Quello che è successo negli ultimi giorni non ha bisogno di didascalie. La metafora della giraffa di Copenaghen evocata da Pippo Civati è più efficace di tutte le parole, trionfalistiche o preoccupate, che abbiamo letto tra ieri e oggi. Quella di cui siamo stati testimoni è stata la manovra politica più inspiegabile e ridicola di cui abbiamo memoria: abbiamo accompagnato gentilmente alla porta il Presidente del Consiglio espresso dal nostro stesso partito, il nostro Partito Democratico, ringraziandolo cortesemente “per l’ottimo lavoro”, e assumendo il suo piano per l’Italia come piattaforma programmatica.
L’intervento di Pippo Civati alla direzione Pd
Ma abbiamo invece conservato intatta la vera ragione di questa crisi politica: la mancanza di rappresentatività e di un vero mandato popolare, e uno schema di piccole intese deboli e concordi su nulla, se non sulla necessità di procrastinare il momento del confronto col voto e l’approvazione di una nuova legge elettorale, che ancora slitta.
L’intervento di Paolo Cosseddu alla direzione Pd
A suo modo un capolavoro politico, l’ennesimo che non riusciremo a spiegare ai nostri elettori, se non tirando fuori quell’armamentario di miscele esplosive che hanno liso la sinistra italiana negli ultimi venti anni, annientata da ambizioni personali mescolate a totale mancanza di coraggio.
L’intervento di Elly Schlein alla direzione Pd
Siamo stati i primi, e troppo spesso gli unici, a criticare a viso aperto questa maggioranza e il “suo” Governo delle larghe intese, dall’impianto politico che minava la stessa azione riformatrice che si prefiggeva di portare avanti “con determinazione”. Civati non ha votato la fiducia per ben due volte, salvo essere leale dopo le Primarie, come promesso. Quelle stesse primarie vinte da Matteo Renzi sulla scorta dell’#enricostaisereno, e del “buon governo che sta facendo bene” come diceva l’altro candidato, quel Gianni Cuperlo, che a due mesi di distanza ha votato per il suo affossamento.
Un voto al governo Letta durante le primarie
Cos’è cambiato in due mesi? Due milioni di voti alle Primarie del Pd non determinano una vittoria alle elezioni. È un premio di maggioranza troppo alto persino per chi gode di una popolarità così forte. Quella stessa popolarità che andava messa in gioco, con coraggio, questo sì, ma per vincere elezioni vere, come chiediamo da mesi. Legge elettorale e poi al voto. Per far scegliere i cittadini, che oggi assistono al terzo cambio della guardia a Palazzo Chigi di uomini politici provenienti dallo stesso partito, senza che nessuno chieda loro nulla, e mentre le loro priorità viaggiano per altri binari.
Il risultato del sondaggio #staffettasi #staffettano che abbiamo promosso alla vigilia della Direzione del Partito Democratico parla chiaro. Mentre i nostri elettori definivano un grave errore il cambio di premiership, con la stessa forza sottolineavano altre priorità, ben più pregnanti e cariche di urgenza. Come il lavoro. Quello scritto in italiano.
Intanto, domenica prossima, 16 febbraio, ci saranno le Primarie per la scelta del Segretario regionale del Partito Democratico in molte regioni. Ci sentiamo quindi tutti coinvolti in queste primarie ed è per questo che vogliamo presentare i nostri amici che hanno deciso di mettersi in gioco nelle diverse regioni.
In Piemonte c’è Daniele Viotti, attivista dei diritti civili, cofondatore dell’associazione Quore, per l’uguaglianza della comunità LGBT ed ex consigliere comunale di Alessandria. Il suo slogan è “un altro modo“. | |
In Lombardia la candidata è Diana de Marchi, consigliera della Provincia di Milano e segretaria del Circolo Pio la Torre, dove si è impegnata soprattutto sui temi della scuola e della coesione sociale. Lancia la sua candidatura come una sfida alla continuità. Come slogan ha scelto: ”mai più lontani“. | |
In Liguria la partita la gioca Stefano Gaggero, coordinatore regionale della mozione Civati e segretario del circolo Pd di Sturla-Quarto a Genova. La sua candidatura si basa sul cambiamento, per un partito “nuovo e dinamico” e “una Liguria dove non siano i nonni e i padri a caricarsi sulle spalle i propri figli, ma viceversa” | |
In Umbria corre Juri Cerasini, assessore allo Sport del Comune di Spoleto che si prefigge di “abbattere tutte le barriere“, anche e soprattutto quelle all’interno del PD. Lo slogan della campagna infatti è “PD senza barriere” | |
Nelle Marche ha deciso di candidarsi una punta di diamante: Luca Fioretti, presidente dell’Associazione nazionale Comuni virtuosi nonchè sindaco di Monsano, che anima lavorando sui temi dell’ambiente, della mobiità sostenibile, del recupero dei rifiuti, dell’energia rinnovabile. Lo slogan della sua candidatura è “un #PDiverso“. | |
In Lazio la sfida la porta Marco Guglielmo, consigliere Comunale ad Albano Laziale, specializzato in politiche sui rifiuti, che ha lottato contro l’inceneritore nella sua città e per l’adozione degli open data. Il motto scelto per questa nuova battaglia collettiva è “Il solito? No, grazie.” | |
In Calabria c’è Mimmo Lo Polito, sindaco di Castrovillari, impegnato da sempre a diffondere il senso civico insieme al principio che il bene pubblico è il bene di ciascuno e di tutti. La sua candidatura porta il marchio della “trasparenza assoluta“. | |
In Sicilia scende in campo Antonella Monastra, consigliera comunale di Palermo impegnata su temi quali la salute pubblica, la prevenzione e la salute delle donne. Il suo slogan è “Cambiamo genere“. |
Anche questa insomma è un’ottima “squadra #civoti“, come quella che ci ha accompagnato lungo il percorso delle primarie e che continuerà ad accompagnarci perchè, come abbiamo sempre detto, l’avventura di dicembre è stata una candidatura collettiva.
In bocca al lupo a tutti!