La paghetta di Stato

Mio figlio è nato in Inghil­ter­ra e ha rice­vu­to 250 ster­li­ne dal gover­no ingle­se come tut­ti i bam­bi­ni nati nel pae­se dal 2005, l’anno di intro­du­zio­ne del Child tru­st Fund un prov­ve­di­men­to pro­mes­so dal Labour Par­ty duran­te la cam­pa­gna elet­to­ra­le del 2001 e imple­men­ta­to nel 2005 con retroat­ti­vi­tà per i nati fino al 2002.

L’idea era di dare a tut­ti i bam­bi­ni un bonus di cit­ta­di­nan­za in una spe­cie di con­to di rispar­mio in cui lo sta­to e i geni­to­ri avreb­be­ro fat­to dei ver­sa­men­ti e il figlio bene­fi­cia­rio avreb­be potu­ti riti­rar­li al com­pi­men­to dei 18 anni. Nono­stan­te l’universalità del prov­ve­di­men­to c’erano però già del­le diver­si­tà di trat­ta­men­to, infat­ti i bam­bi­ni nati in fami­glie a bas­so red­di­to rice­ve­va­no 250 ster­li­ne in più.

Poi il ven­to è cam­bia­to e l’ottimismo e la spre­giu­di­ca­tez­za di que­gli anni sono sta­ti spaz­za­ti via dal­la cri­si e nel 2010 il gover­no bri­tan­ni­co ha eli­mi­na­to il Child Tru­st Fund pur man­te­nen­do altri pro­gram­mi di soste­gno all’infanzia disa­gia­ta come Sure Start.

Mi sono per­sa qual­co­sa ma sem­bre­reb­be che abbia­mo risol­to tut­ti i nostri pro­ble­mi di bilan­cio se dal 2016 intro­dur­re­mo un bonus di 500 euro per tut­ti i diciot­ten­ni. Cer­to, saran­no da spen­de­re in “cul­tu­ra” ovve­ro per le mostre e i musei ma anche nel­le libre­rie. È fan­ta­sti­co che il nostro gover­no abbia deci­so di dedi­ca­re risor­se alla cul­tu­ra ma sia­mo sicu­ri che sia il modo di far­lo? Pos­si­bi­le che davan­ti ad una rega­lia del gene­re non si sia inten­zio­na­ti a met­te­re nes­su­na con­di­zio­na­li­tà? A me non sem­bra giu­sto che tut­ti i diciot­ten­ni sia­no con­si­de­ra­ti ugua­li, per­ché ugua­li non sono. Se le tas­se uni­ver­si­ta­rie dipen­do­no dal­le dichia­ra­zio­ne ISEE per­ché non lo devo­no esse­re que­ste for­me di soste­gno all’arricchimento culturale?

Se aves­se­ro abbas­sa­to tut­te le tas­se di imma­tri­co­la­zio­ne all’università di 500€ non vi sareb­be sem­bra­to stra­no? Se ci sono le fasce di red­di­to per le tas­se uni­ver­si­ta­rie è per­ché si è rico­no­sciu­to che diver­se fami­glie han­no una capa­ci­tà diver­sa di inve­sti­re in cul­tu­ra e for­ma­zio­ne, e poi­ché lo sta­to ita­lia­no rico­no­sce che una popo­la­zio­ne con un mag­gio­re per­cen­tua­le di lau­rea­ti sia un bene per la cre­sci­ta del pae­se inter­vie­ne a soste­gno di quel­le meno abbien­ti (e for­se nean­che abbastanza).

È quin­di una buo­na idea incen­ti­va­re i gio­va­ni a fre­quen­ta­re mostre, musei e ad entra­re in libre­ria ma spie­ga­te­mi per­ché la fisca­li­tà gene­ra­le deb­ba far­si cari­co dei roman­zi che i figli del­la buo­na bor­ghe­sia deci­do­no di leg­ge­re. Per non com­men­ta­re del­la pos­si­bi­li­tà che tra le spe­se ammis­si­bi­li ci sia anche “hard­ware” come per gli inse­gnan­ti, nel qual caso non solo libri ma pure PC e tablet.

Spia­ce dir­lo, ma come al soli­to l’effet­to annun­cio e la ricer­ca del con­sen­so han­no la meglio sul­la pon­de­ra­zio­ne e gli obiet­ti­vi di un gover­no che dovreb­be ambi­re, in pre­sen­za di risor­se estre­ma­men­te limi­ta­te, ad aiu­ta­re chi ha più bisogno.

Ricor­dia­mo­ci che ridur­re la disu­gua­glian­za non vuol dire trat­ta­re tut­ti in modo ugua­le, ma ten­ta­re di eli­mi­na­re le dif­fe­ren­ze agen­do con equi­tà.

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