La ricchezza in mano a pochi, questo è il problema

La disu­gua­glian­za nel mon­do è cre­scen­te. La ric­chez­za è sem­pre più in mano ai pochi. «Qual­co­sa non fun­zio­na nel­la nostra eco­no­mia», è così che si apre il Rap­por­to Oxfam del 2018 “Bene pub­bli­co o ric­chez­za pri­va­ta?”. È più di un sospet­to. È una vera e pro­pria cri­si dei siste­mi fisca­li che non rie­sco­no più ad equi­li­bra­re le dispa­ri­tà nel­la distri­bu­zio­ne dei red­di­ti, quel­la divi­sio­ne fra vin­ci­to­ri (i pochi) e vin­ti (e mol­tis­si­mi) che il libe­ro mer­ca­to ope­ra e con­so­li­da anno dopo anno.

L’obiettivo dovreb­be esse­re pun­ta­to sul­la tas­sa­zio­ne, quin­di. Sul cri­te­rio del­la pro­gres­si­vi­tà fisca­le, che dovreb­be dare for­ma a tut­to il siste­ma fisca­le, dal tri­bu­to loca­le alla tas­sa­zio­ne sul red­di­to, e inve­ce. Inve­ce si accet­ta­no, sen­za bat­ter ciglio, poli­ti­che di con­ti­nua e costan­te ridu­zio­ne del­le impo­ste che favo­ri­sco­no i ric­chi, i ric­chis­si­mi, a disca­pi­to del­la redi­stri­bu­zio­ne, che dovreb­be esse­re con­cre­tiz­za­ta non tan­to nel tra­sfe­ri­men­to di dena­ro diret­to — come acca­de nel nostro pae­se — ma spe­cial­men­te nel­la scuo­la e nel­la sani­tà pub­bli­ca. Redi­stri­bu­zio­ne è soprat­tut­to que­sto: acces­so alla cono­scen­za, acces­so alle cure medi­che. Ma la poli­ti­ca anti-tas­se impo­ve­ri­sce il pre­sen­te, annien­ta il futuro.

Negli anni suc­ces­si­vi alla cri­si finan­zia­ria il nume­ro dei miliar­da­ri è rad­dop­pia­to e i loro patri­mo­ni aumen­ta­no di 2,5 miliar­di di dol­la­ri al gior­no; nono­stan­te ciò i super-ric­chi e le gran­di impre­se sono sog­get­ti ad ali­quo­te fisca­li più bas­se regi­stra­te da decen­ni. I costi uma­ni di tale feno­me­no sono enor­mi: scuo­le sen­za inse­gnan­ti, ospe­da­li sen­za medi­ci­ne. I ser­vi­zi pri­va­ti pena­liz­za­no i pove­ri e pri­vi­le­gia­no le éli­te. I sog­get­ti che risen­to­no mag­gior­men­te di tale situa­zio­ne sono le don­ne, su cui gra­va l’onere di col­ma­re le lacu­ne dei ser­vi­zi pub­bli­ci con mol­te ore di lavo­ro di cura non retri­bui­to (Rap­por­to Oxfam 2018, cit. https://www.osservatoriodiritti.it/wp-content/uploads/2019/01/rapporto-oxfam-pdf.pdf).

Gli inve­sti­men­ti in istru­zio­ne e salu­te, scri­ve anco­ra Oxfam nel suo docu­men­to, han­no deter­mi­na­to il 69% del­la ridu­zio­ne tota­le del­la disu­gua­glian­za. La Poli­ti­ca che fa? Inve­ste in istru­zio­ne e salu­te? Giam­mai. Pre­mia chi attua siste­mi di elu­sio­ne ed eva­sio­ne fisca­le, come ha fat­to il gover­no ita­lia­no (Ren­zi) con la Leg­ge di Bilan­cio 2017, sta­bi­len­do una nuo­va impo­sta for­fet­ta­ria di 100mila euro al fine di attrar­re ed incen­ti­va­re il tra­sfe­ri­men­to del­la resi­den­za nel nostro pae­se degli High Net Worth Indi­vi­dual, le per­so­ne con un alto patri­mo­nio e alti red­di­ti. E poi anco­ra, dan­do segui­to a pom­po­se offer­te elet­to­ra­li, l’esecutivo gial­lo-ver­de ha este­so il regi­me for­fet­ta­rio al 15% alle par­ti­te IVA con rica­vi sino a 65mila euro (e dal 2020 si rad­dop­pia, con ali­quo­ta al 20% per chi ha avu­to rica­vi fra 65mila e 100mila euro).

L’elusione fisca­le del­le impre­se, in par­ti­co­la­re del­le mul­ti­na­zio­na­li, è una fac­cen­da che non tro­va la giu­sta col­lo­ca­zio­ne nell’agenda poli­ti­ca dei pae­si euro­pei. Secon­do cal­co­li di Oxfam basa­ti su dati OECD, solo l’11% del get­ti­to fisca­le dei 78 pae­si ogget­to dell’analisi (35 OECD e 43 non OECD) deri­va dal­le impo­ste sul red­di­to del­le impre­se. Il 4% deri­va da impo­ste patri­mo­nia­li, ma addi­rit­tu­ra l’89% deri­va da impo­ste sul red­di­to del­le per­so­ne fisi­che, IVA e contributi.

Al cospet­to di ciò, nell’Africa sub-saha­ria­na il 65% del­la popo­la­zio­ne ha dif­fi­col­tà di acces­so alla distri­bu­zio­ne dell’energia elet­tri­ca, il 37% di acces­so all’acqua pota­bi­le. La man­ca­ta redi­stri­bu­zio­ne e il cre­scen­te diva­rio retri­bu­ti­vo fra ric­chi e pove­ri, uomi­ni (bian­chi) e don­ne, anzia­ni e gio­va­ni, impon­go­no una scel­ta alter­na­ti­va imme­dia­ta: smet­te­re di favo­ri­re i ric­chi e pun­ta­re sul bene pub­bli­co. Lo abbia­mo scrit­to nel Mani­fe­sto e lo riba­dia­mo tut­to­ra: pro­gres­si­vi­tà fisca­le, redi­stri­bu­zio­ne, tas­sa­zio­ne del­le mul­ti­na­zio­na­li e dei gran­di patri­mo­ni, solo le misu­re che ser­vo­no al nostro pae­se (e non solo) per rie­qui­li­bra­re un asset­to socia­le pesan­te­men­te sbi­lan­cia­to ver­so il pri­vi­le­gio dei pochi. Chi scri­ve ne ha spe­ci­fi­ca­to l’importanza di que­ste poli­ti­che anche in vista del Gran­de Scon­vol­gi­men­to (cli­ma­ti­co, pri­ma di tut­to, e di con­se­guen­za socio-eco­no­mi­co) in ‘La retro­mar­cia dei Gilet Gial­li’. È un’urgenza indif­fe­ri­bi­le, pri­ma del dilu­vio.

 

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