Venerdì scorso abbiamo organizzato un banchetto per raccogliere scarpe da destinare ai profughi che in queste ore cercano salvezza in Europa. Lo abbiamo messo in piedi in una manciata di ore, senza pensarci troppo.
Quello che sta succedendo è troppo grave, l’accordo tra UE e Turchia troppo vergognoso, le immagini che ci arrivano troppo devastanti, per stare fermi.
Colti da quel senso di impotenza che, a meno che tu non sia la Merkel, non si può non avvertire, ci chiedevamo cosa potessimo fare, quando Marina, una cara amica iscritta a Possibile di Ancona, da sempre in contatto con molte associazioni che operano direttamente nei campi profughi ha lanciato l’idea di una raccolta scarpe, bene preziosissimo e spesso introvabile.
Il tempo di fare un volantino e un comunicato stampa e siamo partiti.
Che la raccolta sarebbe stata buona l’ho capito subito: nel giro di pochi minuti, da ogni parte di Italia, hanno iniziato a contattarmi per avere maggiori informazioni, la notizia ha cominciato a girare con un passaparola crescente, in poche ore siamo finiti nelle chat delle mamme e nelle mailing-list di scuole e oratori della città.
Venerdì pomeriggio non avevamo ancora allestito il banchetto ed eravamo già sommersi di scarpe.
Un via vai continuo di persone che silenziosamente arrivavano, appoggiavano le borse piene di scarpe, ringraziavano per l’opportunità di poter rendersi utili e se ne andavano facendo gli auguri, buona Pasqua di Pace, ché ne abbiamo bisogno.
In due ore abbiamo raccolto oltre mille paia di scarpe, decisamente ben oltre a ogni nostra più rosea aspettativa. Abbiamo finito di sistemarle alla luce di lampioni e cellulari, caricate in quattro monovolume e chiesto ospitalità nei garage di pazienti amici e parenti.
Nei prossimi giorni arriveranno a destinazione, grazie alle spedizioni che partiranno da Ancona ad opera di due Associazioni: ONSUR Italia — Campagna Mondiale di Sostegno al Popolo Siriano e Speranza-Hope For Children.
Da parte nostra un grande ringraziamento va alle oltre 200 persone che hanno risposto al nostro appello, a chi ci ha dato una mano, a chi ci ha messo a disposizione i garage, alla Coop che ci ha aiutato a smaltire la montagna di scatole e scatoloni che nel weekend pasquale non avremmo saputo dove portare, a chi con le lacrime agli occhi ci ha lasciato delle scarpe particolarmente care, nella speranza che continuino a camminare verso la libertà.
Sappiamo che è troppo poco, sappiamo che è come svuotare il mare con un cucchiaino, ma in questa Pasqua di sangue, l’unico augurio che ci sentiamo di fare è che ciascuno si senta di prendere in mano il proprio, di cucchiaino, e svuotare la sua piccola parte di un mare pieno di dolore.