Possibile ritiene che in questa convulsa quanto confusa campagna elettorale debbano essere ribadite con forza le ragioni della difesa e della valorizzazione della scuola statale e laica, in quanto unica scuola di tutti e per tutti.
Da questo punto di vista, nel più rigoroso rispetto dell’Art. 33 della Costituzione, deve essere respinta qualsiasi ipotesi di ulteriore finanziamento pubblico, diretto o indiretto, degli istituti scolastici paritari – peraltro perlopiù di natura confessionale – al fine di destinare tutte le risorse disponibili esclusivamente alla scuola della Repubblica. È anzi necessario rimettere in discussione tutte le forme di sovvenzione surrettizia già poste in atto, soprattutto per iniziativa di alcune Regioni, in totale spregio del dettato costituzionale. In effetti, la cosiddetta libertà di scelta educativa, che secondo alcuni legittimerebbe quelle forme di finanziamento, si fonda su un grossolano equivoco: la libertà che deve essere tutelata non è quella delle famiglie, che presuppone una concezione proprietaria della prole, bensì quella dei figli, cui deve essere garantito il diritto ad una formazione critica e pluralista, che solo la scuola pubblica può garantire. In ogni caso, le famiglie che intendono comunque affidare i propri figli agi istituti paritari non devono poterlo fare a spese della fiscalità generale e dunque di tutti i contribuenti.
In secondo luogo, proprio per la sua natura di luogo di crescita e formazione aperta per le nuove generazioni, deve essere garantita la piena laicità della scuola statale, giungendo fra l’altro ad un superamento dell’insegnamento della religione cattolica (IRC), la cui natura confessionale, pur in parte attenuata negli ultimi anni, è un dato di fatto incontestabile, in quanto continua a privilegiare uno specifico credo religioso riconoscendone la presunta centralità, e viene impartito da docenti selezionati dalle curie spesso sulla base di titoli di studio ecclesiastici di discutibile valore. Possibile suggerisce che l’IRC venga sostituito nelle scuole secondarie di secondo grado da un insegnamento non confessionale del fatto religioso, fondato sui criteri epistemologici delle discipline storiche, antropologiche e sociologiche: tale insegnamento dovrebbe essere impartito da docenti laureati selezionati tramite concorso pubblico come quelli di tutte le altre discipline. Da questo punto di vista, nessun rilievo ha il doveroso riconoscimento che parecchi insegnanti di IRC svolgono egregiamente il proprio lavoro: la questione della laicità della scuola deve essere affrontata sul piano istituzionale, e non affidata alla buona volontà dei singoli. Per quanto riguarda gli ordini di scuola precedenti si ritiene invece inopportuna la presenza dell’insegnamento religioso sotto qualsiasi forma, per evitare ogni rischio di indottrinamento confessionale, e non potendosi per l’età dei discenti garantire il rigore necessario nella trattazione di tematiche particolarmente delicate. Per realizzare gli obiettivi sopra indicati, lo Stato italiano dovrà farsi promotore, dopo oltre 40 anni dalla revisione del Concordato, di una nuova rinegoziazione degli accordi con la chiesa cattolica.
Infine, a livello simbolico ma non per questo meno significativo, Possibile ritiene si debba giungere alla definitiva esclusione della presenza di qualsiasi simbolo religioso dei locali scolastici, superando anche l’ultima ambigua sentenza della Corte d Cassazione, la quale, pur chiarendo che non vi è alcun obbligo di esposizione del crocifisso, affida ogni decisione in merito all’eventuale consenso delle diverse componenti delle singole comunità scolastiche. In effetti, la laicità e dunque neutralità confessionale e ideologica degli spazi istituzionali è una fondamentale questione di diritto, che come tale risulta sovraordinato e sfugge al principio del consenso della maggioranza.