Venerdì 15 marzo è in programma lo sciopero mondiale per il cambiamento climatico, che nasce dall’iniziativa solitaria di una quindicenne di Stoccolma, Greta Thunberg, che dal 20 di agosto dello scorso anno ha iniziato a non andare a scuola il venerdì, manifestando invece davanti al Parlamento svedese.
“Perché devo andare a scuola se quello che mi insegnano poi non viene messo in pratica?” ci dice Greta.
Sulle questioni mondiali che ci pone questo tema, questioni enormi, dallo scioglimento dei ghiacci polari all’innalzamento del livello del mare, dai mutamenti climatici e alle conseguenti migrazioni, e tanto altro, siamo più o meno tutti d’accordo, almeno apparentemente.
Diventa invece molto più difficile affrontare questioni particolari, cioè come declinare questo impegno ambientalista con le altre variabili, in situazioni circoscritte.
Accade infatti, ad esempio, che nel ridente appennino parmense, e più precisamente a Borgo Val di Taro, venga riaperta una fabbrica che produce ceramica.
L’apertura porta posti di lavoro, l’amministrazione locale quindi la sostiene e ne fa un cavallo di battaglia elettorale e tutti sono contenti.
Ma quando inizia la produzione vera e propria, iniziano anche i problemi, sia di carattere olfattivo, perché dalla fabbrica (che utilizza macchinari moderni e completamente diversi da quelli preesistenti) promana un odore sgradevolissimo, e anche di carattere sanitario, perché gli abitanti, soprattutto i bambini della vicina scuola, iniziano ad avere irritazioni cutanee e problemi respiratori, in concomitanza con la produzione di emissioni.
La protesta sale, e intanto le case vengono deprezzate perché anche solo con l’odore nessuno compra e chi se ne vuole andare non riesce a vendere, il turismo cala, le piccole imprese vicine si spostano perché i lavoratori (gli altri) non vogliono più lavorare vicino alla fabbrica in questione.
I cittadini si organizzano in un comitato, L’Aria del Borgo, e cominciano a studiare la situazione, sia dal punto di vista scientifico (quali sostanze vengono emesse, in quali quantità) che meteorologico (perché ristagnano sul paese) che amministrativo (se cioè le autorizzazioni e l’iter burocratico sono regolari).
Al momento, con un’indagine della procura in corso, si è in attesa di sapere esattamente se vi siano e quali siano le sostanze dannose, e se, nel caso, possa essere raggiunta prova scientifica del nesso di causalità con i malesseri.
È certo che il problema nasca dalla conformazione del luogo, non adatto perché non consente la dispersione delle emissioni che invece ricadono a terra, e che l’iter burocratico non sia stato del tutto regolare, tanto che con l’intervento della Regione lo stesso viene praticamente rifatto.
Ne nasce un contenzioso molto difficile, con la politica(che è quella che governa l’Emilia Romagna, per intenderci) ma soprattutto, ahimè, con il sindacato, che addirittura sostengono un ulteriore aumento della produzione, con la promessa di ulteriori posti di lavoro.
Un contenzioso che, va detto, solo il (buon) senso civico dei rappresentanti del comitato impedisce vada oltre la contrapposizione di idee.
Perché, purtroppo, per una parte molto ampia anche della sinistra, o sedicente tale, il lavoro viene sempre e comunque prima di tutto, in questo caso prima della salute, e le obiezioni vengono automaticamente catalogate come inventate e strumentali.
Un lavoro che, spesso e volentieri, è ancorato a vecchie filiere industriali, a un modello di sviluppo che vede nell’ambiente una risorsa da depredare, invece di sfruttarne le potenzialità con progetti ecosostenibili che possono dare ancora più sbocchi occupazionali.
Staremo a vedere gli esiti delle perizie e delle inchieste, nonché delle procedure e delle analisi, sperando che tutto si risolva per il meglio, che si faccia chiarezza e che si trovi una soluzione che contemperi l’esigenza occupazionale con il sacrosanto diritto alla salute, che anche dal punto di vista costituzionale dovrebbe prevalere sempre.
Però a mio sommesso parere una sinistra davvero ambientalista si preoccupa prima dell’ambiente e della salute e poi anche del lavoro, perché senza ambiente vivibile non ci possono essere né salute né lavoro.
Ricordiamocelo venerdì quando manifesteremo in tutto il mondo.
Ricordiamoci che l’impegno ambientalista va declinato dal Polo Nord fino a Borgo Val di Taro, provincia di Parma, altrimenti non si è credibili, lavorando sempre per la soluzione migliore e privilegiando sempre la tutela della salute.