La “panchina lunga” che può cambiare la politica

Così stiamo procedendo noi, di Possibile, cercando quella «panchina lunga» che finora è mancata. Che non è composta solo da addetti ai lavori, né soltanto da attivisti, né esclusivamente da iscritti a questo o a quel partito, ma anche da semplici cittadini, che hanno maturato una competenza, che conoscono il proprio lavoro, che possono discutere con i primi della complessità che ci troviamo ad affrontare, senza semplificarla in slogan e scorciatoie, senza strizzatine d'occhio, senza bonus tipo lotteria Italia, ma con un disegno complessivo. Mettendo a confronto esperienze diverse, affrontando le questione con i numeri e con i dati, entrando in quel famoso merito di cui tutti parlano molto e 'praticano' poco.

C’è un pas­sag­gio di Michael Wal­zer ripre­so oggi da Repub­bli­ca che mi ha col­pi­to particolarmente.

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Così stia­mo pro­ce­den­do anche noi, di Pos­si­bi­le, cer­can­do quel­la «pan­chi­na lun­ga» che fino­ra è man­ca­ta. Che non è com­po­sta solo da addet­ti ai lavo­ri, né sol­tan­to da atti­vi­sti, né esclu­si­va­men­te da iscrit­ti a que­sto o a quel par­ti­to, ma anche da sem­pli­ci cit­ta­di­ni, che han­no matu­ra­to una com­pe­ten­za, che cono­sco­no il pro­prio lavo­ro, che pos­so­no discu­te­re con i pri­mi del­la com­ples­si­tà che ci tro­via­mo ad affron­ta­re, sen­za sem­pli­fi­car­la in slo­gan e scor­cia­to­ie, sen­za striz­za­ti­ne d’oc­chio, sen­za bonus tipo lot­te­ria Ita­lia, ma con un dise­gno com­ples­si­vo. Met­ten­do a con­fron­to espe­rien­ze diver­se, affron­tan­do le que­stio­ne con i nume­ri e con i dati, entran­do in quel famo­so meri­to di cui tut­ti par­la­no mol­to e ‘pra­ti­ca­no’ poco.

Non è sol­tan­to un appel­lo alla socie­tà civi­le, civi­liss­ma che si è mobi­li­ta­ta nel­le gran­di occa­sio­ni, che ha un rifles­so imme­dia­to alla par­te­ci­pa­zio­ne e alla pas­sio­ne per la poli­ti­ca, nono­stan­te mil­le delu­sio­ni. È un appel­lo alla socie­tà nel suo com­ples­so, sul­la base di un rife­ri­men­to chia­ro ai valori.

Fac­cia­mo un esem­pio che riguar­da la que­stio­ne più dif­fi­ci­le e deli­ca­ta: del­l’im­mi­gra­zio­ne par­la­no mol­to i feno­me­ni che dif­fon­do­no raz­zi­smo e xeno­fo­bia a pie­ne mani. Altri stan­no in silen­zio, per pau­ra di per­de­re voti. Altri anco­ra non ne san­no poi mol­to, l’im­por­tan­te è dare l’i­dea di esse­re in gra­do di intervenire.

Noi abbia­mo pen­sa­to di con­vo­ca­re per­so­ne come Ste­fa­no Cato­ne, Mar­co Omiz­zo­lo e Leo­nar­do Pal­mi­sa­no, per citar­ne solo tre che spes­so tro­va­te sul­le pagi­ne di Pos­si­bi­le, e costrui­re insie­me un pac­chet­to di pro­po­ste e di ana­li­si che pos­sa­no ser­vi­re a tut­ti. Pri­ma del cam­po pro­gres­si­sta, di cui tut­ti par­la­no, ci vuo­le un cer­to alle­na­men­to. Ci voglio­no ‘riti­ri’ di appro­fon­di­men­to e gran­di cor­se sul ter­re­no del­le nostre comunità.

Lo stes­so abbia­mo fat­to per la cam­pa­gna refe­ren­da­ria, anzi, per il per­cor­so del­le ‘rifor­me’, anche quan­do tut­ti ne par­la­va­no come di un fat­to ine­lut­ta­bi­le, salu­ta­to dal con­sen­so una­ni­me del­le gen­ti. Lo stes­so abbia­mo fat­to con i vou­cher, quan­do a par­lar­ne era­no in pochi, qua­si nes­su­no. E potrem­mo rac­con­tar­ve­ne tan­te, di sto­rie così, in tut­to il Paese.

Que­sta è la nostra idea, ver­so le pros­si­me ele­zio­ni poli­ti­che: una este­sa e dif­fu­sa mobi­li­ta­zio­ne, par­te­ci­pa­ta e con­di­vi­sa, che attra­ver­si la socie­tà ita­lia­na. Cer­to, per noi è faci­le: non abbia­mo posi­zio­ni di pote­re da difen­de­re, non abbia­mo com­pro­mes­si e pat­ti (naza­re­ni, gen­ti­lo­ni o di altro tipo) da rispet­ta­re, né ci sia­mo pre­si impe­gni diver­si da quel­li che leg­ge­te ogni gior­no. Sia­mo così, non c’è un dop­pio fon­do, non ci sono retro­sce­na, c’è solo l’im­pe­gno a fare le cose per bene, a difen­de­re valo­ri anti­chi (che non invec­chia­no) con stru­men­ti nuo­vi (che non li tradiscano).

Per que­sto vi chie­dia­mo di par­te­ci­pa­re, a pie­no tito­lo, alla pari, sen­za sog­ge­zio­ne ver­so altri, che que­sto pro­ble­ma del­la «cul­tu­ra poli­ti­ca» di una «clas­se diri­gen­te» se lo pon­go­no solo mol­to par­zial­men­te, quan­do possono.

Noi ci sia­mo. Se ci sare­te anche voi, sarà pro­prio una gran­de sfi­da.

Una sfi­da che nes­su­no si aspet­ta, che nes­su­no ritie­ne fon­da­men­ta­le, che qua­si tut­ti sot­to­va­lu­ta­no: ma anche que­sto sem­bra fati­co­so, ma non è che un vantaggio.

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