­ti dei lavo­ra­to­ri e lavo­ra­tri­ci, sul­l’ur­gen­za di difen­de­re la demo­cra­zia in que­sto pae­se, a par­ti­re dal dirit­to allo scio­pe­ro, sul­la neces­si­tà di un pro­get­to che ridu­ca le disu­gua­glian­ze e le discri­mi­na­zio­ni — di gene­re, ver­so la comu­ni­tà lgb­ti, ver­so le per­so­ne razzializzate.

Que­sta lot­ta deve esse­re inter­se­zio­na­le, per­ché l’in­ter­se­zio­na­li­tà è la chia­ve del pre­sen­te e del futu­ro. Le lot­te sono col­le­ga­te, e guar­da­te che que­sta cosa la destra l’ha capi­ta benis­si­mo. Infat­ti sono nega­zio­ni­sti del­la cri­si cli­ma­ti­ca, sono xeno­fo­bi, omo­le­sbo­bi­tran­sfo­bi­ci, ses­si­sti. E non va dimen­ti­ca­to un altro “ismo”: il clas­si­smo. La destra pen­sa solo solo a chi ce la fa già, lo abbia­mo visto con l’a­bo­li­zio­ne del red­di­to di cit­ta­di­nan­za. Inve­ce è pro­prio per chi sta peg­gio che biso­gna mobi­li­tar­si. Per le per­so­ne oppres­se, ovun­que, come dimo­stra la neces­si­tà di esse­re al fian­co del popo­lo pale­sti­ne­se.

Sono d’accordo con tan­tis­si­me del­le cose che sono sta­te det­te, del­le pro­po­ste fat­te, del­le bat­ta­glie da fare insie­me. Aggiun­go enfa­si sul tema dell’emer­gen­za abi­ta­ti­va. Negli ulti­mi anni ho par­te­ci­pa­to a un Con­gres­so dei Ver­di Euro­pei in cui il lavo­ro di ela­bo­ra­zio­ne e pro­po­sta poli­ti­ca su que­sto tema era sta­to cen­tra­le. Un tema su cui l’unica rispo­sta del gover­no è sta­ta quel­la di ren­de­re abi­ta­bi­li per leg­ge man­sar­de e micro­ne­go­zi che pri­ma non lo era­no. Quan­do par­lia­mo di casa, par­lia­mo di per­so­ne: gio­va­ni che non rie­sco­no ad anda­re a vive­re da soli, fami­glie a rischio sfrat­to, stu­den­ti e stu­den­tes­se alla pre­se con affit­ti assur­di, migran­ti che subi­sco­no anche il pro­ble­ma del raz­zi­smo, a pro­po­si­to di intersezionalità.

Un’ultima cosa: sono con­ten­ta di esse­re qui a con­di­vi­de­re con voi que­sto momen­to di con­fron­to inter­no e tra par­ti­ti per­ché chi gira il pae­se si con­fron­ta con la scar­sa fidu­cia nei par­ti­ti e nel­le asso­cia­zio­ni, con la dif­fi­col­tà del­le per­so­ne a par­te­ci­pa­re, per­si­no a eser­ci­ta­re il dirit­to di voto. Ma par­te­ci­pa­re e far­lo mili­tan­do in un par­ti­to è mol­to impor­tan­te. I par­ti­ti pos­so­no esse­re e sono — lo dice la nostra Costi­tu­zio­ne, nata dal­la Resi­sten­za — il luo­go in cui eser­ci­ta­re la nostra neces­si­tà di cam­bia­men­to. E di cam­bia­men­to abbia­mo un dispe­ra­to bisogno.

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