La scuola di Greta

Gre­ta Thun­berg ha ini­zia­to il 20 ago­sto 2018 con il suo scio­pe­ro dal­la scuola.

Per que­sto lei e i ragaz­zi che l’hanno segui­ta sono sta­ti attac­ca­ti da alcu­ni gover­ni, quel­lo austra­lia­no, per pri­mo, e quel­lo ingle­se, recen­te­men­te. Non va bene che i bam­bi­ni non vada­no a scuo­la, dico­no. Ed è cer­ta­men­te così. E Gre­ta lo sa benis­si­mo, se è vero che la sua ini­zia­ti­va par­te dagli stu­di scien­ti­fi­ci, dai rap­por­ti inter­na­zio­na­li, da uno stu­dio com­piu­to in fami­glia, come rac­con­ta, accom­pa­gna­to anche da alcu­ne pre­ci­se e impe­gna­ti­ve scel­te per­so­na­li (i Thun­berg non pren­do­no più l’ae­reo, non man­gia­no car­ne, han­no instal­la­to pan­nel­li sola­ri e crea­to un orto nel cor­ti­le, scel­go­no insom­ma com­por­ta­men­ti coe­ren­ti con il mes­sag­gio che ogni vener­dì Gre­ta offre al mon­do). E la sua ini­zia­ti­va por­ta agli stu­di scien­ti­fi­ci, se è vero che, come ha ricor­da­to qual­che gior­no fa ai lea­der e ai com­mis­sa­ri Ue, la loro richie­sta non è che i poten­ti ascol­ti­no Gre­ta e le ragaz­ze e i ragaz­zi per il cli­ma, ma che ascol­ti­no gli scien­zia­ti, final­men­te, dopo anni di erro­ri e di distrazioni.

E allo­ra la nostra pro­po­sta è che a par­ti­re dal 15 mar­zo si par­ta dal­le scuo­le, quel­le di Gre­ta e dei nostri figli.

Per­ché, oltre alle mani­fe­sta­zio­ni, ci vuo­le una pro­po­sta. Imme­dia­ta, con­cre­ta. Neces­sa­ria e urgen­te, come vor­reb­be la nostra Costi­tu­zio­ne. E da dove si par­te, se non dal­la scuola?

Inve­stia­mo nel­le scuo­le, dal pun­to di vista fisi­co e strut­tu­ra­le, ren­dia­mo­le effi­cien­ti ener­ge­ti­ca­men­te, fac­cia­mo­le diven­ta­re pic­co­le cen­tra­li di pro­du­zio­ne di ener­gia puli­ta. I sol­di che ser­vo­no si recu­pe­re­ran­no in pochi anni. È suf­fi­cien­te inve­sti­re ora. Anche per ren­der­le più sicu­re, tut­te, sen­za eccezioni.

La solu­zio­ne ope­ra­ti­va con­si­ste nel­l’i­sti­tu­zio­ne di un fon­do in capo al Mini­ste­ro dell’Ambiente per un pia­no qua­drien­na­le di inve­sti­men­ti in ‘Ener­gia Puli­ta per gli Edi­fi­ci Pub­bli­ci’, ini­zian­do dal­le scuo­le. Un pia­no che pre­ve­da il sup­por­to alle ammi­ni­stra­zio­ni pub­bli­che per rea­liz­za­re una ana­li­si ener­ge­ti­ca appro­fon­di­ta del­le scuo­le e nel­le strut­tu­re che ne sia­no anco­ra pri­ve, che indi­vi­dui gli inter­ven­ti più urgen­ti per ini­zia­re a rispar­mia­re ener­gia e dena­ro pub­bli­co, e che pre­ve­da sia l’installazione di 0,5 GW di impian­ti foto­vol­tai­ci all’an­no sui tet­ti degli edi­fi­ci, sia la pos­si­bi­li­tà per le ammi­ni­stra­zio­ni di esse­re accom­pa­gna­te nell’accesso agli stru­men­ti di incen­ti­va­zio­ne e sup­por­to agli inve­sti­men­ti già esi­sten­ti (con­to ter­mi­co, ban­di regio­na­li, fon­di di rota­zio­ne etc).
La spe­sa che pre­ve­dia­mo è pari 700 milio­ni di € l’anno e la coper­tu­ra andreb­be indi­vi­dua­ta dal mede­si­mo Mini­ste­ro dell’Ambiente nel­la revi­sio­ne dei cosid­det­ti sus­si­di ambien­ta­li dannosi.

Inve­stia­mo nel­le scuo­le, facen­do par­te­ci­pa­re i ragaz­zi e le loro fami­glie a un per­cor­so col­let­ti­vo di sen­si­bi­liz­za­zio­ne. Non una mate­ria in più, ma un approc­cio che non può (più) mancare.

E inve­stia­mo nel­la scuo­la e nel­la ricer­ca, per­ché per sal­va­re il mon­do e per sal­va­re anche i nostri pic­co­li, l’unica cosa che con­ta e con­te­rà sem­pre di più è la qua­li­tà del­la for­ma­zio­ne, gli inve­sti­men­ti in ricer­ca, la costru­zio­ne di un che sap­pia ren­der­ci più for­ti e consapevoli.

Fac­cia­mo­lo, for­ze poli­ti­che, asso­cia­zio­ni, grup­pi par­la­men­ta­ri, Par­la­men­to e gover­no. Fac­cia­mo­lo, però, cia­scu­no di noi, nel­le nostre scuo­le, con le nostre fami­glie, con i nostri ragazzi.
Al Gran­de Scon­vol­gi­men­to si dovreb­be rispon­de­re pri­ma di tut­to con una paro­la: cono­scen­za. Una socie­tà che pun­ta tut­to sul­la for­ma­zio­ne — pub­bli­ca! — e sul rin­no­vo costan­te del­le com­pe­ten­ze del­la pro­pria for­za lavo­ro, è meno vul­ne­ra­bi­le al cam­bia­men­to cli­ma­ti­co, alle tra­sfor­ma­zio­ni demo­gra­fi­che, finan­che alle tra­sfor­ma­zio­ni che la robo­tiz­za­zio­ne appor­te­rà al mer­ca­to del lavoro.
Se non inter­ver­re­mo, la mag­gio­re disu­gua­glian­za futu­ra si sovrap­por­rà a quel­la del pre­sen­te, incre­men­tan­do il livel­lo di rischio socia­le. La distri­bu­zio­ne del red­di­to in Ita­lia è già carat­te­riz­za­ta da una for­te dif­for­mi­tà e il ‘cli­ma­te chan­ge’ non potrà che raf­for­za­re e amplia­re tale diva­rio, ope­ran­do una pro­fon­da sepa­ra­zio­ne fra chi detie­ne i mez­zi per affron­ta­re il dilu­vio e chi no.

Giu­sep­pe Civati
Anna­li­sa Corrado
Eula­lia Grillo
Davi­de Serafin

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