La strategia referendaria del comitato Area Fertile di Ascoli

Que­sta sto­ria par­la di alcu­ni ragaz­zi di Asco­li Pice­no, stu­den­ti uni­ver­si­ta­ri, gio­va­nis­si­mi e impe­gna­ti, che han­no det­to dav­ve­ro “Basta diva­no”. Entu­sia­sti di Pos­si­bi­le, diven­ta­ta pre­sto la loro casa, han­no for­ma­to un loro comi­ta­to “Area Fer­ti­le” in una cit­tà non sem­pre fer­ti­le per le istan­ze progressiste.

Per loro la cam­pa­gna refe­ren­da­ria #8Sì è il bat­te­si­mo del fuo­co, e la affron­ta­no a mani nude, con tut­ta l’originalità di cui sono capa­ci. Sabri­na Fir­ma­ni, Mat­teo Gior­gi e Ales­san­dro Cap­pel­let­ti li abbia­mo incon­tra­ti in pie­no fer­ra­go­sto nel cen­tro di Asco­li, tra piaz­za Arrin­go e la favo­lo­sa Piaz­za del Popo­lo affol­la­ta all’ora dell’aperitivo, con il loro bot­ti­no di fir­me rac­col­te in que­ste set­ti­ma­ne, gra­zie alla tena­cia e alla stra­te­gia di Mat­teo che ha segui­to il per­cor­so trac­cia­to da un vero esper­to, suo zio, ven­di­to­re por­ta a por­ta, tra i pri­mi a fir­ma­re gli otto que­si­ti referendari.

Il tour nei pae­si vici­no Asco­li comin­cia così: zio, con­si­glie­re auten­ti­ca­to­re e Mat­teo con un pli­co di modu­li sot­to­brac­cio. Sem­bra assur­do, ma nes­su­no si aspet­ta più che qual­cu­no li vada a cer­ca­re a casa per par­la­re di poli­ti­ca, del­le tri­vel­la­zio­ni nel “loro” mare Adria­ti­co, a pochi chi­lo­me­tri dal­la spiag­gia dove sono cre­sciu­ti, o che par­li del­le acro­ba­zie del jobs act che disar­ti­co­la il siste­ma lavo­ra­ti­vo, o anco­ra del­la scuo­la che met­te in mano l’intera gestio­ne del per­so­na­le docen­te ad una sola per­so­na, o infi­ne dell’Italicum che stra­vol­ge il siste­ma demo­cra­ti­co. Non ci sono più abi­tua­ti. La poli­ti­ca non è più que­sto da trop­po tem­po. E da trop­po tem­po è solo tv, o luo­ghi comu­ni, “ros­si e neri tut­ti ugua­li”, “tut­ti ruba­no alla ste­sa manie­ra”, e via andare.

Mat­teo non si sco­rag­gia, accet­ta il caf­fè del­le signo­re che lo ascol­ta­no dap­pri­ma per­ples­se, com­ple­ta­men­te disa­bi­tua­te a cer­ti discor­si, le con­vin­ce, fa chia­ma­re i vici­ni di casa, coin­vol­ge i figli più gio­va­ni a dare una mano, spie­ga e rispie­ga altre mil­le vol­te gli otto que­si­ti. Gli inse­gnan­ti sono imbe­stia­li­ti e fan­no subi­to grup­po chia­man­do ami­ci e paren­ti, gli altri si affi­da­no all’entusiasmo e alla pas­sio­ne di que­sto ragaz­zo che impe­gna così le sue gior­na­te di ago­sto lon­ta­no dai libri. Fami­glie inte­re di con­ta­di­ni, ope­rai, inse­gnan­ti, inten­ti a tra­scor­re­re un ago­sto soli­to, tra pomo­do­ri da “pas­sa­re”, ani­ma­li da custo­di­re, cam­pi da col­ti­va­re, lon­ta­no dal­la poli­ti­ca ver­ti­ci­sti­ca che trop­po spes­so inta­sa le vie di comu­ni­ca­zio­ne, ma mol­to vici­ni alle paro­le di que­sto ragaz­zo che par­la la loro stes­sa lin­gua e ritro­va una con­nes­sio­ne sen­ti­men­ta­le pri­ma anco­ra che poli­ti­ca.

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