Il referendum del 4 dicembre è stato il vaso che ha fatto traboccare il vaso. Che poi si è rotto definitivamente, con la sentenza della Corte costituzionale, che ha dichiarato l’Italicum incostituzionale, a prescindere da quel risultato: il ballottaggio previsto era incostituzionale comunque, anche se la propaganda della maggioranza ovviamente cerca di occultare questo fondamentale aspetto. Con il ballottaggio anche l’analogia con la legge dei sindaci è stata rigettata duramente nelle motivazioni della Consulta.
Ora ci troviamo con un vaso fotocopia, il governo Gentiloni, che più che un vaso di coccio è un vaso di gomma, di cui tutti magnificano la novità, rimuovendo il piccolo particolare che il premier attuale è in tutto e per tutto schierato con l’ex premier (ieri al Lingotto) e lo ha sostituito conservando tutta la rosa dei titolari. Che infatti si sono riuniti quasi tutti intorno al premier uscente.
La prima iniziativa del nuovo governo è il decreto Minniti, che sposta più a destra l’asse politico-culturale del ‘nuovo’ esecutivo. Mancava il plauso della Lega, a questa maggioranza: è arrivato anche quello.
Per il resto il vaso del centro-meno-sinistra si è rotto, appunto, e stanno tutti cercando di dare responsabilità (e cocci) a chi se n’è andato prima del congresso e con molto ritardo: ieri la vicesegretaria uscente Serracchiani li ha definiti «vigliacchi». L’altro vicesegretario uscente Guerini ha spiegato che il Pd sarà riferimento di chi ha votato sì.
Il tentativo di ricomporre il vaso sono generosi. Se a Milano al Salone corrisponde il Fuori Salone, al congresso del Pd corrisponde il Fuori congresso, in cui molti organizzano convegni per spiegare che il quadro è cambiato e che bisogna trovare il modo di allearsi con il Pd.
Chi da fuori tifa, punta, scommette: 1X2.
E però il problema è che non basta Attak a profusione per rimettere insieme il centro-meno-sinistra. Non bastano parole più riflessive (poche, peraltro) per riaprire un dialogo che non c’è stato. Lo stesso ex-premier dice che non ha alcuna intenzione di fare alleanze a sinistra, puntando tutto sul voto utile.
Chi invece insiste per ricostruire il centrosinistra che non c’è più, parla astrattamente di intese da fare, senza considerare che dall’altra parte le intese non sono state mai di moda, se non verso destra: la sinistra andava umiliata, attaccata, liquidata.
Chi finge che non sia stato e non sia così, è vittima di una forma — non si sa quanto interessata — di rimozione, che è il contrario di ciò che servirebbe, ma manca ormai da anni: la dialettica.
Il mio consiglio: state lontani, seguite le vostre idee, votate chi vi convince. Il voto utile (che poi con il proporzionale a cui ci hanno portato chissà a cosa servirebbe) sarebbe utile solo ad altri, che non vi considerano minimamente. Ricordatevelo.
È possibile.